Taoismo la Via femminile


La tradizione Taoista ritiene che il femminile e il maschile, lo Yin e lo Yang siano degni della stessa importanza e necessità, anzi non può esistere l’uno senza l’altro. Molto spesso le pratiche di “lunga vita” danno un’estrema rilevanza ad atteggiamenti che possiamo definire “femminili” (accogliere, ascoltare, non-fare, …) e nella letteratura si riferisce continuamente a figure femminili (femmina misteriosa, esser femmina, madre, ragazza oscura…). Al contrario, in occidente, la donna è stata elevata al pari dell’uomo solo di recente. Fu esclusa dai riti iniziatici alla sapienza antica poiché non degna della “conoscenza”.

E se questa esclusione alle iniziazioni fosse dovuta al fatto che la donna non ha bisogno della sapienza perché già possiede “intrinsecamente” la conoscenza? E se soltanto all’uomo occorrono i riti per avere accesso ai misteri del mondo?

La donna è già, per sua indole, in armonia con l’universo (l’armonia con i cicli lunari, ...), è più vicina alla radice del Cielo e della Terra, al non-essere, è madre di ogni essere. Tutto c’ò le conferisce un vantaggio su gli uomini. Un vantaggio che questi ultimi hanno, nei secoli, cercato di sottomettere o annullare (strega, alleata del demonio, …).

E se Lao Zi (Lao Tseu), il Vecchio Bambino, fosse stato una donna? Lao Zi, il padre del Taoismo, mitico personaggio che come per Omero in occidente, alcuni storici dichiarano non sia mai esistito e che i suoi scritti non sono altro che raccolte del pensiero di quest’antica filosofia. Vissuto per ottantuno anni nel ventre della madre, non ha un padre, come se la madre si fosse trasmutata in lui. Come se soltanto una donna possa godere della natura del TAO o un uomo che abbia coltivato cosi tanto il suo “femminile” diventando un “Uomo Lunare”.

Per questo post mi sono ispirato ad un articolo di Pol Charoy apparso su Generation TAO n° 57 e vari spunti sono tratti da "Taoismo, la via femminile alla conoscenza" di F. Casaretti. Grazie ad entrambi.

Paolo Raccagni