Meditazione e Yi Jing

Questo è il  testo intero di cui è già stato pubblicato un estratto nel post “Semplici Meditazioni Taoiste” in cui Yves Kieffer ed io abbiamo collaborato.

In Cina, secondo lo studio e l’interpretazione dei testi antichi, esisteva un rapporto diretto tra scrittura e divinazione. L’ideogramma wén 文 tradotto come scrittura, letteratura, designa in particolare le fessure provocate dal calore sul carapace della tartaruga da cui, per estensione, wén indica ogni tipo di immagine o disegno. A gli albori della letteratura cinese i jīng 經 erano i canoni, i testi, che raccoglievano tutti i “segni” che permettevano poi di interpretare gli oracoli. La leggenda vuole che lo stesso Fu Xi osservando i “segni” (wén) del Cielo e della Terra istituì gli esagrammi: in qualche modo i precursori della scrittura.

All’interno dei jing, i canoni, sono quasi sempre presenti dei 符 (simboli, segni), i talismani magici (fúzhòu 符咒) dei Taoisti. Il termine in origine indicava il contratto tra le parti ma anche il documento che ne testimoniava l’impegno: una tavoletta di legno o di metallo che veniva poi divisa tra i contraenti. Nel tempo anche gli stessi jing che contenevano i diagrammi magici assunsero lo stesso valore di , divennero essi stessi dei talismani, dei contratti che univano, nella sacralità del testo, il Cielo e la Terra di cui l’Uomo ne era il testimone nonché il mediatore.

Su questa base possiamo dire che l’Yi Jing 易經, il “Libro delle Mutazioni” è un “talismano” (contiene dei , gli esagrammi) che permette la comunicazione, dunque unisce, l’alto e il basso, l’esterno con l’interno. La sua condizione di talismano gli dona un carattere “costrittivo” nei confronti delle divinità interpellate dal postulante che saranno vincolate, dal contratto in essere, ad agire in suo favore esaudendo le sue richieste.

La ricchezza del “Libro delle Mutazioni” è tale che noi lo possiamo avvicinare da molteplici punti di vista: testo oracolare, testo di saggezza, annuario storico,… un gioco di situazioni che ingloba la totalità delle manifestazioni. Vi invito qui ad “abbordare” il Libro delle Mutazioni come supporto alla meditazione.

Due parole sul termine meditare. Curiosa è la sua origine greca médomai che si traduce come “ho in mente” ripresa poi dal latino meditāri iterativo di medēri “curare”. La parola meditazione si compone di due parti medit… (mediūs, medio, centro) e …azione, dunque “agire centrati”. Quindi, meditare è in un qualche modo “fare qualcosa”, ma questo fare è più dell’ordine del non-fare o meglio del non-agire (wúwèi 無爲), del non agire contro natura o agire mantenendosi nel perfetto equilibrio con il Dao.

Simile alla tecnica yuǎnguān (远觀, osservare in lontananza) la contemplazione dei fenomeni naturali, questa meditazione si realizza in due fasi: una più esterna (waiguan 外觀), contemplare l’immagine nella struttura dei tratti che la compongono; l’altra più interna (neiguan 內觀), l’integrazione dell’immagine. Portando lo sguardo sull'esagramma e sui trigrammi che lo compongono otteniamo una lettura della realtà (visione esterna), poi attraverso l’integrazione dell’esagramma e l’osservazione del suo mutamento (visione interna) potremmo sperare in un risveglio alla realtà.

Nella prima parte adottiamo una postura consona alla meditazione, personalmente utilizzo la postura seduta con le gambe raccolte e con il tronco “Tra Cielo e Terra”. Proprio per questa relazione Cielo-Terra si possono utilizzare come supporto alla meditazione gli esagrammi Qian ䷀, 1- Lo Slancio Creativo, e Kun ䷁, 2 - Lo Slancio Ricettivo, o più semplicemente i trigrammi Qian ☰, il Cielo e Kun ☷, la Terra. Nella seconda parte cerchiamo di visualizzare un mortaio alchemico all’interno del nostro addome (dantian inferiore) nel quale far scendere l’immagine, quindi, con l’aiuto del Fuoco alimentato dal nostro Soffio Vitale ( 氣) consumare l’immagine ed ottenere una mutazione o trasformazione se non un risveglio. Questo tipo di meditazione può accompagnare l’interrogazione dell’oracolo, l’Yi Jing, nelle fasi “rotolare le parole nel cuore”, “amare ciò che si capisce” e “amare ciò che non si capisce”.

Con un poco di pratica, in seguito, potremmo accedere alla meditazione sull’esagramma che ci interessa. Visto che li ho citati prima possiamo prendere ad esempio l’esagramma n°12, Pi ䷋- Il Ristagno, La Separazione o l’Avversità.

La prima fase è la comprensione dei due trigrammi (guà 卦) che formano l’esagramma nella sua interezza e che determinano la sua influenza esterna. In questo caso l’esagramma è formato dalla Terra (Kun) in basso e dal Cielo (Qian) in alto. Il Cielo (Yang) si ritira verso l’alto, la Terra (Yin) si muove sempre più verso il basso: questa è l’immagine simbolica che, secondo la tradizione, è attribuita alla Separazione. Le due “forze” per effetto del loro movimento tendono a separarsi, di conseguenza cessa la “comunicazione” e l’equilibrio si deteriora.  Le tre negatività (i tre tratti spezzati) che costituiscono l’immagine, partono dal basso e sul piano a cui apparteniamo, il visibile, la visione esterna, formano la base su cui ci appoggiamo e sulla quale la parte superiore, composta da tre tratti interi, trova la sua spiegazione: la parte inferiore si consuma, la parte superiore, non più ancorata alla base, si separa da essa.

La seconda fase è il cammino interiore. Attraverso il Soffio () alimenteremo il Fuoco che brucia nel nostro mortaio alchemico, linea per linea, consumeremo l’esagramma in questione. Continuando ad alimentare il Fuoco potremmo ottenere una mutazione, un altro esagramma che andremo poi a riprodurre come immagine su un supporto tangibile. Sempre restando nell’esempio l’esagramma risultante potrebbe essere un’inversione del precedente, un “ritorno”, l’esagramma n°11 - Tai ䷊, dove il Cielo è rappresentato in basso e la Terra in alto, l’immagine simbolica della Pace, della Prosperità. Il Cielo, espressione dello Yang, tende verso l’alto, la Terra espressione dello Yin, si muove verso il basso. I loro influssi si incontrano generando l’armonia tra tutti gli esseri.

La tradizione Taoista prevede delle “ricette” che hanno come scopo la realizzazione dell’adepto attraverso l’unione dei suoi elementi maschili (Yang) con quelli femminili (Yin); la meditazione è un mezzo per unire il mondo interiore con quello esteriore, noi potremmo parlare di macrocosmo e microcosmo, che nella realtà si traduce “…nell’accordare l’individuo al suo ambiente” (Isabelle Robinet).

Se volete approfondire vi segnalo Isabelle Robinet “Meditazione Taoista” Ed. Ubaldini, da cui ho preso a piene mani. Per lo studio degli esagrammi c’è un’ampia scelta nella bibliografia del blog; aggiungerei Yi Jing (I Ching) di Valter Vico uno dei miei insegnanti.

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Paolo Raccagni

Meditazione: Zuòwàng eJìngzuò

È un momento di feconda ispirazione del mio carissimo amico Yves Kieffer che data la sua "riluttanza" a scrivere per il mio blog, accolgo e ringrazio.

In un recente articolo, pubblicato su questo blog (Semplici Meditazioni Taoiste) ho accennato ai concetti di zuòwàng e jìngzuò. Ecco qualche precisazione e approfondimento.

Zuówàng 坐忘 , letteralmente “sedersi nell’oblio”, è un termine di non facile traduzione. Infatti, si compone di zuò 坐 (sedere/sedersi) e wàng 忘 (dimenticare, trascurare, tralasciare). Il carattere zuò è composto da due persone 人 (rén) sedute per terra 土 (). Il carattere complessivo, wàng 忘, contiene il radicale del cuore 心 (xīn) sotto al carattere wàng 亡 (scappare, scomparire, morire, perdere), il senso generale è “dimenticare, essere (mentalmente) assenti”. Zuówàng è stato tradotto in lingua occidentale in vari modi: “trovarsi/sedersi in un stato di astrazione mentale”, “dimenticare se stessi e l’ambiente circostante”, “essere liberi da preoccupazioni mondane”.

La professoressa Livia Kohn, docente di religioni orientali presso l’Università di Boston, fa notare che “sedersi nell’oblio” significa entrare in uno stato di assorbimento meditativo profondo e di unità mistica, durante il quale si superano tutte le facoltà sensoriali e coscienti, alla base del raggiungimento del Dao. Essa fa notare che preferisce “oblio” a “dimenticare” poiché “dimenticare” si riferisce a qualcosa di cui dovremmo ricordarci, quindi un’attività mentale. Invece nella visione cinese, si lascia andare ogni tipo di schema intenzionale e reattivo, diventando tutt’uno con lo spirito (shén 神), pronti per fondersi completamente col Dào (道).

Dal punto di vista storico, zuòwàng viene nominato per la prima volta nel capitolo 47 del Zhuāngzǐ, ovvero nel dialogo tra Confucio e Yan Hui:*

Yan Hui disse (al suo maestro Confucio) : “Hui (io) ha progredito.”
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Ho dimenticato la carità e la giustizia.”
“Va bene” disse Confucio “ma non è ancora abbastanza.”

Un altro giorno andò di nuovo da lui e disse : “Hui ha progredito”.
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Ho dimenticato i riti e la musica.”
“Va bene, ma non è ancora abbastanza.”

Un altro giorno andò ancora da lui e disse : “Hui ha progredito”.
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Siedo e dimentico.”
Arrossendo Confucio domandò “Che significa : siedo e dimentico?”
“Lascio inerte il corpo e bandisco l’intelletto. Abbandonando la forma e respingendo la conoscenza, faccio parte del Tutto. Questo intendo per sedere e dimenticare.”
“Se tutto ti è uguale, non hai preferenze; se ti trasformi, non hai persistenza.” disse Confucio. “Sei veramente un Saggio! Qiu (Kǒng qiū 孔丘 era il vero nome di Confucio) prega di seguirti e di esserti posposto.”

Shi Jing, co-fondatore della British Taoist Association, sintetizza questa pratica così:
 “Zuòwàng è sedersi e dimenticare, dimenticare ciò che ci è più caro: il sé con tutte le sue opinioni, credenze, ideali. Possiamo essere a tal punto coinvolti nel concetto di sé da vedere il mondo unicamente come un luogo dove soddisfare desideri e ambizioni personali.”

Eva Wong, autrice e praticante della corrente Quánzhēn (全真道, Quánzhēn dào, "La Via della Piena Verità", o "della Realizzazione Completa”) scrive: 
“Zuòwàng è abbandonare i concetti, le idee. Lasciando cadere i concetti, il nostro sé naturale, la nostra mente celeste appaiono naturalmente. Non ci hanno mai abbandonati, ma non potevamo sperimentarli perché i nostri concetti ce lo impedivano. Così, praticando zuòwàng, diciamo semplicemente che questo è un metodo col quale possiamo cominciare ad abbandonare i concetti.”

Jìngzuò 靜坐 , letteralmente "sedersi tranquillamente”, "sedersi in silenzio”, si riferisce ad un tipo di meditazione neo-confuciana proposta da Zhu Xi e Wang Yang-ming. In pratica, si tratta di sedersi a gambe incrociate o inginocchiati (come nel seiza giapponese) o seduti su una sedia, riflettendo nella calma. Wang Yang-ming riteneva che jìngzuò fosse soltanto un aspetto del “coltivare se stessi”, poiché non necessariamente sufficiente a far crescere la virtù e a migliorare la moralità dei propri studenti.

Nella prima metà del Novecento, jìngzuò è stato riportato in auge da Jiang Weiqiao, spesso considerato come il precursore del moderno Qìgōng (氣功). Il suo metodo consiste nel sedersi nella calma, possibilmente in un luogo adibito a questa pratica, e concentrare l’attenzione sulla propria respirazione nella zona del dāntián (丹田) inferiore, corrispondente al punto qìhai (氣海). Una volta che si ha il controllo totale del diaframma, la respirazione viene invertita (il diaframma si alza sull’inspiro). La respirazione rallenta, diventando più profonda. Poi un’energia calda riempie l’addome e inizia a salire lungo la spina dorsale fino a circolare intorno al tronco.**

Yves Kieffer

* Il dialogo tra Confucio e Yan Hui è tratto dalla traduzione di Fausto Tomassini, capitolo 47, nel volume CHUANG-TZU.

** Questa forma di meditazione viene descritta in dettaglio nel libro TAIJI QUAN di Christian Bernapel e Georges Charles dedicato al Taiji Quan stile Yang trasmesso dal M° Wang Yen-Nien.

Come sempre, l’ ENCYCLOPEDIA OF TAOISM e WIKIPEDIA sono di grande aiuto!

Semplici Meditazioni Taoiste

di Yves Kieffer e Paolo Raccagni

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Negli ambienti taoisti, ciò che oggi chiamiamo genericamente “meditazione” si dice guan 觀 che significa letteralmente: guardare con attenzione, scrutare o anche esaminare minuziosamente. Negli ambienti buddisti, si usa il termine chan 禪, l’equivalente di zen in giapponese. Esistono poi varie distinzioni come neiguan 內觀 (osservare all’interno, cioè osservare la mente), waiguan 外觀 (osservare all’esterno, cioè osservare i propri fenomeni fisici), yuanguan (osservare in lontananza), kongguan (osservare il vuoto). *

Il taoismo è noto per le sue varie meditazioni, a volte semplici come ad esempio il "Sedersi nella Quiete" (Jingzuo 靜坐) o "Sedersi e Dimenticare" (Zuowang 坐忘) e altre volte molto complesse, come la "Meditazione Taoista del Calendario di Giada dei Re della Cina Antica" (Lao Wang Yu Li Shen Si). Tuttavia, ci si può avvicinare alla meditazione con esercizi semplici a contatto con la Natura, di tipo yuanguan, come per esempio:

contemplare fenomeni naturali come le mutazioni di una nuvola, il tramonto del sole, l’azzurro del cielo, la luna (nel lago), la volta celeste, la bruma montana, i temporali, una cascata...;
contemplare una roccia, una montagna, un albero, un oggetto d’arte;
ascoltare il canto degli uccelli o il rumore del vento negli alberi.

Contrariamente alla pratica formale del Daoyin (l'antico nome del Qi Gong), durante la quale può essere praticata (è un’opzione) per accedere ad uno stato wuji (assenza di colmo), nei casi sopracitati si coglie l’opportunità di un evento esterno per meditare. Questi esercizi di meditazione si possono fare prima dal vivo e poi, utilizzando il ricordo, con l’immaginazione e la visualizzazione.

Qualche esempio di tecnica neiguan:
immaginarsi di essere vuoto come un bambù;
sedersi nella quiete (jingzuo);
sedersi e dimenticare (zuowang).

Qualche esempio di tecnica waiguan:
rallentare naturalmente il ritmo respiratorio;
osservare i movimenti del soffio (qiguan);
rievocare la genesi del mondo secondo la tradizione taoista (taisuqigong).

Un’altra pratica comune consiste nel pronunciare delle formule, al ritmo di due sillabe durante l’inspiro e altre due all’espiro: espressione-impressione (letteralmente dire-pensare)
. Ad esempio:

Xin ping qi he (cuore costante soffio armonia);
Pi quan zhou yi (mantenere con fermezza conservare unità);
An xin ping shen (calma cuore pace spirito);
An jing (calma silenzio).

Un’altra possibilità ancora consiste nel visualizzare degli esagrammi: immagini composte da sei tratti interi (yang) o spezzati (yin).

Meditazione o Visualizzazione con gli Esagrammi

La ricchezza dell’Yi Jing, 易經, è tale che noi lo possiamo avvicinare da molteplici punti di vista: testo oracolare, testo di saggezza, annuario storico,… un gioco di situazioni che ingloba la totalità delle manifestazioni. Vi invito qui ad “abbordare” il Libro delle Mutazioni come supporto alla meditazione.

Simile alla tecnica yuanguan, la contemplazione dei fenomeni naturali, questa meditazione si realizza in due fasi: una più esterna (waiguan 外觀), contemplare l’immagine nella struttura dei tratti che la compongono; l’altra più interna (neiguan 內觀), l’integrazione dell’immagine. Portando lo sguardo sull’immagine dell’esagramma e sui trigrammi che lo compongono otteniamo una lettura della realtà (visione esterna), poi attraverso l’integrazione dell’esagramma e l’osservazione del suo mutamento (visione interna) potremmo sperare in un risveglio alla realtà.

Nella prima parte adottiamo una postura consona alla meditazione, personalmente utilizzo la postura seduta con le gambe raccolte e con il tronco “Tra Cielo e Terra”. Proprio per questa relazione Cielo-Terra si possono utilizzare come supporto alla meditazione gli esagrammi Qian ䷀, 1- Lo Slancio Creativo, e Kun ䷁, 2 - Lo Slancio Ricettivo, o più semplicemente i trigrammi Qian ☰, il Cielo e Kun ☷, la Terra. Nella seconda parte cerchiamo di visualizzare un mortaio alchemico (ding) all’interno del nostro addome (dantian inferiore o campo di cinabro inferiore) nel quale far scendere l’immagine, quindi, con l’aiuto del Fuoco alimentato dal nostro Soffio Vitale (qi) consumare l’immagine ed ottenere una mutazione (yi) o trasformazione se non un risveglio. Questo tipo di meditazione può accompagnare l’interrogazione dell’oracolo, l’Yi Jing, nelle fasi “rotolare le parole nel cuore”, “amare ciò che si capisce” e “amare ciò che non si capisce”.
Lo spunto a questo articolo mi è venuto guardando il seguente video:
https://www.youtube.com/watch?v=yG1tPj4baVE&t=242s

* vedi la voce guan a pagina 452 della ENCYCLOPEDIA OF TAOISM, a cura del prof. Fabrizio Pregadio.

** ecco un ottimo articolo sull’argomento, purtroppo in inglese :
https://en.wikipedia.org/wiki/Zuowang