La leggenda dei Dieci Soli

di Paolo Raccagni

Una leggenda racconta che in Cina, molto tempo fa, esistevano Dieci corvi e ad ognuno di essi l'Imperatore Celeste aveva dato un Sole con il compito di portarlo in Cielo (1). I Dieci corvi vivevano su un grande albero che sovrastava l'Oceano Orientale. L'albero era così grande e vasto che  mille uomini con le braccia tese non sarebbero riusciti a congiungere le mani attorno al tronco. I suoi rami salivano così in alto nel Cielo che dalla Terra non si potevano vedere le punte (2).

Allo spuntare dell'alba, uno dei corvi si levava in volo dalla sommità dell'albero e si librava lentamente in Cielo sostenendo un Sole che illuminava il mondo finché non faceva ritorno sull'albero per la notte. Ogni corvo portava un Sole, ogni giorno un Sole diverso illuminava la Terra. Gli uomini amavano il Sole perché portava loro luce, calore e aiutava a maturare i frutti di cui si cibavano.

Il corvo come uccello solare
(particolare della bandiera di Mawangdui)
Tutto si svolgeva nel giusto ordine, sino ad un terribile giorno in cui, senza ragione, tutti i Dieci corvi decisero di alzarsi in volo con il loro Sole. All'inizio il Cielo si illuminò come al solito, poi un altro Sole apparve in Cielo e si fece molto più caldo, e quindi ne usci un altro e un altro ancora. Quando tutti i Dieci Soli furono alti nel Cielo, la Terra cominciò ad inaridire, le coltivazioni a seccare e l'acqua dei fiumi a evaporare. Non vi era pioggia. La sete inizio ad uccidere gli uomini e gli animali, gli incendi devastavano le foreste.

L'imperatore Yao (3) disorientato inizio a pregare e a chiedere aiuto al Sovrano Supremo. Il Sovrano ascoltò le preghiere di Yao e decise di inviare sulla Terra il suo guerriero migliore, Yi l'arciere. Yi (Houyi, Hou-i, Shenyi) giunse sulla terra di notte, quando i Dieci corvi erano andati a riposare sul loro albero. Yao fu impressionato dal grande arco dell'arciere Yi, ma era ancora dubbioso sull'utilizzo di un arco e delle frecce contro i Dieci Soli. Yi decise allora di mostrare all'imperatore il potere del suo arco. Lanciò una freccia alta nel cielo e la vide viaggiare per miglia, spezzando in due il tronco di un maestoso pino che si innalzava sulla cima di una montagna lontanissima.

L'Imperatore Yao
L'imperatore Yao cominciò a sperare e pregò per tutta la notte il Sovrano Supremo per la riuscita dell'impresa di Yi l'arciere. All'alba i due si incamminarono verso la torre più alta della città, da dove Yi avrebbe avuto un ottima vista sul sorgere dell'alba.

Quando il Cielo a est comincio a schiarire con la luce dell'alba, Yi scelse dieci frecce dalla sua faretra, una per ogni corvo che portava un Sole. La processione dei Dieci Soli iniziò e quando l'aria iniziò a riscaldarsi sollevo l'arco e scagliò la prima freccia. In un attimo il primo corvo, trapassato dalla freccia di Yi, cadde al suolo e il Sole si spense nell'Oceano Orientale. Yao ne fu impressionato, ma rimanevano ancora Nove corvi e l'aria era già insopportabile. Yi senza perdere tempo abbatté il secondo corvo, il terzo … e giunto al sesto corvo Yao si accorse che Yi aveva ancora quattro frecce da scoccare. Yi si sarebbe dimenticato e avrebbe abbattuto tutti i Dieci Soli facendo cadere nell'oscurità la Terra?

Mentre Yi prendeva la mira del settimo corvo, Yao si avvicinò all'arciere e nascose una freccia nella sua manica. Yi scoccò le ultime frecce abbattendo Nove dei Dieci Soli lasciandone soltanto uno a riscaldare la Terra. Presto le nubi tornarono a formarsi nel Cielo e la pioggia riprese a cadere. La terribile siccità era finita.

(1) La stessa leggenda, in alcune versioni, vede al posto dei corvi (uccelli solari) dei “bambini erranti” figli dell'Imperatore del Cielo o figli di un immortale, l'Imperatore Jun (Di Jun).
(2) La tradizione identifica l'albero come un gelso
(3) Il mito vuole che l'imperatore Yao abbia governato per cento anni dal 2333 al 2234 b.c.

2 KUN – 坤: Lo Slancio Ricettivo, La Terra

di Paolo Raccagni 

Gli Esagrammi del Calendario sono una sequenza d’immagini legata alla “simbologia” dei mesi dell’anno e sono parte integrante dell’YI JING, testo essenziale (JING) della cultura cinese, formato da sessantaquattro immagini che prendono forma da un tratto spezzato (YIN) e da un tratto intero (YANG). Con la combinazione di questi due tratti, a gruppi di sei, si ottiene una serie di dodici immagini che esprimono la proporzione tra YIN e YANG, ovvero il cambiamento del rapporto tra luce e ombra nell'arco dell'anno. A differenza degli altri esagrammi, le linee di questi dodici non sono mischiate tra loro, ma restano contigue in una successione progressiva che porta al riempimento dell'immagine fino al suo culmine. Il tratto intero cresce nel periodo Primavera-Estate, il tratto spezzato durante l'Autunno-Inverno.

L'esagramma di questo periodo, tra inizio Dicembre e inizio Gennaio, è KUN (K'UN 坤 - Ricci 2859: la potenza passiva della realizzazione, l'attributo della Terra, il Femminile), lo Slancio Ricettivo, la Terra. È il secondo dei sessantaquattro esagrammi che compongono Il Libro delle Mutazioni, YIJING, ed è formato da sei tratti spezzati posti uno sopra l'altro. Nell'insieme degli esagrammi del calendario rappresenta il Solstizio d’Inverno.

Il solstizio è il punto di svolta. Nel nostro emisfero il Sole si “ferma” (dal latino solstitium – sole e fermarsi) allo Zenit d’Estate e al Nadir nel periodo invernale, convenzionalmente il 21 dicembre. Due estremi che evocano la luce del giorno e la notte più lunga, come in un percorso di vita, un processo conoscenza o lo sviluppo di una capacità. Due momenti che nell’antichità erano celebrati, anche in occidente, da ritualità. Balli, feste e falò nel solstizio estivo; celebrazioni, come i saturnali, nel periodo invernale dove schiavi e padroni s’invertivano i ruoli, a simboleggiare questo capovolgimento di direzione.

Se nella tradizione occidentale il Solstizio d'Inverno rappresenta l'inizio del periodo invernale, nella tradizione cinese è l'apice, la massima espressione di questa stagione iniziata quarantacinque giorni prima. Il segno rappresenta, nell’ambito dei Cinque Movimenti, L’Acqua (SHUI 水), la “decrescita”, la capacità di adattamento, il Nord, dunque l’Inverno.

Il suo stato identifica il punto più alto dell’espressione energetica dello YIN, il Grande YIN (TAI YIN), la mezzanotte, “l’acqua” della fertilità. È anche il punto in cui lo YIN, raggiunto il limite, si trasforma ed inizia il suo percorso verso l’estremo opposto, il Grande YANG (TAI YANG). Questo è il punto da cui la materia si “dissolve” per diventare energia. Il movimento dell’Acqua è verso il basso, nelle profondità della terra, irrigandola e rendendola fertile. Nell’energetica classica, nel corpo umano, i Reni (SHEN) esprimono la stessa energia dell’Inverno. I Reni, depositari delle potenze originarie, consolidano continuamente la vita. Sede della saggezza e del volere che ci sostengono nel non esitare a scegliere quale direzione prendere per realizzare la nostra natura originaria, il nostro “mandato celeste” (MING).

L’ideogramma KUN è rappresentato, nella sua grafia antica, con due immagini: a sinistra un cumulo di terra sul quale è posata una pietra megalitica destinata a rendere omaggio al potere fecondante della terra; a destra due mani contrapposte che tendono una corda, evocando due forze contrapposte (P. Faure).

L’esagramma KUN, la Terra sopra la Terra, nell'ordine degli esagrammi, segue QIAN il Cielo nel gioco dell'alternanza delle due polarità, YIN e YANG che danno origine alla totalità del reale. Sono le porte (MEN) attraverso cui tutto passa. Sono “… le due istanze che troviamo al principio della realtà, perché questa… non deve la sua generazione all'azione personale , oscura, invisibile, di un volere divino trascendente, ma all'interazione spontanea di due poli di cui constatiamo semplicemente l'esistenza dal momento in cui alziamo e abbassiamo gli occhi: Il Cielo e la Terra che offrono un quadro alla realtà nella sua interezza” (F. Jullien).

Riguardo al simbolismo delle immagini dell'YI JING, racchiuso in KUN, troviamo lo sviluppo di tutte le qualità YIN: la forza d’accoglienza, la disponibilità, la capacità di adattamento, la materializzazione, la propensione a ripartire i soffi e l’attitudine al nutrimento. Lo Slancio Ricettivo manifesta la potenza della Terra che dal Centro si sviluppa nelle Quattro Direzioni.

Riferito al comportamento umano, la natura di KUN è generare “… esseri senza deviare mai, in questo è rettilinea; essa è tranquilla e silenziosa, in questo è rettangolare; essa non si rifiuta di sostenere qualunque essere, in questo è la sua grandezza. Perciò senza gesti esteriori e senza intenzioni particolari, essa compie ciò che è retto per tutti. Per l’uomo significa suprema saggezza diventare nel proprio operare così spontaneo come la natura” (Wilhelm).
 
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Il QI GONG può essere pericoloso?

di Paolo Raccagni

Capita che qualche allievo, di solito all’inizio del percorso nella pratica del QI GONG, mi faccia questa domanda: “Il QI GONG può essere pericoloso? La mia risposta che sintetizzo di seguito, prende spunto dalla pratica di oltre vent’anni e dagli insegnamenti dei miei maestri.

Come per tutte le attività umane siano esse professionali, sportive o ludiche, se mal praticato il QI GONG può presentare degli inconvenienti. Come in ogni attività fisica, un errore di postura, se non prolungato per anni, comporta un danno comunque assai limitato. Come attività “energetica”, se si commettono errori, soprattutto se ripetuti, si può perturbare o interferire con il metabolismo e lo psichismo. E’ opportuno quindi praticare sempre con una certa moderazione e avvertire l’insegnante se si dovessero manifestare dolori o contratture. Fare attenzione in particolare, a dolori lombari che possono essere generati da “radicamenti” statici mal integrati e prolungati.

Sul piano di pratica legata al benessere fisico e di prevenzione, il rischio principale, in caso di una pratica mal adattata al caso personale, è di non ottenere alcun effetto, ciò è comunque sempre “dannoso”. Secondo degli studi molto seri fatti in Cina, i danni della pratica del QI GONG sono sempre legati a una pratica eccessiva, effettuata senza controllo competente e senza seguire l’evoluzione energetica del praticante.

Il consiglio che ne deriva, senza minimizzare gli effetti benefici del QI GONG su numerose situazioni di malessere, è quello di essere diffidenti da chi promette “guarigioni” miracolose a breve termine, legate ad una pratica eccessiva ed effettuata senza il controllo di un insegnante.

Come tutte le “pratiche di salute” serie ed efficaci, il QI GONG possiede delle indicazioni precise e delle controindicazioni particolari che un insegnante competente è tenuto a conoscere e a comunicare al praticante. Un percorso di pratica è di solito assai lungo e implica perseveranza e volontà per ottenere evidenti miglioramenti di uno stato di disagio. Praticare QIGONG ed in particolare insegnarlo, non s’improvvisa.