Meditazione e Yi Jing

Questo è il  testo intero di cui è già stato pubblicato un estratto nel post “Semplici Meditazioni Taoiste” in cui Yves Kieffer ed io abbiamo collaborato.

In Cina, secondo lo studio e l’interpretazione dei testi antichi, esisteva un rapporto diretto tra scrittura e divinazione. L’ideogramma wén 文 tradotto come scrittura, letteratura, designa in particolare le fessure provocate dal calore sul carapace della tartaruga da cui, per estensione, wén indica ogni tipo di immagine o disegno. A gli albori della letteratura cinese i jīng 經 erano i canoni, i testi, che raccoglievano tutti i “segni” che permettevano poi di interpretare gli oracoli. La leggenda vuole che lo stesso Fu Xi osservando i “segni” (wén) del Cielo e della Terra istituì gli esagrammi: in qualche modo i precursori della scrittura.

All’interno dei jing, i canoni, sono quasi sempre presenti dei 符 (simboli, segni), i talismani magici (fúzhòu 符咒) dei Taoisti. Il termine in origine indicava il contratto tra le parti ma anche il documento che ne testimoniava l’impegno: una tavoletta di legno o di metallo che veniva poi divisa tra i contraenti. Nel tempo anche gli stessi jing che contenevano i diagrammi magici assunsero lo stesso valore di , divennero essi stessi dei talismani, dei contratti che univano, nella sacralità del testo, il Cielo e la Terra di cui l’Uomo ne era il testimone nonché il mediatore.

Su questa base possiamo dire che l’Yi Jing 易經, il “Libro delle Mutazioni” è un “talismano” (contiene dei , gli esagrammi) che permette la comunicazione, dunque unisce, l’alto e il basso, l’esterno con l’interno. La sua condizione di talismano gli dona un carattere “costrittivo” nei confronti delle divinità interpellate dal postulante che saranno vincolate, dal contratto in essere, ad agire in suo favore esaudendo le sue richieste.

La ricchezza del “Libro delle Mutazioni” è tale che noi lo possiamo avvicinare da molteplici punti di vista: testo oracolare, testo di saggezza, annuario storico,… un gioco di situazioni che ingloba la totalità delle manifestazioni. Vi invito qui ad “abbordare” il Libro delle Mutazioni come supporto alla meditazione.

Due parole sul termine meditare. Curiosa è la sua origine greca médomai che si traduce come “ho in mente” ripresa poi dal latino meditāri iterativo di medēri “curare”. La parola meditazione si compone di due parti medit… (mediūs, medio, centro) e …azione, dunque “agire centrati”. Quindi, meditare è in un qualche modo “fare qualcosa”, ma questo fare è più dell’ordine del non-fare o meglio del non-agire (wúwèi 無爲), del non agire contro natura o agire mantenendosi nel perfetto equilibrio con il Dao.

Simile alla tecnica yuǎnguān (远觀, osservare in lontananza) la contemplazione dei fenomeni naturali, questa meditazione si realizza in due fasi: una più esterna (waiguan 外觀), contemplare l’immagine nella struttura dei tratti che la compongono; l’altra più interna (neiguan 內觀), l’integrazione dell’immagine. Portando lo sguardo sull'esagramma e sui trigrammi che lo compongono otteniamo una lettura della realtà (visione esterna), poi attraverso l’integrazione dell’esagramma e l’osservazione del suo mutamento (visione interna) potremmo sperare in un risveglio alla realtà.

Nella prima parte adottiamo una postura consona alla meditazione, personalmente utilizzo la postura seduta con le gambe raccolte e con il tronco “Tra Cielo e Terra”. Proprio per questa relazione Cielo-Terra si possono utilizzare come supporto alla meditazione gli esagrammi Qian ䷀, 1- Lo Slancio Creativo, e Kun ䷁, 2 - Lo Slancio Ricettivo, o più semplicemente i trigrammi Qian ☰, il Cielo e Kun ☷, la Terra. Nella seconda parte cerchiamo di visualizzare un mortaio alchemico all’interno del nostro addome (dantian inferiore) nel quale far scendere l’immagine, quindi, con l’aiuto del Fuoco alimentato dal nostro Soffio Vitale ( 氣) consumare l’immagine ed ottenere una mutazione o trasformazione se non un risveglio. Questo tipo di meditazione può accompagnare l’interrogazione dell’oracolo, l’Yi Jing, nelle fasi “rotolare le parole nel cuore”, “amare ciò che si capisce” e “amare ciò che non si capisce”.

Con un poco di pratica, in seguito, potremmo accedere alla meditazione sull’esagramma che ci interessa. Visto che li ho citati prima possiamo prendere ad esempio l’esagramma n°12, Pi ䷋- Il Ristagno, La Separazione o l’Avversità.

La prima fase è la comprensione dei due trigrammi (guà 卦) che formano l’esagramma nella sua interezza e che determinano la sua influenza esterna. In questo caso l’esagramma è formato dalla Terra (Kun) in basso e dal Cielo (Qian) in alto. Il Cielo (Yang) si ritira verso l’alto, la Terra (Yin) si muove sempre più verso il basso: questa è l’immagine simbolica che, secondo la tradizione, è attribuita alla Separazione. Le due “forze” per effetto del loro movimento tendono a separarsi, di conseguenza cessa la “comunicazione” e l’equilibrio si deteriora.  Le tre negatività (i tre tratti spezzati) che costituiscono l’immagine, partono dal basso e sul piano a cui apparteniamo, il visibile, la visione esterna, formano la base su cui ci appoggiamo e sulla quale la parte superiore, composta da tre tratti interi, trova la sua spiegazione: la parte inferiore si consuma, la parte superiore, non più ancorata alla base, si separa da essa.

La seconda fase è il cammino interiore. Attraverso il Soffio () alimenteremo il Fuoco che brucia nel nostro mortaio alchemico, linea per linea, consumeremo l’esagramma in questione. Continuando ad alimentare il Fuoco potremmo ottenere una mutazione, un altro esagramma che andremo poi a riprodurre come immagine su un supporto tangibile. Sempre restando nell’esempio l’esagramma risultante potrebbe essere un’inversione del precedente, un “ritorno”, l’esagramma n°11 - Tai ䷊, dove il Cielo è rappresentato in basso e la Terra in alto, l’immagine simbolica della Pace, della Prosperità. Il Cielo, espressione dello Yang, tende verso l’alto, la Terra espressione dello Yin, si muove verso il basso. I loro influssi si incontrano generando l’armonia tra tutti gli esseri.

La tradizione Taoista prevede delle “ricette” che hanno come scopo la realizzazione dell’adepto attraverso l’unione dei suoi elementi maschili (Yang) con quelli femminili (Yin); la meditazione è un mezzo per unire il mondo interiore con quello esteriore, noi potremmo parlare di macrocosmo e microcosmo, che nella realtà si traduce “…nell’accordare l’individuo al suo ambiente” (Isabelle Robinet).

Se volete approfondire vi segnalo Isabelle Robinet “Meditazione Taoista” Ed. Ubaldini, da cui ho preso a piene mani. Per lo studio degli esagrammi c’è un’ampia scelta nella bibliografia del blog; aggiungerei Yi Jing (I Ching) di Valter Vico uno dei miei insegnanti.

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Paolo Raccagni

Meditazione: Zuòwàng eJìngzuò

È un momento di feconda ispirazione del mio carissimo amico Yves Kieffer che data la sua "riluttanza" a scrivere per il mio blog, accolgo e ringrazio.

In un recente articolo, pubblicato su questo blog (Semplici Meditazioni Taoiste) ho accennato ai concetti di zuòwàng e jìngzuò. Ecco qualche precisazione e approfondimento.

Zuówàng 坐忘 , letteralmente “sedersi nell’oblio”, è un termine di non facile traduzione. Infatti, si compone di zuò 坐 (sedere/sedersi) e wàng 忘 (dimenticare, trascurare, tralasciare). Il carattere zuò è composto da due persone 人 (rén) sedute per terra 土 (). Il carattere complessivo, wàng 忘, contiene il radicale del cuore 心 (xīn) sotto al carattere wàng 亡 (scappare, scomparire, morire, perdere), il senso generale è “dimenticare, essere (mentalmente) assenti”. Zuówàng è stato tradotto in lingua occidentale in vari modi: “trovarsi/sedersi in un stato di astrazione mentale”, “dimenticare se stessi e l’ambiente circostante”, “essere liberi da preoccupazioni mondane”.

La professoressa Livia Kohn, docente di religioni orientali presso l’Università di Boston, fa notare che “sedersi nell’oblio” significa entrare in uno stato di assorbimento meditativo profondo e di unità mistica, durante il quale si superano tutte le facoltà sensoriali e coscienti, alla base del raggiungimento del Dao. Essa fa notare che preferisce “oblio” a “dimenticare” poiché “dimenticare” si riferisce a qualcosa di cui dovremmo ricordarci, quindi un’attività mentale. Invece nella visione cinese, si lascia andare ogni tipo di schema intenzionale e reattivo, diventando tutt’uno con lo spirito (shén 神), pronti per fondersi completamente col Dào (道).

Dal punto di vista storico, zuòwàng viene nominato per la prima volta nel capitolo 47 del Zhuāngzǐ, ovvero nel dialogo tra Confucio e Yan Hui:*

Yan Hui disse (al suo maestro Confucio) : “Hui (io) ha progredito.”
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Ho dimenticato la carità e la giustizia.”
“Va bene” disse Confucio “ma non è ancora abbastanza.”

Un altro giorno andò di nuovo da lui e disse : “Hui ha progredito”.
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Ho dimenticato i riti e la musica.”
“Va bene, ma non è ancora abbastanza.”

Un altro giorno andò ancora da lui e disse : “Hui ha progredito”.
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Siedo e dimentico.”
Arrossendo Confucio domandò “Che significa : siedo e dimentico?”
“Lascio inerte il corpo e bandisco l’intelletto. Abbandonando la forma e respingendo la conoscenza, faccio parte del Tutto. Questo intendo per sedere e dimenticare.”
“Se tutto ti è uguale, non hai preferenze; se ti trasformi, non hai persistenza.” disse Confucio. “Sei veramente un Saggio! Qiu (Kǒng qiū 孔丘 era il vero nome di Confucio) prega di seguirti e di esserti posposto.”

Shi Jing, co-fondatore della British Taoist Association, sintetizza questa pratica così:
 “Zuòwàng è sedersi e dimenticare, dimenticare ciò che ci è più caro: il sé con tutte le sue opinioni, credenze, ideali. Possiamo essere a tal punto coinvolti nel concetto di sé da vedere il mondo unicamente come un luogo dove soddisfare desideri e ambizioni personali.”

Eva Wong, autrice e praticante della corrente Quánzhēn (全真道, Quánzhēn dào, "La Via della Piena Verità", o "della Realizzazione Completa”) scrive: 
“Zuòwàng è abbandonare i concetti, le idee. Lasciando cadere i concetti, il nostro sé naturale, la nostra mente celeste appaiono naturalmente. Non ci hanno mai abbandonati, ma non potevamo sperimentarli perché i nostri concetti ce lo impedivano. Così, praticando zuòwàng, diciamo semplicemente che questo è un metodo col quale possiamo cominciare ad abbandonare i concetti.”

Jìngzuò 靜坐 , letteralmente "sedersi tranquillamente”, "sedersi in silenzio”, si riferisce ad un tipo di meditazione neo-confuciana proposta da Zhu Xi e Wang Yang-ming. In pratica, si tratta di sedersi a gambe incrociate o inginocchiati (come nel seiza giapponese) o seduti su una sedia, riflettendo nella calma. Wang Yang-ming riteneva che jìngzuò fosse soltanto un aspetto del “coltivare se stessi”, poiché non necessariamente sufficiente a far crescere la virtù e a migliorare la moralità dei propri studenti.

Nella prima metà del Novecento, jìngzuò è stato riportato in auge da Jiang Weiqiao, spesso considerato come il precursore del moderno Qìgōng (氣功). Il suo metodo consiste nel sedersi nella calma, possibilmente in un luogo adibito a questa pratica, e concentrare l’attenzione sulla propria respirazione nella zona del dāntián (丹田) inferiore, corrispondente al punto qìhai (氣海). Una volta che si ha il controllo totale del diaframma, la respirazione viene invertita (il diaframma si alza sull’inspiro). La respirazione rallenta, diventando più profonda. Poi un’energia calda riempie l’addome e inizia a salire lungo la spina dorsale fino a circolare intorno al tronco.**

Yves Kieffer

* Il dialogo tra Confucio e Yan Hui è tratto dalla traduzione di Fausto Tomassini, capitolo 47, nel volume CHUANG-TZU.

** Questa forma di meditazione viene descritta in dettaglio nel libro TAIJI QUAN di Christian Bernapel e Georges Charles dedicato al Taiji Quan stile Yang trasmesso dal M° Wang Yen-Nien.

Come sempre, l’ ENCYCLOPEDIA OF TAOISM e WIKIPEDIA sono di grande aiuto!

Semplici Meditazioni Taoiste

di Yves Kieffer e Paolo Raccagni

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Negli ambienti taoisti, ciò che oggi chiamiamo genericamente “meditazione” si dice guan 觀 che significa letteralmente: guardare con attenzione, scrutare o anche esaminare minuziosamente. Negli ambienti buddisti, si usa il termine chan 禪, l’equivalente di zen in giapponese. Esistono poi varie distinzioni come neiguan 內觀 (osservare all’interno, cioè osservare la mente), waiguan 外觀 (osservare all’esterno, cioè osservare i propri fenomeni fisici), yuanguan (osservare in lontananza), kongguan (osservare il vuoto). *

Il taoismo è noto per le sue varie meditazioni, a volte semplici come ad esempio il "Sedersi nella Quiete" (Jingzuo 靜坐) o "Sedersi e Dimenticare" (Zuowang 坐忘) e altre volte molto complesse, come la "Meditazione Taoista del Calendario di Giada dei Re della Cina Antica" (Lao Wang Yu Li Shen Si). Tuttavia, ci si può avvicinare alla meditazione con esercizi semplici a contatto con la Natura, di tipo yuanguan, come per esempio:

contemplare fenomeni naturali come le mutazioni di una nuvola, il tramonto del sole, l’azzurro del cielo, la luna (nel lago), la volta celeste, la bruma montana, i temporali, una cascata...;
contemplare una roccia, una montagna, un albero, un oggetto d’arte;
ascoltare il canto degli uccelli o il rumore del vento negli alberi.

Contrariamente alla pratica formale del Daoyin (l'antico nome del Qi Gong), durante la quale può essere praticata (è un’opzione) per accedere ad uno stato wuji (assenza di colmo), nei casi sopracitati si coglie l’opportunità di un evento esterno per meditare. Questi esercizi di meditazione si possono fare prima dal vivo e poi, utilizzando il ricordo, con l’immaginazione e la visualizzazione.

Qualche esempio di tecnica neiguan:
immaginarsi di essere vuoto come un bambù;
sedersi nella quiete (jingzuo);
sedersi e dimenticare (zuowang).

Qualche esempio di tecnica waiguan:
rallentare naturalmente il ritmo respiratorio;
osservare i movimenti del soffio (qiguan);
rievocare la genesi del mondo secondo la tradizione taoista (taisuqigong).

Un’altra pratica comune consiste nel pronunciare delle formule, al ritmo di due sillabe durante l’inspiro e altre due all’espiro: espressione-impressione (letteralmente dire-pensare)
. Ad esempio:

Xin ping qi he (cuore costante soffio armonia);
Pi quan zhou yi (mantenere con fermezza conservare unità);
An xin ping shen (calma cuore pace spirito);
An jing (calma silenzio).

Un’altra possibilità ancora consiste nel visualizzare degli esagrammi: immagini composte da sei tratti interi (yang) o spezzati (yin).

Meditazione o Visualizzazione con gli Esagrammi

La ricchezza dell’Yi Jing, 易經, è tale che noi lo possiamo avvicinare da molteplici punti di vista: testo oracolare, testo di saggezza, annuario storico,… un gioco di situazioni che ingloba la totalità delle manifestazioni. Vi invito qui ad “abbordare” il Libro delle Mutazioni come supporto alla meditazione.

Simile alla tecnica yuanguan, la contemplazione dei fenomeni naturali, questa meditazione si realizza in due fasi: una più esterna (waiguan 外觀), contemplare l’immagine nella struttura dei tratti che la compongono; l’altra più interna (neiguan 內觀), l’integrazione dell’immagine. Portando lo sguardo sull’immagine dell’esagramma e sui trigrammi che lo compongono otteniamo una lettura della realtà (visione esterna), poi attraverso l’integrazione dell’esagramma e l’osservazione del suo mutamento (visione interna) potremmo sperare in un risveglio alla realtà.

Nella prima parte adottiamo una postura consona alla meditazione, personalmente utilizzo la postura seduta con le gambe raccolte e con il tronco “Tra Cielo e Terra”. Proprio per questa relazione Cielo-Terra si possono utilizzare come supporto alla meditazione gli esagrammi Qian ䷀, 1- Lo Slancio Creativo, e Kun ䷁, 2 - Lo Slancio Ricettivo, o più semplicemente i trigrammi Qian ☰, il Cielo e Kun ☷, la Terra. Nella seconda parte cerchiamo di visualizzare un mortaio alchemico (ding) all’interno del nostro addome (dantian inferiore o campo di cinabro inferiore) nel quale far scendere l’immagine, quindi, con l’aiuto del Fuoco alimentato dal nostro Soffio Vitale (qi) consumare l’immagine ed ottenere una mutazione (yi) o trasformazione se non un risveglio. Questo tipo di meditazione può accompagnare l’interrogazione dell’oracolo, l’Yi Jing, nelle fasi “rotolare le parole nel cuore”, “amare ciò che si capisce” e “amare ciò che non si capisce”.
Lo spunto a questo articolo mi è venuto guardando il seguente video:
https://www.youtube.com/watch?v=yG1tPj4baVE&t=242s

* vedi la voce guan a pagina 452 della ENCYCLOPEDIA OF TAOISM, a cura del prof. Fabrizio Pregadio.

** ecco un ottimo articolo sull’argomento, purtroppo in inglese :
https://en.wikipedia.org/wiki/Zuowang

La relazione tra Feng Shui e Qigong... e le Arti Classiche del Tao

 di Georges Charles
Traduzione a cura di Paolo Raccagni

Il Feng Shui è ora considerato come una pratica totalmente autonoma e autosufficiente. Non è sempre stato così! Il Feng Shui, sotto la dinastia dei Tang (618-907), era ufficialmente annesso al “Grande Servizio Medico” (Taiyi Chou), un’istituzione imperiale ufficiale che includeva una specialità che riguardava i “Medici Maestri in Incantesimi e Pentacoli” (Jeou Jin Zhi). Questo ramo della Medicina Classica includeva studi di Geomanzia (Fujia), Fisiognomica (Biaoginjia) e Geobiologia (Feng Shui). In origine fu il medico Sun Si Miao (581-682) che insisterà sui rapporti tra ambiente e salute sulla base delle osservazioni tratte dal Shijing il “Classico delle Odi” redatto già secoli prima… Nel suo “Note Complementari alle Ricette delle Diecimila Monete d’Oro” (Qian Jin Jian Yi Fa) si fa riferimento al Principe di Liou:
Il Principe di Liou stabilì i limiti e la divisione del suo territorio. Salì e si fermò sulla cima della montagna, poi scese e si fermò nella pianura. Esaminò i luoghi in cui scorrono le cento sorgenti. Osservò le ombre per determinare i punti cardinali. Esaminò i pendii esposti a Nord e quelli esposti a Sud. Studiò il corso dei fiumi e quello delle faglie sotterranee. Considerò ciò che era sotto e ciò che era sopra. Nel fare questo definì lo Yin e lo Yang del paese per sapere come si ripartiscono gli elementi. Ciò gli ha permesso di riconoscere il valore profondo di tutte le costruzioni. Alla fine consultò la tartaruga e l’achillea (Yijing - Il Classico dei Mutamenti) per vedere se i suoi calcoli erano giustificati. Ci furono molti centenari e si lodò la saggezza di questo Principe” (Shijing Libro II canto VI).
Sun Si Miao spiegò che voleva seguire l’esempio della saggezza del Principe Liou e insistette affinché il Feng Shui fosse studiato come parte della medicina ufficiale. Per più di un millennio, i medici cinesi hanno usato il Feng Shui come parte della medicina preventiva. Fu solo all’inizio del XX secolo che il “Grande Collegio Medico” (Taiyi Yuan) e l’Imperatrice Cixi, ansiosa di imitare gli occidentali, soppresse con decreto questa pratica di studi medici. Di conseguenza, il Feng Shui, precedentemente riconosciuto come scienza, perse rapidamente la sua fama. Fu poi recuperato dai “divinatori” generalmente dalle pratiche Taoiste (Fangzhijia), di conseguenza fu considerato una superstizione popolare. Ciò non ha impedito ad alcune scuole di medicina di continuare a praticarlo in modo classico.

FENG SHUI, MEDICINA E ARTI CLASSICHE DEL TAO ...
Queste scuole hanno continuato a utilizzare, in particolare, l’ideogramma  “medico” (Zhouyuge) che disposto negli ambulatori di consultazione, con la sua semplice presenza rendeva e rende possibile rafforzare la circolazione d’energia o di calmare lo spirito dei pazienti. Questi medici hanno anche un rituale di purificazione che sfrutta i Cinque Movimenti (Metallo, Fuoco, Acqua, Terra e Legno) in funzione degli Orienti ( Sud, Nord, Est, Ovest e Centro). Questo rituale particolare, legato al capitolo IX dello Zhuangzi usa il Metallo (金 Jin) e il Fuoco (火 Huo)... il primo Elemento rappresenta l’ago (针 Zhēn) e il secondo la  cauterizzazione o la moxibustione per mezzo dell’artemisia (灸 Jiǔ). Zhēnjiǔ 针灸 (ago e moxibustione) è il nome tradizionale cinese per l'Agopuntura...

Ciò che è meno noto è che questi medici usano anche pratiche di purificazione del corpo, basate sullo stesso principio, attraverso l’espulsione dei “soffi patogeni” (邪氣 Xieqi). Si tratta quindi di una pratica particolare del “Qigong” di tendenza Taoista che mira, attraverso movimenti effettuati in rapporto con gli Orienti, a liberare possibili energie patogene che si fossero accumulate durante le consultazioni o a contatto con i pazienti. Queste pratiche esistono ancora oggi in Cina e in molti istituti medici, ma raramente vengono insegnate agli occidentali perché i Cinesi hanno spesso paura di offendere le nostre convinzioni “scientifiche”... e ancora più quelle dei medici che sono venuti a studiare l’Agopuntura nella sua forma il più asettica. Inoltre, quando il professionista realizza i propri “amuleti medici”, è necessario che ne conosca il processo di fabbricazione. Questo passa necessariamente da una pratica corporea ad una calligrafia “magica” Taoista. La pratica corporea costituisce di per sé un “Qigong” che consiste nel mobilizzare, accogliere, condurre, controllare e utilizzare l’energia, seguendo un processo invariato da secoli. È davvero difficile pretendere di equilibrare gli altri e il loro ambiente se si è totalmente disequilibrati.

DAOYIN QIGONG NEL TRATTAMENTO PREVENTIVO DEL FENG SHUI...
Come il medico agopuntore, il “terapeuta” del Feng Shui che possiamo definire un “terapista dell’ambiente” rischia, una volta o l'altra, di confrontarsi personalmente con le cosiddette “energie patogene”. Basta ricordare che le varie traduzioni del termine cinese Xieqi che identifica queste energie, invitano ad una certa prudenza nella loro manipolazione: energie perverse, energie assassine, energie demoniache, soffio dei fantasmi... ecc. Basta leggere il capitolo sui “Tredici Demoni” di Jacques Lavier in “Histoire, Doctrine et Pratique de l’Acupuncture Chinois” (Ed. Henri Veyrier) per convincersi che questo non è un argomento del tutto innocuo e benevolo. Quando si parla, in ambito medico strettamente occidentale, di un tumore maligno, quest’ultimo termine ricorda il carattere cinese usato nel Feng Shui e nell’Agopuntura! Esiste, infatti, una differenza nel trattare un malato ogni tanto... o visitare una casa malsana non troppo spesso... e confrontarsi invece costantemente, in un ambito professionale, con la malattia dell'individuo o dell’ambiente. Tuttavia, un medico viene chiamato raramente quando si è in buona salute o un praticante di Feng Shui quando tutto è a posto in casa o nella propria impresa. Proprio come non c’è bisogno di avere una guardia del corpo quando non si ha nulla da temere. Il confronto permanente con energie malsane finisce per perturbare. È solo buon senso. Nell’ambito particolare del Feng Shui, la semplice lettura del XIX Capitolo del Zhuangzi ci permette di capire che possono esserci Gui 鬼 “fantasmi” piuttosto malevoli.

Oltre alla pratica del Feng Shui, vi sono varie altre pratiche che consentono, da un lato, di sbarazzarsi di queste “energie perturbatrici”...  di questi Gui... e, in secondo luogo, di rigenerarsi. In questa semplice ipotesi, Feng Shui e Daoyin Qigong sono indissolubilmente legati. Queste pratiche energetiche permettono di ritrovare il proprio equilibrio e il proprio orientamento... che è semplicemente un Feng Shui del corpo. Inoltre, come nella pratica del Feng Shui, molte forme simboliche vengono utilizzate per purificare il corpo e l’ambiente in cui si vive, in particolare con il Daoyin Qigong, ma ciò vale anche per il Taijiquan, ... ecc. I contadini cinesi quando vedono i praticanti di Taijiquan nei parchi delle città e chiamano questa pratica la “Boxe contro le Ombre” (Guiquan 鬼拳) con un certo rispetto mescolato ad un poco d’inquietudine. Essi credono, che i Maestri in questa Arte vedano i Gui e che li combattano con più o meno successo... ma anche che in qualche modo li attraggono ed evitano quindi i parchi in cui questa Arte è praticata! La “Boxe contro le Ombre” è sempre stata considerata un poco magica.

Cosa si può dire del Baguazhang o “Palmo degli Otto Trigrammi” o dello Xingyiquan o “Pugno dell'Unione del Corpo e dell’Intenzione” che, come praticati dai Taoisti, mirano a rafforzare la salute e permettere l’autodifesa... ma anche di armonizzare l’ambiente. Quest’ultima ipotesi è raramente accettata, ma non è più sorprendente di quella di diventare invincibile o di proiettare un avversario senza toccarlo. La pratica delle Arti Classiche del Tao come per le “arti interne”... Daoyin Qigong, Taijiquan, Xingyiquan, Baguazhang…, ma anche la calligrafia, il tiro con l'arco, la composizione floreale..., permettono di riequilibrare l’ambiente ove queste Arti sono praticate è prevedono anche l’uso di amuleti (trigrammi, esagrammi, immagini divinatorie).

La “emissione dovuta al movimento” è equivalente alla “emissione dovuta alle forme”. Questa particolare relazione tra il Feng Shui e queste pratiche energetiche può essere definita come un Daoyin Feng Shui... L’obiettivo essenziale del Feng Shui è infatti quello di armonizzare l’ambiente in cui si trova l’essere umano... compito molto difficile quando l’essere umano è lui stesso disorientato, disallineato, sbilanciato. Come è possibile armonizzare un ambiente, un habitat, una stanza se chi lo occupa non trova la propria armonia? È difficile credere a chi afferma di essere in armonia con l’universo o con la natura quando è poi arrabbiato con il proprio vicino e non lo può sopportare. La maggior parte delle pratiche di salute e d'illuminazione cinesi hanno come scopo iniziale di ritrovare questo equilibrio interno, questa sottile armonia che, a poco a poco, consente di considerare la vita nel suo aspetto più positivo... un movimento di apertura verso l’esterno.

La Stella Polare nel Pensiero Tradizionale Cinese

 a cura di Paolo Raccagni

La conformazione dei confini cinesi, nell’alta antichità, era formata da un nucleo di civilizzazione circondato, su tutti i lati, da popolazioni barbare e tribù selvagge. Questa situazione politica sembra sia alla base delle leggendarie imprese di Yu il Grande, il fondatore della Prima Dinastia, che dopo aver regolato le acque, ripartì l’impero in quadrati concentrici con la capitale al centro.

Questa distribuzione dell’impero riflette l’antico sistema astronomico cinese che suddivideva il cielo in una regione centrale, sempre visibile, nel mezzo della quale si trova la Stella Polare, e in altri quattro distretti equatoriali, le quattro periferie, che a turno si immergono sotto l’orizzonte.

Quando il sovrano del Regno di Mezzo venne elevato alla dignità di Figlio del Cielo, paragonandolo alla Stella Polare, della quale assunse anche il nome, il suo impero all’universo, a Tutto Sotto al Cielo, la sua capitale il Centro del Mondo, fu naturale che agli asterismi che ruotano attorno alla Stella venne assegnato il ruolo dei suoi familiari e dei dignitari di corte.(1)

Da questa visione dell’impero possiamo dedurre l’origine dell’adagio cinese: “Il Cielo è rotondo e la Terra è quadrata”. La Terra in quanto piana è sottomessa alla geometria rettilinea, mentre il Cielo è sottomesso alla geometria sferica. I quartieri della Terra sono limitati da linee dritte, quelle del Cielo sono separate da linee curve.

La Stella Polare marca la punta della coda della costellazione dell’Orsa Minore.
La tavola è tratta dal “Firmamentum Sobiescianum sive Uranographia” di Joannes Hevelius,
pubblicato a Danzica nel 1690 (https://spazio-tempo-luce-energia.it/)
Le Stelle Polari e l’Astronomia Cinese
Chiamiamo Polare la stella che è approssimativamente nell’estensione dell’asse di rotazione della Terra. Una situazione che dà l’apparenza di essere il perno immobile della rivoluzione diurna. Ma questo asse non è immobile, ondeggia descrivendo nel firmamento una circonferenza che si conclude nel giro in 25.765 anni. Questo fenomeno, detto processione dell’asse terrestre, si muove piuttosto velocemente tra le stelle e tutte quelle che sono su questa trattoria diventano successivamente Polari.
Data la distribuzione irregolare di stelle sulla sfera celeste può accadere che il Polo, nel suo percorso, incontri, in pochi secoli, diverse stelle degne di nota, mentre non si avvicinerà a nessuna altra per un lungo periodo di tempo. La nostra attuale Stella Polare (α dell'Orsa Minore) offre questa duplice caratteristica, essere al contempo molto brillante (magnitudine di 2°) e preceduta da un lungo intervallo; così che è stata considerata Polare, sia in Oriente che in Occidente, per più di mille anni ed è destinata a mantenere questo privilegio per lungo tempo.

In Cina, nei primi secoli della sua civiltà, il Polo Celeste passò successivamente vicino a diverse stelle: nel XXIX secolo a.C. era vicino a “α della Coda del Drago”; nel XXVII secolo a.C. passò vicino a “χ del Drago” e nel XXIII secolo a.C. vicino a una piccola stella tra “χ del Drago” e “α del Drago”.

Ora, la prima di queste stelle non porta alcun nome particolare nella nomenclatura cinese, mentre le due successive sono chiamate Tiān yī (天一 o 天乙 - l’Unico del Cielo) e Tàiyī (太一 o 太乙 - l’Uno Supremo) che chiaramente le designa come Stelle Polari. Ciò dimostra che nel XXIX secolo a.C. l’astronomia cinese non era ancora stata costituita, mentre è plausibile la sua creazione intorno al XXIV secolo a.C.

Correlazione tra l'Imperatore e la Stella Polare
La concezione fondamentale della cosmologia cinese è l'idea di una rivoluzione dualistica (Yin e Yang) compiuta intorno a un centro immobile. Questa rivoluzione, che esprime la formula generale dell'universo, si manifesta in cielo per il movimento dei Quattro Palazzi Celesti che girano attorno al polo immobile, e sulla Terra dall'alternanza delle stagioni corrispondenti alle regioni cardinali dell'Impero (Tutto Sotto il Cielo) a cui presiede il Figlio del Cielo.(2) Si stabilisce così una correlazione tra Cielo e Terra, tra l'Imperatore dell'Alto (上帝 - Shàng dì) e l'Imperatore terreno (帝 - ) tra la Stella Polare, residenza dell'Essere Supremo e il trono imperiale terreno.

Nei tempi antichi, dove la credenza nell'Imperatore Celeste era profonda e vivida, la distinzione sembra essere stata ben stabilita tra Shàng dì, una divinità antropomorfa, e la Stella Polare che fungeva da sua residenza. Ma nei secoli successivi questa distinzione sull'identità del ruolo dell'Imperatore e della Stella Polare diventa più sottile fino a svanire. Se l'imperatore si comporta male e non esegue i riti del suo ufficio, la regolarità delle stagioni si altera e il movimento delle stelle diventa anormale, disgrazie si abbattono sull'Impero e sulla dinastia per effetto del crollo delle leggi fisico-morali.
La Stella Polare (Tàiběi Tàiyī - Grande Nord, Grande Unità) come perno centrale del Cielo
e le Quattro Stagioni. Palazzo del Drago Verde (Primavera); Palazzo della Fenice Rossa (Estate);
Palazzo della Tigre Bianca (Autunno); Palazzo della Tartaruga Nera (Inverno).
Immagine tratta da: Georges Charles "Le Qigong de la Lumiere" Ed. Kiwi
 
Con Confucio l’idea di una divinità superiore, Shàng dì, scompare, l’Essere Supremo assume il nome di Tiān (天 - il Cielo) ed insiste inoltre sull'identità tra il ruolo dell’Imperatore e quello della Stella Polare: "Il sovrano che regna per virtù", dice, "è come la stella polare. Rimane immobile al centro e tutto si muove regolarmente attorno a lui”.

In origine, la Stella Polare era la residenza di Shàng dì, ma non era confusa con la divinità, ma nel XVI secolo a.C. l'Imperatore terreno prende il nome della Stella Polare, Tiān yī (l’Unico del Cielo), attribuendo alla stessa Stella la dignità imperiale.

A seguito di questa correlazione tra l'Imperatore dell'Alto e l'Imperatore terreno, tra la Stella Polare e il trono terreno, il Figlio del Cielo, nelle udienze solenni, è sempre rivolto a Sud, mentre i suoi sudditi si prostrano davanti a lui rivolti a Nord come verso la Stella Polare. Rivolti a Sud e rivolti a Nord sono due espressioni che, attraverso la storia cinese assumono il significato di agire come un sovrano, comportarsi da suddito.

Nella Cina antica, soggetta alla visione patriarcale della società e dove era ancora vivo il culto degli antenati, il capo famiglia era il sovrano nella sua casa. L’omaggio che il capo famiglia rendeva agli antenati, rivolgendosi a Nord, davanti alle tavolette incise con i nomi degli avi, era analogo a quello dell’Imperatore il quale si rivolgeva a Nord per onorare il Cielo e ruotava verso Sud quando si poneva difronte ai suoi figli e ai sudditi. La sua residenza, come il palazzo imperiale, è orientata Nord - Sud. Per gli ospiti, il posto d'onore è a sinistra del padrone di casa, vale a dire ad Est, perché questo è il lato del principio Yang e della Primavera. Il culto familiare era quindi legato alla cosmologia, sempre presente nei riti della vita pubblica e privata.

Il Saggio rivolto verso Stella Polare per onorare il Cielo.
Stampa Taoista del XII secolo (http://tao-yin.fr/).

Come conseguenza di questo legame cosmologico, il saggio è rappresentato rivolto verso Sud. Questo è il motivo per cui nelle mappe celesti o terrestri l'osservatore è rivolto a Sud, a differenza di quelle occidentali che mettono il Nord in alto. Per la stessa ragione il saggio, il principe filosofo, l'uomo più elevato, così come concepito dalla filosofia antica, è seduto sul trono, simbolo della Stella Polare, e rivolto a Sud. Questo trono può essere il trono imperiale, o un trono principesco, o semplicemente la seduta del padre di famiglia che sa come fare regnare l'ordine e l'armonia intorno a lui osservando i riti.

L'assimilazione dell'Imperatore alla Stella Polare è particolarmente importante nel trattato filosofico Hóng Fàn dell'XI secolo a.C. inserito nella sezione dedicata agli Annali degli Zhōu (Zhōu Shū). Qualsiasi cosa, entità o sviluppo, per il pensiero cinese segue la medesima struttura: un centro circondato da una rivoluzione cosmica. Anche questo trattato, che elenca le conoscenze fisiche e giuridiche del tempo, è diviso in nove capitoli per una ragione cosmologica: otto capitoli sono dedicati alla periferia e uno al centro. Il capitolo centrale è il quinto perché questa disposizione lo pone nel mezzo dell’opera e tratta dei doveri del Sovrano designandolo con l'espressione “Augusto Vertice” (天皇大帝 - Tiān-huáng-dà-dì, Grande Sovrano del Cielo Augusto)(3) che si applica anche alla Stella Polare.

(1) Ad esempio alcuni asterismi (gruppo di stelle caratterizzato da una geometria particolare) prendono il nome di componenti della famiglia imperiale come 太子 Tàizǐ - Principe Imperiale, 庶子 Shùzǐ - Figlio della Concubina, oppure di funzionari imperiali come 柱史 Zhùshǐ - i Censori, 大理 Dàlǐ - i Grandi Giudici, o addirittura locali di corte 天厨 Tiānchú - la Cucina di Corte, 天牢 Tiānláo - le Prigioni Imperiali … (G. Schlegel “Uranographie Chinoise” Ed. So-Wen 1977 Milano). 

 (2) L’astronomia primitiva, nella sua formula generale dell’universo, suddivideva il cielo in cinque regioni una centrale e quattro periferiche. Questa visione fu ribaltata sul mondo terrestre di conseguenza anche la teoria dei Cinque Elementi assunse tale disposizione. L’Elemento Centrale è la Terra, i Quattro Elementi periferici (Legno, Fuoco, Metallo e Acqua) corrispondono, nell’ordine spaziale, ai punti cardinali e nell’ordine temporale, alle quattro stagioni.

(3) G. Schlegel “Uranographie Chinoise” Ed. So-Wen 1977 Milano 

Testi di riferimento:
Georges Charles "Le Qigong de la Lumiere" Ed. Kiwi
G. Schlegel “Uranographie Chinoise” Ed. So-Wen 1977 Milano
L. De Saussure "Le Système Astronomique des Chinois" - Archives des sciences physiques et naturelles, Ginevra.
"Chou King" (Shujing) traduzione S. Couvreur - Ed. You Feng 1999 Parigi


L'Anno del Cinghiale

Il calendario cinese si basa su due cicli: il ciclo solare e il ciclo lunare. Di conseguenza il primo giorno dell’anno cinese inizia con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno (21 dicembre). Si determina quindi un sistema astronomico e astrologico diverso da quello occidentale. Suddiviso in cicli di sessanta anni  ciascuno ripartito in dodici quinquenni (12 x 5), vede, nell’ordine, il susseguirsi dei seguenti segni: Topo, Bue, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Cinghiale (o Maiale). Ognuno di questi segni zodiacali si combina con i Cinque Elementi fondamentali della Tradizione cinese: Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua. L’inizio dell’anno coincide, nella tradizione cinese, con l’inizio della primavera.

Gi anni del Cinghiale: 1935, 1947, 1959, 1971, 1983, 1995, 2007, 2019, 2031.

Dal 4 Febbraio 2019 (tra il 4 e 5 febbraio avremo la luna nuova) al 25 gennaio 2020, inizio dell’anno del Topo di Metallo, è l’anno che nel calendario cinese, è dedicato al Cinghiale di Terra (猪 ZHU - CHU - Ricci 1137 o 豬 CHU - Ricci 1157). Questo periodo, come il precedente dedicato al Cane, è governato dall’Elemento Terra, una forza che tende all’equilibrio e alla stabilità.
 

L’Anno del Cinghiale di Terra
Usciamo da un anno che ha visto trascendere l’aspetto idealista del Cane verso un’aspetto ideologico; la fedeltà nelle sue convinzioni si è trasformata in estremismo degli ideali. Entriamo nell’anno del Cinghiale o del Maiale (Giappone). È l’ultimo animale dello zodiaco, il dodicesimo, ed incarna (in questo caso possiamo proprio dirlo) la prosperità, l’abbondanza e, citando un noto film, “la dolce vita”. Nascere sotto il segno del Cinghiale è, per i cinesi, un buon viatico per una vita fortunata e ricca di soddisfazioni.

Come specchio della sua personalità questo anno può essere ricco di opportunità, ma essendo legato all’Elemento Terra ci potremmo trovare “impantanati”; le attività lavorative e in particolare quelle commerciali, potrebbero subire un ulteriore rallentamento.

Molto indulgente con se stesso il Cinghiale tende agli eccessi, quindi, per quanto riguarda gli affari, attenzione ai momenti d’impulsività negli acquisti, non spendete oltre le vostre possibilità e fate attenzione ai raggiri. Il Cinghiale ha un carattere prodigo e appunto per questo carattere onesto e semplice, è facile preda dei truffatori. Per coloro che seguono diete dimagranti, se aumentate di peso… sapete a chi dare la colpa.

Cerchiamo di essere positivi. Sarà più facile creare nuove amicizie, ci sentiremo più liberi, tolleranti, generosi e disinvolti. Un anno che ci insegnerà a vivere la vita nel modo giusto: fino in fondo!

Il Cinghiale e il Maiale: animali sacri
Varaha avatar di Visnù
Animale sacro a Iside e a Shet, dio del deserto e protettore degli stranieri, il Maiale nell’Antica Roma come in Grecia, era dedicato alle divinità delle messi Demetra e Cerere come simbolo di fertilità. Solo in secoli recenti assume un’eccezione negativa come l’ignoranza, l’avidità e la lussuria.

Per gli ebrei e per l’Islamismo i Maiale è l’animale impuro, il cibo proibito, il peccato, il Male.

Per la simbologia cristiana rappresenta la stupidità, la volgarità, l’inaffidabilità e raccoglie in lui tutti i peccati carnali ed è anche identificato con Satana. Non da meno il Cinghiale. Il suo modo di cercare cibo piantando le sue zanne nel terreno è associato con l’al di là. Mercurio, l’accompagnatore delle anime, è legato al Cinghiale. In molti miti si racconta dell’eroe che sconfigge un Cinghiale come immagine della vittoria sulla morte stessa.

Per i Celti il Maiale rappresenta la forza, la fertilità e l’amore stesso. Simbolo di fortuna e prosperità era dedicato a Ceridwen e a Theia, madre della dea della Luna (un Maiale Bianco era simbolo della Luna), che allattava al suo senno tutte le divinità. Anche il Cinghiale, animale Solare, rappresenta valori positivi come forza, coraggio e altruismo, ma anche ferocia e sete di sangue.


Nel Buddismo il Maiale rappresenta l’ignoranza una delle tre categorie d’illusioni che impediscono all’uomo di raggiungere la “pienezza della vita” e che si trova al centro della ruota dell’esistenza.

Nella mitologia indiana Indù e Brahmanica, si racconta che Visnù, sotto forma di un cinghiale, Varaha, salvò la terra da Hiranyaksha. Il demone, implacabile nemico degli dei, sprofondò la terra nell’oceano, ma il cinghiale Varaha uccise Hiranyaksha e risollevò la terra dalle acque con le proprie zanne. L’incarnazione femminile di Varaha è Vajravarahi (una delle forme femminili Buddha, nota anche come Vajradakini o Vajrayogini).

 
Un poco di tradizione 
La Leggenda dei Dodici Animali dello Zodiaco
Una leggenda dice che l'Imperatore di Giada (玉皇大帝 - yù huáng dà dì) doveva scegliere Dodici Animali come guardie di palazzo. Il messaggero con la richiesta dell’Imperatore viaggiò per tutta la Cina informando i vari animali. Il gatto chiese al suo amico e vicino, il Topo, di svegliarlo, il giorno dopo, per poter raggiungere in tempo il Palazzo dell’Imperatore. Il Topo preso dall’euforia della partenza dimenticò di svegliare il gatto e da quel momento il gatto e il Topo sono diventati nemici mortali. Giunto a palazzo, il Topo si rese conto che il Bue era arrivato prima di lui. Senza scrupoli si arrampicò segretamente sulla schiena del Bue passandogli davanti.

La Tigre e il Drago pensarono che l’azione del Topo fosse ingiusta, ma poterono solo stabilirsi dietro al Bue. Anche il Coniglio trovò tutto questo ingiusto, ma nella corsa per il posto migliore riuscì a superare solo il Drago. L’atteggiamento del Coniglio fece infuriare il Cane che morse il Coniglio, ma colto in flagrante dall’Imperatore fu cacciato in fondo alla fila per punizione. Nella gara per questo posto così ambito si cimentarono anche il Serpente, il Cavallo, la Capra, la Scimmia e il Gallo. Il Maiale per la sua generosità si fermò, durate il tragitto per il palazzo, ad aiutare un mendicante e per questo motivo giunse a Palazzo che i giochi erano stati fatti, così si dovette accontentare dell’ultimo posto. Ma questa è solo una delle tante storie.

La Fortuna è Arrivata
Un “amuleto” molto usato come decorazione nelle case cinesi durante il Capodanno è l’ideogramma fú 福. È un ideogramma molto comune che orna case, negozi e luoghi di lavoro, che significa felicità o fortuna. Ma raramente lo si vede in posizione corretta.

La leggenda che riguarda questo elemento decorativo la si fa risalire alla dinastia Ming. Si racconta che l’Imperatore dell’epoca ordinò a ogni famiglia di decorare le loro case incollando l’ideogramma fú sulle loro porte. Il giorno di Capodanno l’Imperatore mandò i suoi soldati a controllare che i sudditi avessero seguito il suo ordine. Ma, leggenda vuole che una famiglia analfabeta avesse incollato il carattere a rovescio.

L’Imperatore furibondo ordinò che la famiglia fosse punita con la morte. Fortuna volle che l’Imperatrice fosse, in quel momento, presente e per pietà verso  la famiglia trovò una spiegazione a questo immane affronto: “rovesciare” 倒 si pronuncia dào ed è omofono di “arrivare” 到 dào. Quindi quando fú è sottosopra, significa che la fortuna sta arrivando. La spiegazione ebbe senso per l’Imperatore che con un atto di clemenza, fece liberare la famiglia.

Da quel momento in poi, la gente avrebbe iniziato ad appendere l’ideogramma fú 福 a testa in giù, sia per “chiamare” la fortuna che per ricordare la gentile Imperatrice.


Energia dei Sensi

Il Qi Gong del Ling Pao Ming nella Pratica delle Percezioni Sensoriali secondo gli insegnamenti del M° Georges Charles.
a cura di Paolo Raccagni


 Designati come gli “strumenti” delle nostre percezioni, gli organi di senso (GUAN) si ritrovano al centro del sistema che stabilisce le nostre relazioni con il mondo che ci circonda. Il loro ruolo essenziale è riconosciuto da tutte le tradizioni spirituali. Nel Buddhismo sono la causa dei nostri desideri e delle nostre sofferenze. Per le tradizioni sciamaniche sono il veicolo di un’altra percezione del mondo. Secondo i principi della Scuola Taoista del LING PAO MING o “Chiarezza del Gioiello Scarlatto”, le sensazioni permettono la realizzazione di un legame armonioso tra il macrocosmo, l’universo, la natura, e il microcosmo dell’essere umano.


Le Cinque Percezioni Sensoriali e i Cinque Elementi
Attraverso le sensazioni (TANG) o le percezioni sensoriali (GANJUE), mettiamo direttamente in relazione un organo e le sue funzioni con i movimenti della natura: le stagioni e i periodi del giorno. Questa pratica deriva dall'energetica classica cinese descritta in parte nel Libro dei Riti (LI JI) e in parte nel Trattato di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo (WUANG DI NEI JING SU WEN). Questo classico spiega:

Non c'è nulla nello Spirito (SHEN) che non sia stato conseguito dai sensi (TANG). In primavera, gli occhi informano i muscoli e i tendini del lavoro da fare. La vista è messa in relazione con l'energia del Fegato che genera l'entità viscerale HUN che è Principio Vitale. In estate, la mano informa la circolazione al fine di regolarizzarla in superficie o in profondità. Il tocco è legato all’energia del Cuore che genera l'entità viscerale SHEN che è Spirito. In Autunno il naso informa il respiro della qualità dell'aria inalata. L’olfatto è legato all’energia dei Polmoni che genera l’entità viscerale PO che è Manifestazione Sensitiva. In inverno l'orecchio informa lo scheletro del rischio di rottura o cadute. L’udito è legato all’energia dei Reni che generano l'entità viscerale ZHI che è Forza della Virtù. Durante le stagioni intermedie la bocca informa il gusto della qualità del cibo ingerito. Il gusto è legato all'energia della Milza che dà origine all'entità viscerale YI che è Intenzione. Il gusto che gestisce la nutrizione (YINSHI) permette anche di equilibrare, distribuire e armonizzare”.

Si distinguono dunque Cine Percezioni Sensoriali (WUGUAN GANJUE) fondamentali legate ai Cinque Elementi, di conseguenza alle Cinque Stagioni e alle Cinque Manifestazioni specifiche legate allo Spirito, dunque al comportamento umano.

I Sette Sensi!
Nel quadrante Orientale… il Fegato ha autorità sull’occhio.
 Nel quadrante Meridionale … il Cuore ha autorità sulla lingua.
 Nella regione Centrale … la Milza ha autorità sulla bocca.
Nel quadrante Occidentale … il Polmone ha autorità sul naso.
 Nel quadrante Settentrionale … i Reni hanno autorità sull’orecchio.

Per estensione possiamo affermare che il mattino (Primavera) è legato alla vista (vedere - JIAN); il mezzogiorno (Estate) è collegato al tocco (contatto diretto o differito - MO); il pomeriggio (Quinta Stagione) è legato al gusto (CHANG); la sera (Autunno) è legata all'olfatto (sentire - WEN); la notte (Inverno) è legata all'udito (udire - TING). Si dice che l'equilibrio, che corrisponde ad un altro senso, è collegato all'elemento Terra ed è quindi anche dipendente dagli altri cinque sensi. Non c'è alcun dubbio nel testo cinese di un sesto senso, la “propriocezione”, la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio che assume un’importanza fondamentale nel meccanismo di controllo del movimento.

L’esercizio presentato di seguito, ovviamente permette di legare la terra (TI, la Terra) e lo spazio (TIAN, il Cielo), ed entrambi porli in relazione a gli Orienti (Est - Sud - Ovest - Nord - Centro) e alle stagioni. In una certa misura, si potrebbe anche parlare di un "settimo senso" che è il senso di allerta: un "sentire" o “pre-sentire" qualcosa di insolito attraverso i sensi. E Wang Zemin (Wang Tse Ming), iniziato taoista del Ling Pao Ming, ha aggiunto: “Senza dimenticare un senso essenziale che manca molto in queste pratiche: il senso dell’umorismo"!

L’Equilibrio dei Cinque Sapori
Quando si tratta della pratica delle percezioni sensoriali e quindi dei sensi, si è spesso obiettato che il capitolo 52 di DADEJING Il Libro della Via e della Virtù di Laozi spiega: “I cinque colori rendono cieca la visione dell'uomo. I cinque suoni attutiscono l'udito dell'uomo. I cinque sapori rovinano il gusto dell'uomo …”. Ma c'è anche un commento nel NEIJING su questo passaggio: “Poiché i Cinque Sapori mantengono il corpo (XING) e che il QI può provocare la trasformazione dell'Essenza (JING), i Cinque Sapori se sono anormali possono danneggiare il corpo e il QI che se disturbato può danneggiare l’Essenza". E aggiunge: “il QI è spesso turbato dai Cinque Sapori se sono anormali o eccessivi”.
In questa visione dei praticanti delle Arti Classiche del Tao, è l'eccesso o il disturbo che causa lo squilibrio. Si potrebbe quindi tradurre il testo tratto dal DAODE JING in modo diverso: "Troppi colori fanno male all'occhio, troppi suoni fanno male all'orecchio, troppi sapori sono dannosi al gusto”. E aggiungere: "I colori anomali affaticano l’occhio, i suoni dissonanti esauriscono l'orecchio, i sapori disturbati addormentano il gusto". Vi è dunque una relazione diretta con il quantitativo e il qualitativo. Si tratta semplicemente di cercare "la giusta misura”.

Affinare le Sensazioni
La pratica delle percezioni sensoriali si prefigge quindi di affinare le sensazioni al fine di determinare se i colori, le forme, gli odori, i suoni, i sapori sono equilibrati o perturbati, in senso generale patogeni. È semplicemente una questione, etimologicamente, di "buon senso". Per questo si dice "sapienza" la saggezza innata che permette di riconoscere con precisione i sapori (sapor). Colui che ne è incapace è, etimologicamente, un "insensato". La pratica dei sensi è, al contrario, "sensazionale". In Cina, un cretino è tradizionalmente chiamato WU PU KU FENG: "chi non conosce nemmeno i cinque sapori”! Questa nozione di “buon senso” riconduce al ciclo di generazione (SHENG), dove le cose e gli esseri si trasformano ed evolvono naturalmente, giorno per giorno, a ogni stagione, negli anni, a ogni ciclo. Tutto ciò si oppone al ciclo di dominazione (KE) che porta alla distruzione. Tale situazione si genera quando il movimento s’inverte (NI), quando va in controsenso o nel senso perverso.

Quando si pratica questo esercizio del Ling Ming Pao (vedere, toccare, sentire o annusare, ascoltare ...) ci si rende conto rapidamente che ricorda un grande saluto rituale che potrebbe essere fatto in ginocchio, e che si trova nelle pratiche classiche giapponesi. Affermando che in cinese (WEI), in giapponese (REI) francese (salut), ma anche in italiano in modo più esplicito, si tratta di una questione di salute (salus in latino, si traduce "salutare" o al contrario “insalubre").
In realtà, questo lavoro sulle percezioni sensoriali, quindi sui sensi, aiuta a rendersi conto che la connessione microcosmo-macrocosmo pone l’essere umano tra Cielo e Terra. Terra (TI), Uomo (REN) e Cielo (TIAN) rappresentano secondo il capitolo 14 del DAODE JING: l'Invisibile, l'Impalpabile, l'Inaudibile che si riuniscono (si armonizzano) in Uno. Sono JING (Essenza), QI (Energia) e SHEN (Spirito) che finalmente si armonizzano in seno al TAO. Le tre pulsioni si fondono in una nel TAISU (Grande Flusso) che guida il TAIJI (Grande Colmo) e genera la moltitudine (WAN). Tutto questo va al di là di un semplice esercizio per avvicinarsi all'Alchimia Interna (NEI DAN) che elabora il “grezzo” e lo trasforma in “sottile”: “Meglio cercare ciò che è sottile nel grossolano che accontentarsi del grossolano nel sottile” così scrive Wang Yang Ming.

La Pratica dell’Esercizio delle Percezioni Sensoriali
L'esercizio che descrivo di seguito è tratto dalla sequenza classica del Qi Gong del Ling Pao Ming, della Scuola San Yi Quan diretta dal maestro G. Charles e può essere eseguito seduti a terra (ZUO) come descritto, o in posizione eretta (ZHAN).


Seduti, le mani sono appoggiate alle cosce con i palmi rivolti al cielo.

Vedere (JIAN): Primavera e Fegato – Inspirando, le mani salgono verso il cielo, lo sguardo è rivolto al palmo delle mani. Differenziare ciò che è vicino e ciò che è lontano, ciò che è immobile da ciò che è mobile.

Toccare (MO): Estate e Cuore – I palmi si girano verso il suolo, il tronco si piega un poco in avanti. Espirando le mani scendono e si appoggiano al terreno. Differenziare il non–contatto con il contatto, ciò che è duro con ciò che è morbido, secco o umido, caldo o freddo, pieno o vuoto.

Sentire-olfatto (WEN): Autunno e Polmoni – Le mani restano a contatto col terreno. Il tronco, piegato in avanti, si raddrizza poco a poco. Il movimento si esegue in fase d’inspirazione: stimolare l’olfatto, presentire, sentire, risentire, consentire, …

Udire (TING): Inverno e Reni – Le mani restano a contatto col terreno. Il corpo si piega nuovamente in avanti in una fase di espirazione. Stimolare l’udito: individuare l’origine dei suoni, la loro intensità, il loro spostamento.

Gustare (CHANG): inizio della Quinta stagione, Milza – Le mani restano a contatto col terreno, il corpo è piegato leggermente in avanti. Raddrizzare il busto, inspirando e piegare nuovamente il busto in avanti, in una fase d’espirazione. Effettuare quindi una respirazione completa, calma e profonda, ripetendola qualche volta, accompagnata dallo spostamento del corpo.

Equilibrare: fine della Quinta stagione, Stomaco – La respirazione diventa ancora più profonda e rilassata. Mantenere per qualche secondo il respiro tra inspiro ed espiro, tra estensione e flessione.

Terminare l’esercizio riportando le mani alle cosce, con i palmi rivolti in alto. Il busto è dritto, la colonna è estesa.