Sole e Luna: Tradizione e miti

a cura di Paolo Raccagni

Nella “Alta Antichità” tutti i popoli ammiravano gli astri celesti e di questi, i più luminosi, divennero anche divinità da adorare. La loro presenza nel cielo scandiva le fasi del giorno e della notte e accompagnavano i viandanti indicando loro il cammino. La vita e l’attività dei sedentari era legata alla stagionalità della semina e del raccolto e vedevano nel Sole colui che decideva il loro destino. I nomadi, vincolati alla cura e alla custodia dei loro animali, adoravano la signora della notte, la Luna, e le sue ancelle, le stelle che illuminavano la notte permettendo, con la loro tenue luminosità, di sorvegliare le greggi e gli armenti. La Luna regolava il momento della semina e il Sole quello del raccolto; il Sole regolava il momento dell’accoppiamento, la Luna quello delle nascite. Il sole garantiva la sequenzialità delle stagioni nella “unità” dell’anno, la Luna suddivideva l'anno nella “molteplicità” dei mesi…

Anche Cinesi, come tutti gli Antichi, non si allontanavano da questa visione ed avevano nominato il Sole, la Luna con Giove, Marte, Saturno, Venere e Mercurio i “Sette Governatori”  (Qīzhèng 七政) o i “Sette Splendenti” (Qīyào 七曜). Questo termine, “Sette Governatori”, lo si trova nell’opera storica più antica della Cina, il Shū Jīng 書經, letteralmente il “Classico dei Documenti”, in una frase del capitolo intitolato il “Canone di Shun” che M. Legge traduce in questo modo: “Egli esaminò la sfera rotante ornata di gioielli e il tubo trasversale di giada, in modo che potesse regolarizzare i Sette Governatori”. Lo stesso Legge insiste anche nel dire che questa definizione non riguarda le Sette Stelle dell’Orsa Maggiore, conformandosi cosi all’opinione delle autorità cinesi dell’epoca.

A conferma della legittimità delle affermazioni di Legge si può osservare un aspetto curioso dell’opera; i Sette Governatori, in particolare i Cinque Pianeti, vengono nominati non con il loro nome astronomico ma con gli ideogrammi degli Elementi a loro associati: Sole Rì 日, Luna Yuè 月, Giove Mù 木 (Legno), Marte Huǒ 火 (Fuoco), Saturno Tǔ 土 (Terra), Venere Jīn 金 (Metallo) e Mercurio Shuǐ 水 (Acqua). Questi Cinque Elementi o Cinque Agenti (Wūxing 五行), sono alla base del Pensiero Tradizionale Cinese non che del Pensiero Medico Cinese.

 Rì 日 - il Sole

Questo disco ardente che diffonde luce e calore nel nostro mondo e che con la sua presenza benigna rivitalizza ogni giorno, scacciando l’angoscia delle tenebre, deve essere stato certamente l’oggetto celeste che più ha colpito l’uomo. In effetti il Sole è, tra tutti i popoli dell’antichità, il Dio sovrano tra tutti gli dei, il Maestro dell’Universo verso il quale tutto s’inchina alla sua impareggiabile maestà e luce splendente. Ecco come Charles François Dupuis (1742 – 1809) descrive il Sole secondo la visione degli autori classici:

“La Luce è la vita dell'Universo, l'amica dell'uomo e la sua compagna più piacevole; con lei non ci si accorge più della solitudine… Ma il Dio del giorno si nasconde ancora allo sguardo dell'uomo, così che il suo occhio si abitua insensibilmente a sostenere la vivida radiosità dei raggi del Dio che l'alba sta per introdurre nel tempio dell'Universo, di cui è anima e padre… Finalmente appare, circondato da tutto il suo splendore, questo astro benefico, il cui impero sarà esercitato su tutta la terra. Il suo maestoso disco diffonde calore e luce in grandi ondate, di cui è la maggiore fonte. Mentre avanza nella sua corsa, l'ombra, sua eterna rivale, aggrappata ai corpi che la producono e alla materia grossolana di cui è figlia, fugge davanti a lui, camminando sempre nella direzione opposta, scendendo mentre lui si alza e attendendo il suo ritiro per ricongiungersi alla notte oscura, in cui la terra è immersa, nel momento che non vede più il Dio, padre del giorno e della Natura” (Dupuis, Origine des Cultes).

Anche gli antichi Cinesi chiamavano il Sole (Rì日) la Manifestazione della Luce, il Grande Regolatore degli aspetti della natura, l'Essenza di tutti gli Yáng  (陽) e l'immagine di tutto ciò che è prezioso. Di conseguenza, quando il Sole sorge, l'Universo è illuminato e quando il Sole tramonta, l'intero Universo è nell'oscurità. Da ciò deriva la sua virtù (Dé 德) e per questo che il Sole è il Principe, il Padre, lo Sposo e il Fratello Maggiore. La virtù che il calore (Yáng 陽) esercita sulla terra e di cui è l'origine, lo fece denominare la “Madre della virtù riscaldatrice (Yáng dé zhī mǔ 陽德之母)” e la “Origine di ogni principio Yang (Zhòng yáng zhī zōng 衆陽之宗)”. Questi principi riscaldanti (Yáng) sono accomunati al Fuoco (Huǒ 火), di cui il Sole ne è l’emanazione, quindi si spiega perché uno specchio posto di fronte al Sole produce immediatamente il “fuoco”.

Nelle cerimonie sacrificali, il Sole era chiamato Dōng jūn 東 君, il “Sovrano d’Oriente”, per questo motivo l’Yi Jing, il Classico dei Mutamenti, dice, parlando del Sole: “L'imperatore appare (nasce) ad Oriente”. È anche chiamato Lì yǎn 利眼, Occhio Penetrante: “…poiché il Cielo ha il Sole e la Luna, così l'uomo ha due occhi”.

Si chiama anche Liú zhū 流珠, la “Perla Fluttuante”. Il Sole è Yáng e la sua essenza si  mostra come una perla che ondeggia alle prime luci dell’alba a Oriente, un'idea resa dall’espressione il “Piccolo Yang del Drago Azzurro dell’Est” (Qīng lóng dōngfāng shǎo yáng yě 靑龍東方少陽也). È chiamato  ancora Yù yí 鬱儀, lo “Splendore delle forme” o Yù huá 鬱華, il “Risplendente”, nome con cui si designa il genio (Sū lì yé) che abita nel corpo del Sole e ne garantisce il movimento. Un altro nome è Zhū guāng 朱光, la Luce Rossa e poiché si credeva che le macchie solari rappresentassero un corvo, fu anche chiamato Yáng wū 陽烏, il Corvo Yang (vedi anche La Leggenda dei Dieci Soli). Il nome Sū lì yé 蘇利耶 che i Cinesi danno al genio del Sole, non è altro che la trascrizione del nome sanscrito del Sole Soûrya, Il Figlio del Cielo.

Corvo Solare, particolare della bandiera funebre
della Marchesa di Dai (Mawangdui)

Tutti questi termini che fanno riferimento al Sole, sono l’espressione di una profonda venerazione che gli antichi Cinesi avevano per il dispensatore di luce e fertilità. I riti che lo riguardano iniziavano proprio al mattino del primo giorno dell’anno che secondo il calendario cinese corrisponde anche alla prima luna di primavera. In questo giorno ci si recava fuori dalla porta orientale per compiere il rituale d’inizio anno; seguiva una seconda cerimonia, in concomitanza dell’ultima luna di primavera che si effettuava nello stesso luogo sacrificale posto ad Est rispetto al paese o alla città.

Ma è soprattutto nel giorno dell’equinozio di primavera che avveniva il grande sacrificio al Sole. Un altare perfettamente circolare, senza nessuna rientranza o sfaccettatura, ad imitare la perfezione del disco solare, era eretto nel luogo sacrificale sempre posto ad Est. Delle pile di legna venivano erette su questo altare sulle quali, in seguito, era posto un bue intero. Tre giorni prima di questo sacrificio l’officiante addetto al fuoco andava casa per casa, suonando una campana di legno, e imponeva l'obbligo di non accendere fuochi all’interno del paese. In questo modo il giorno dell’equinozio di primavera non esisteva alcun fuoco “terrestre” in tutto il paese. Nel giorno del sacrificio il sommo sacerdote si avvicinava all’altare tenendo tra le mani uno specchio di metallo o una lastra di cristallo o di vetro, e rivolgendolo verso del muschio secco che aveva nel pugno, lo accendeva e con esso incendiana il rogo su cui era posta la vittima offerta all’olocausto.

Yuè 月 - La Luna

Se il Sole è venerato per la sua luce e per l’azione benefica che diffonde nell’universo, la Luna lo è per il movimento regolare che sembra derivare da una intelligenza superiore e divina. Appena il Sole tramonta si vede un nuovo astro che si stacca da lui, inizialmente la sua luce è debole, ma giorno per giorno diventa sempre più luminoso e al quattordicesimo giorno il suo disco è pieno e perfettamente arrotondato e sembra competere con il Dio che gli presta la luce e gli concede di governare l’impero durante la notte. Ma come era apparsa questa luce, cresciuta per gradi fino alla sua massima pienezza e luminosità, la si vede presto diminuire con gli stessi gradi fino a spegnersi e riunirsi al suo Dio per poi riaccendersi e spegnersi nuovamente ai raggi del Sole (Dupuis, Origine des Cultes).

Il fenomeno delle sue fasi attira l’attenzione dell’uomo e per la sua singolarità diventa oggetto del suo studio. Gli offre la misura del tempo, la più semplice dopo quella del giorno e della notte. Ogni sette giorni la Luna assume un nuovo volto e ogni ventinove giorni, ovvero quattro volte sette, riprende il suo primo aspetto. Tutti questi “volti” della Luna non sono sfuggiti agli antichi Cinesi. Un antico testo di astronomia cinese dice:

“La Luna è l’essenza del principio Yīn (Yuè zhě yīn zhī jīng 月者陰之精). La sua forma è rotonda, la sua sostanza è pura. Quando è illuminata dal Sole vediamo la sua luce; ciò che il Sole non illumina si chiama l’Anima Oscura (Pò 魄). Quando il Sole e la Luna si guardano l’un l’altra ciò si chiama Wàng 朢. Questo carattere si compone degli elementi Chén 臣, Suddito, Yuè 月, Luna e Wáng 王, Re, e significa che quando la Luna è piena e in opposizione al Sole, ella offre l’immagine di un suddito che presenta i suoi omaggi al re”.

Il Libro dei Riti, Lǐjì 禮記, dice che la Luna per le sue fasi regolari è una misura, poiché, nella rivoluzione nel cielo, ogni trenta giorni forma una lunazione o un mese. La Luna quindi è stata usata in Cina come misura del tempo e l'anno cinese tradizionale è tutt’ora lunare. Nel Shūjīng 書經, il Libro dei Documenti,  il leggendario imperatore Yao, uno dei Tre Augusti e Cinque Imperatori, ordina ai suoi astronomi di determinare le quattro stagioni e completare l'anno con una luna intercalare. Quindi per l’uso comune un anno ha dodici lune e ogni luna ha 30 giorni (Mese Grande) e dopo tre anni si aggiunge una luna intercalare di 29 giorni (Mese Piccolo); nei mesi grandi la luna piena cade il sedicesimo giorno e nei mesi piccoli il quindicesimo giorno. Pertanto, un commentario al Shūjīng recita: “Dopo la luna piena, la luce muore e nasce l’oscurità. Per questo motivo il sedicesimo giorno è il giorno in cui nasce l’oscurità e il diciassettesimo il giorno in cui l’oscurità è già prodotta; questa oscurità è il luogo non illuminato del disco della Luna”.

L’ultimo giorno della Luna si chiama Huī 灰, cenere, poiché il suo disco è oscurato ed ha un colore grigio. Il primo giorno del mese lunare si chiama Shuò 朔 perché dopo la sua “morte” la Luna risorge, Sū 蘇. La Luna del diciottesimo giorno è chiamata volgarmente “La Luna che aspettiamo seduti (jūdài yuè 居待月)” e la luna del diciannovesimo giorno è chiamata “La Luna che aspettiamo distesi (jū qǐn yuè 居寢月)”. La mezza Luna è chiamata Corda, Xián 弦, poiché un lato della Luna è curvo e l'altro dritto come la corda di un arco teso. Sono il primo e l'ultimo quarto di Luna. Durante i primi sette o otto giorni, si chiama "Corda Superiore" (Shàngxián 上弦 - primo quarto); dal ventiduesimo o ventottesimo giorno, si chiama "Corda Inferiore" (Xiàxián 下弦 - ultimo quarto). L’ultimo giorno di Luna è Tiǎo 朓 che esprime la velocità del suo movimento. Quando la Luna nuova appare al mattino, ad Oriente, si chiama Cè nì 側匿, il “Lato Nascosto”, e i caratteri evidenziano la sua lentezza. Quindi ogni fase lunare ha una particolare caratteristica quindi un nome specifico che ne descrive la funzione e questi nomi si suddividono tra Mese Grande (30 giorni) e Mese Piccolo (29 giorni).

Il vecchio ideogramma che identifica la Luna era la rappresentazione di una mezza luna. Questo ideogramma, ora scritto 月, significa anche imperfetta, poiché, quando la Luna è piena, inizia a “diminuire”. La Luna è quindi era considerata dai Cinesi come subordinata al Sole. Poiché il Sole è l'immagine di tutto ciò che è perfetto, come il principe, il padre, il marito o il fratello maggiore; la Luna, a cui manca una parte, è l’immagine di tutto ciò che è imperfetto e subordinato al Re: l’immagine della regina, dei ministri e dei principi feudali. Di conseguenza il Sole è considerato come contenente la virtù del principio maschile, Yáng 陽, e la Luna come contenente la virtù del principio femminile, Yīn 陰,  quindi è chiamata anche la "Origine (o la fonte) di ogni Principio Yīn (Yuè qún yīn zhī zōng 月羣陰之宗)".

Specchio in bronzo della dinastia Tang (618 - 907 d. C.)
con impressa la Lepre Lunare sotto l'albero di Cassia

La Luna è il messaggero celeste. Governa il freddo l’umidità che accumulati si condensano in acqua, è l'essenza di tutte le emanazioni “acquose” compreso quelle del ciclo femminile (Acque di Luna). Quindi governando sull'acqua, la marea aumenta nei giorni di Luna è piena. Dall’effetto della Luna che esercita sul mare nasce la convinzione della sua influenza sulle conchiglie. “Quando la Luna è piena, lo sono anche le conchiglie, e l'umidità allora è completa; mentre l'ultimo giorno di Luna le conchiglie sono vuote e tutta l'umidità è dispersa”. I Cinesi, ma anche gli antichi romani, affermavano che tutto ciò che vive nell'acqua, come conchiglie, granchi, ostriche perlifere e tartarughe, cresce e diminuisce con la Luna. Questa stessa influenza, come abbiamo già visto, si estende su tutto ciò che è bagnato e umido, ed è per questo che i rospi sono animali “lunari”, poiché abitano luoghi umidi e gracidano durante le piogge. La lepre altro’animale “lunare”, è il più rappresentativo ed è chiamata "Essenza della Luna Piena", perché si era osservato che amava vagare, nelle notti di Luna, davanti alla sua tana. La si ritrova su gli abiti da cerimonia, ritratta all’interno del disco lunare e nella tradizione popolare è rappresentata sotto un albero di cassia, albero di natura “lunare”, intenta a pestare in un mortaio una preparazione medicinale.

Rospo Lunare, particolare della bandiera funebre
della Marchesa di Dai (Mawangdui)

Come per il Sole anche la Luna ha al suo interno un genio che si fa carico di imprimerle il movimento. Il suo nome è Jié lín 結璘 ed è chiamato anche con altri appellativi tra cui Sūmó 蘇摩 che è la trascrizione cinese del nome in sanscrito della Luna o del nettare lunare, Soma. Così come le cerimonie che riguardano il Sole si svolgono al mattino rivolti ad Est, quelle che riguardano la Luna si compiono alla sera rivolti ad Ovest, soprattutto durante Luna Nuova equinoziale d'autunno. Lo Lǐjì dice che il giorno dell’Equinozio d’Autunno, si sacrificava alla Luna del crepuscolo nel luogo del sacrificio posto ad Occidente; poiché, dice il commentario al testo, la Luna nasce ad Occidente: quindi il sacrificio alla Luna, la sera d'autunno, deve essere offerto rivolti ad Ovest. Il Libro dei Riti, Shūjīng, nel capitolo Documenti della Dinastia Zhou, riporta la stessa indicazione: il sacrificio deve avvenire nel momento della Luna del crepuscolo nel giorno dell’Equinozio d’Autunno. Questo sacrificio dell’Equinozio d’Autunno veniva offerto su un altare cavo. La forma di questo altare era concava e poteva contenere qualcosa, ad imitazione della Luna che ricevendo la luce dal Sole, la diffonde. L’altare del Sole, era alto e visibile, mentre quello della Luna era profondo e nascosto, questo per distinguere il visibile dall’invisibile, il buio del principio oscuro, Yīn, e la luce del principio luminoso, Yáng, e determinando con l’altezza e la profondità, la rispettiva altezza e profondità dei principi Yīn e Yáng.

Questi sacrifici alle due grandi luci risalgono alla più alta antichità. Il sacrificio alla Luna consisteva anche in una “pira riempita”, cioè in una vittima intera posta sul rogo, come per i riti al Sole, siccome non si poteva accendere la pira per mezzo di uno Specchio Solare, come nel sacrificio al Sole, la si accendeva per mezzo di un normale fuoco, ma indirizzando uno specchio metallico verso la Luna per riceverne la rugiada. Questi specchi erano fatti per metà d'oro o di altro metallo e per metà di peltro. Lo specchio con cui si accendeva il rogo per il sacrificio al Sole era fuso il giorno del Solstizio d’Inverno, a mezzanotte, al momento della nascita della nuova luce. Si chiamava Yáng suì 陽燧 o lo Specchio del Sole. Lo specchio su cui si riceve la rugiada per il sacrificio alla Luna era fuso il giorno del Solstizio d’Estate, a mezzogiorno, al momento della nascita del principio Yīn. Si chiamava lo Specchio della Luna, Yīn suì 陰燧. Questi specchi avevano lo scopo di ricevere le emanazioni dei principi Yáng e Yīn.

Specchio "Lunare" della dinastia Song (960 - 1279 d. C.)
con immagini di Fenicie, simbolo del "femminile" - Museo Provinciale dello Hunan
 
Specchio "Solare" della dinastia Zhou (475 - 221 a. C)
con riprodotto il carattere 山 Shān "Momtagna" - Museo Canadese delle Civilizzazioni

Lo Specchio Solare era anche chiamato Fū suì 夫燧, “lo Specchio Maschile”, e lo Specchio Lunare era chiamato Fāng zhū 方諸, “il Quadrato Totale”: “Wáng shì (王氏) dice: Quando si parla dello Specchio Solare (Yáng suì), si deve conoscere lo Specchio Lunare (Fāng zhū); quando si parla del Quadrato Totale, si deve sapere che lo Specchio Solare è circolare. I principi dello Yīn e dello Yáng sono il loro Soffio Vitale (Qì 氣), e il Quadrato e il Cerchio sono la loro forma materiale”. Lo Specchio Solare era quindi rotondo, poiché il Sole è sempre circolare e perfetto; mentre lo Specchio Lunare era quadrato, poiché la Luna è “tagliata” e non è sempre perfettamente circolare.


Ancora oggi in Cina, coloro mantengono vive queste tradizioni, osservano la Luna sulle terrazze la sera dell’Equinozio d’Autunno. Non si ha più memoria da quale periodo risale questa tradizione, ma è evidente che questa usanza è una reminiscenza degli antichi sacrifici alla Luna.

Testo di riferimento: "Uranographie Chinoise" di Gustave Schlegel Edizioni SO-WEN 1977 Milano. Una ristampa di un testo in francese del 1875 ricco di informazioni astronomiche nonché sulla tradizione e la filosofia riguardanti l'Antica Cina. Prestito a lungo termine del mio caro amici Yves. Un testo limitato a sole 1.000 copie che ha il pregio di avere, per le citazioni, anche il testo in caratteri cinesi che ho duvuto traslitterare dal sistema francese EFEO in PinYin. Qundi se trovate qualche errore ...

Calmare il Cuore Pacificare la Mente

a cura di Paolo Raccagni
 
L'Arte di Nutrire la Vita (Yangsheng 養生) è stata praticata in Cina sin dal V secolo a.C. in varie scuole e secondo molteplici tendenze.

Zhàozhōu Cōngshěn (Jōshū Jūshin 778 - 897)
Zhàozhōu Cōngshěn 趙州從諗 Maestro del Buddismo Chàn-Zen (conosciuto in Giappone con il nome Jōshū Jūshin 778 - 897)  era uno di “coloro che praticano la Via e che la mantengono pazientemente”. Famoso per l’aneddoto in cui un monaco gli chiese: “Il cane ha natura di Buddha o no? Jōshū rispose: “Wu”. Wu significa “no” ma il tono espresso dal Maestro fu come l’abbaiare di un cane. Fu il Maestro di pensiero di Hakuin Zenji 白隠禅師 1686 - 1769), Maestro Zen giapponese, famoso per aver scritto, tra l’altro, l’Orategama (“La teiera lavorata a sbalzo” - 1747) che comprende un saggio sulla pratica dell’introspezione.

La particolarità del testo che vi propongo è di porsi alla confluenza delle tre dottrine: il Taoismo, il Confucianesimo e il Buddismo. Dunque il testo giustifica la formula “Sān jiào hé yī 三教合一 - I Tre Insegnamenti si uniscono in Uno”. Questo aspetto può essere correlato al concetto espresso nel capitolo 14 del Daodejing: “Lo guardiamo senza vederlo, lo chiamiamo invisibile. Lo ascoltiamo senza sentirlo, lo chiamiamo impercettibile. Lo tocchiamo senza afferrarlo, lo chiamiamo impalpabile. Ecco tre cose inesprimibili che, confuse, fanno l’Unità”. La profonda origine del nome della scuola San Yi Quan, il “Pugno delle Tre Unità”.

Altro aspetto interessante di questo testo è la visione dell’Arte di Nutrire la Vita come una pratica vissuta e quotidiana attraverso i “Cinque Elementi” (Wǔxíng 五行) senza che ciò gli impedisca di prendere in considerazione un approccio alchemico, filosofico e persino sociopolitico, molto in anticipo sui tempi. “Raramente un riassunto di una pratica considerata esoterica è stato così chiaro e diretto. Qui ci troviamo difronte alla semplicità e all’efficienza, e questo ci disturba perché spesso preferiamo ciò che è complicato e inefficace” (Georges Charles). 

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Sanyi Quan

“L’Arte di Nutrire la Vita consiste nel mantenere fresche le parti superiori del corpo e calde le parti inferiori. Addossati allo Yin, abbracciamo quindi lo Yang. È essenziale sapere che, per Nutrire la Vita, si devono concentrare le proprie forze vitali nelle parti inferiori del corpo. Spesso, coloro che praticano la Via usano dire che, per ottenere l'elisir di lunga vita, è sufficiente compiere le Cinque Buone Opere (Wu Chang): l'umanità (elemosina), senso del dovere (benevolenza), saggezza (sincerità), meditazione (purezza), osservanza delle regole del rituale (responsabilità). Ma non dobbiamo dimenticare che i Cinque Fondamenti (Wuxing) che compongono il corpo materiale (Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua) sono conosciuti dai Cinque Organi di Senso: l'occhio, il tatto, la lingua, il naso e l'orecchio.

Se qualcuno chiede cosa s’intende dicendo che la preparazione dell’elisir di lunga vita è fatto assemblando le Cinque Radici dei sensi del corpo, dobbiamo rispondere che esiste la Legge dei Cinque Elementi, che previene l’accrescimento del desiderio. L’occhio, ad esempio, non dovrebbe guardare in modo casuale, l’orecchio non dovrebbe ascoltare in modo casuale, la lingua non dovrebbe gustare un sapore o parlare in modo casuale, il corpo non dovrebbe toccare in modo casuale e la mente non dovrebbe pensare in modo casuale. Se si obbedisce a queste leggi importanti, lo spirito di questa natura essenziale e complessa si presenterà da sola davanti ai nostri occhi. Questa natura essenziale è ciò che Mengzi (Mencio) chiama “l’espansione della conoscenza” (Zhìzhī 致知, Ricci 859 e 842). Ne consegue che concentrandole nello spazio sotto l'ombelico, nell’Oceano del Soffio, e mantenendole lì, anno dopo anno, in modo che diventino invincibilmente forti, prima di rendersene conto, il forno dell’elisir, le regioni esterne, interne e centrali, le otto regioni e i quattro quartieri dell’universo, diventeranno la stessa grande preparazione di questo elisir di lunga vita. Ci renderemo conto, quindi che l’io (Wǒzì, 我自 letteralmente io-io, Ricci 5549 e 5401) non è nato con l'individuo (Rén 人, la persona, Ricci 2426) ma prima della creazione del Cielo e della Terra (Xantian o Cielo Anteriore, prima della creazione del Cielo) e che non muore alla fine della vita, ma ritorna nel vuoto primordiale (Xū 虛 Ric. 2070). L’essere umano è quindi solo un divino eremita che prende in prestito la durata della vita per manifestarsi.

Questa acquisizione si accompagna del potere di toccare il Grande Oceano e trasformare la Terra in oro. È così che possiamo affermare “che una singola goccia di questo elisir trasforma il ferro in oro”. È essenziale nutrire la vita (Yangsheng). Prima di tutto, non ci si limita solo a modellare la forma (Yangxing) solo con esercizi fisici. Il segreto di questo processo consiste in un lavoro che consente allo stesso tempo di equilibrare il corpo e calmare lo spirito. Quando il corpo è in equilibrio, è possibile calmare lo spirito. Quando lo spirito è calmo, allora è possibile disciplinarlo. Quando lo spirito è disciplinato, si produce l’elisir. Quando l’elisir si produce, la forma si stabilizza, lo spirito è allora autentico (Zheng Shen). Dovrebbe essere chiaro che questo elisir non è certamente qualcosa di esterno al praticante, ma risiede in se stesso sia nella profondità della forma che nella sobrietà dello spirito. Sappiamo che ci sono campi in cui si trovano delle gemme (Bǎo 宝) e campi in cui viene coltivato il miglio. I campi di gemme sono i luoghi in cui vengono prodotti i gioielli e i campi di miglio, sono i campi in cui vengono coltivati questi cereali. Quindi, nell’essere umano, c'è quello che viene chiamato “Il Campo di Cinabro” (Dāntián 丹田). È la stanza del tesoro in cui l'energia viene immagazzinata e conservata. Il cinabro (Dān) può essere considerato un gioiello (Bǎo) ed è anche la roccaforte in cui viene coltivato l'elisir, in modo che la vita possa essere sostenuta per molti anni. L'elisir può essere pensato come qualcosa che coltivi e sviluppi come un'erba. Questo “Campo di Cinabro”, situato nella parte inferiore dell’addome, si trova sotto i Cinque Organi del corpo. È come un braccio di mare che comanda un centinaio di valli. Questo è il motivo per cui è anche chiamato “Oceano del Soffio” (Qìhǎi 氣海). Non si stanca mai di immagazzinare energie ma anche di ridistribuirle. Quando l’elisir è stato prodotto e portato alla sua perfezione, entra nel palazzo situato sull’isola al centro dell’Oceano del Soffio. Questo elisir, ancora una volta raffinato, viene quindi portato in altri due luoghi, uno situato al centro del torace (Zhongting), l’altro al centro del cranio (Mingtang).

La prima residenza dell’elisir e l’Oceano del Soffio sono entrambi sotto l’ombelico. Essi sono una cosa sola poiché si armonizzano (He). Il punto d’origine dell'energia e del movimento del soffio (Taisu = il Grande Flusso) si trova un po’ più in basso e la vera energia (Zhongqi = energia autentica) viene sempre preservata tra questi due luoghi. Se, attraverso questa pratica, il corpo e la mente si armonizzano di concerto, i capelli non si seccheranno, i denti non si allenteranno, la vista rimarrà chiara, la pelle rimarrà elastica. È l’esperienza che si verifica quando l’energia è stata conservata e l’elisir portato alla sua perfezione. Ma, naturalmente, l’efficacia di questa disciplina dipende interamente dalla purezza e dalla coerenza con cui si pratica. Chi pratica la Via spesso dice che prevenire è meglio che curare. Pertanto invitano coloro che si esercitano a controllare i propri pensieri e a pacificare le loro menti. L'orientamento dei medici è esattamente l'opposto. Dopo aver constatato che il male ha già stabilito il suo impero, cercano di agire contro di esso. Numerosi sono coloro che non si sono salvati o che hanno le loro menti turbate dalle droghe a loro somministrate. Perché è un dato di fatto che lo spirito, la mente e il corpo sono i tre pilastri fondamentali che sostengono l’essere umano. Quindi il saggio è attento a mantenere il suo corpo, a controllare il suo pensiero e a risvegliare il suo spirito mentre lo pacifica. L’arte di salvare la vita è come l'arte di proteggere un paese. Quello che chiamiamo “spirito” (Shen) è l'Imperatore; quello che chiamiamo “mente” (yi) è il Primo Ministro; ciò che chiamiamo “corpo” (Xing) è la popolazione. Proprio come le persone sono il mezzo per perfezionare lo Stato, la cura della mente e dello spirito è il mezzo per perfezionare il corpo.

Quando il popolo è portato alla rovina dagli errori del Ministro o dell’Imperatore, il paese deperisce. È quindi in balia del nemico interno ed esterno. Quando la mente è esaurita e lo spirito turbato, il corpo muore, vittima dei nemici interni, degenerazione degli organi e dei fluidi, e dei nemici esterni, le malattie. Ma quando il governo porta sinceramente la sua attenzione sulle classi inferiori e non perde mai di vista il lavoro e la fatica della gente, il popolo  prospera e il paese diventa forte. Nessun nemico all’interno. Nessun nemico invaderà il territorio. Lo stesso con il corpo dell'essere umano: l’essere saggio e ragionevole mantiene sempre a un basso livello l’energia del suo Cuore. Per questa ragione, i “sette mali” non trovano alcun spazio per muoversi, le “quattro visioni” non possono invaderlo dall’esterno. Si rafforzano le difese esterne e si consolidano le forze interne. Il corpo, la mente e lo spirito sono così mantenuti in buona salute e non è più necessario un intervento esterno. Un simile corpo è come una potente nazione che non ha più bisogno di ascoltare il suono delle corna e dei tamburi di guerra. Quando la calma è fuori e la pace è dentro, il pensiero è lucido e la mente è in pace.

Calmare il cuore permette di pacificare lo spirito. Se proteggiamo lo spirito attraverso la pace, da dove potrebbero venire le malattie? Oggi, sfortunatamente, gli esseri umani stanno facendo esattamente il contrario. Dalla nascita alla morte, il pensiero che li guida è aggressivo e non protegge la loro parola interiore per un solo istante. Non sanno nemmeno che il pensiero che li guida sia aggressivo. Sono pazzi come dei giovani cani che non fanno che correre avanti e indietro fino a quando non cadono dalla stanchezza. Quanto è pericoloso! D’altra parte, quando, nel “Campo di Cinabro” dell’addome, tutto è stabile, immutabile e durevole come una roccia, non si troverà un’oncia di pensiero illusorio, un granello di desiderio o di lussuria, né un accenno di desiderio inutile. Quindi il Cielo e la Terra saranno in armonia con l’essere umano realizzato ed autentico (Zheng Ren), e l’universo è allora il Drago con cui voliamo e la Tigre con cui galoppiamo. Quando seguiamo diligentemente questa disciplina, ci troviamo fermamente seduti come il Monte Kunlun e altrettanto mobili come il Grande Oceano.

Volare con il Drago Correre con la Tigre
La vera disciplina dell’introspezione ci insegna a capire che la verità inesprimibile e assoluta deve essere identificata con gli elementi stessi che vediamo nella nostra persona e che costituiscono il nostro corpo. La vera pratica dell’introspezione è fissata sotto l’ombelico a livello dell’Oceano del Soffio, il centro respiratorio dell’addome dove si manifesta il Grande Flusso, nel bacino e nella “Coda di Colomba” (Weilu = coccige / sacro), nei palmi delle mani e nella pianta dei piedi presi insieme o combinati tra loro. Quale ragionamento logico possiamo trovare in questo? Queste varie parti del mio corpo sono la mia intera unità corporea e la mia dignità personale. Dove c'è posto per le narici nella mia dignità personale? Questa totalità è il mio solo e unico terreno e le mie narici non sono diverse dall’ombelico o dalle dita dei piedi. Perché mettere uno sopra e l’altro sotto? Con quale diritto? Dovrei prestare maggiore attenzione al mio vestito o al cuscino su cui sono seduto o alla stanza in cui pratico piuttosto che alla mia unità corporea, che costituisce la mia individualità e la mia dignità? Questa totalità è al centro della mia origine. Potrei fare a meno di questa casa o disprezzarla? Come possiamo trovare la pace nell’armonia universale se trascuriamo o disprezziamo questa unità primordiale che costituisce la dimora originale dell’essere umano. Il rispetto per l’universo richiede rispetto per sé e per gli altri, non trascuratezza o disprezzo per qualsiasi parte di questa unità corporea. Se qualcuno mi chiedesse ora qual’è il vero spirito della meditazione, risponderei che consiste nel mantenere sempre un cuore benevolente e compassionevole, sia che si parli o che si muovano i gomiti mentre si scrive, che si sia in movimento o a riposo, sia che sia nell’onore o nella vergogna, nel guadagno o nella perdita, nel bene o nel male, raccogliendo tutti questi elementi in una strofa, dirigendo e concentrando questa energia con la forza di una roccia di ferro sotto l’ombelico e la parte inferiore dell’addome. Allora il corpo sarà libero, l'intenzione chiara e luminosa e lo spirito in pace.”

(Jōshū Jūshin 778 - 897)

Liberamente tratto da:

Le origini Euroasiatiche della Cavalleria e dell’Etica Cavalleresca

Ospito qui un articolo che ho trovato molto interessante riguardante la Cavalleria e l'Etica Cavalleresca. L'autore prende in considerazione "ordini guerrieri" di diverse epoche e civiltà andando oltre l'Epica e la mistificazione Hollywoodiana, riportando il tutto sotto una visione storica documentale. (Paolo Raccagni)

 
Charlton Heston in The Warlord di Franklin J. Schaffner (1965)- Foto Universal Pictures
La cavalleria fa parte del nostro patrimonio storico così come del nostro immaginario. Nel Medioevo, questo percorso eroico si sviluppò all'ombra della Chiesa per la quale l'ideale più elevato rimase la vita monastica. Tuttavia, la dimensione spirituale e iniziatica della cavalleria non può essere ridotta alle sole influenze della religione cristiana. Per la maggior parte degli autori, questa istituzione militare ha le sue radici nei mondi romano e carolingio. Qui, Roma è intesa nel suo senso stretto, escludendo l'impero bizantino e quindi in opposizione all'Oriente. Come scopriremo, è in quest'ultima direzione che dobbiamo cercare non solo l'origine della cavalleria pesante ma anche della sua etica cavalleresca. Ma una domanda si pone fin dall’inizio. La cavalleria europea è un fenomeno unico nella storia? Ci sono cavallerie extraeuropee?

 Società guerriere
Guerrieri aztechi

(Codice di Firenze 1558-1577)
Le caste e le società guerriere non devono essere confuse con la cavalleria. Gli ordini militari aztechi dei guerrieri giaguaro (ocelotl) e dei guerrieri aquila (cuauhpilli), per esempio, potevano essere paragonati agli ordini cavallereschi in quanto formavano una sorta di aristocrazia alla quale il combattente ne otteneva l'accesso attraverso la cattura sul campo di battaglia di diversi nemici destinati al sacrificio umano. Allo stesso modo, tra i popoli meno civili, a volte i campioni si scontravano in battaglie rituali che potevano evocare le giostre medievali o i duelli in cui potevano impegnarsi i cavalieri delle pianure del Nord America. Di fatto, i popoli guerrieri hanno spesso testimoniato l’esistenza di un codice d'onore senza tuttavia parlare di cavalleria nel senso in cui la intendiamo qui. In effetti, quest'ultima prestava attenzione ai più deboli cosi come alle donne, cosa tutt'altro che evidente tra i cacciatori-guerrieri e molte società militarizzate. Nelle società organizzate in modo gerarchico, abbiamo visto costituirsi vere classi guerriere come i samurai in Giappone.

Il termine samurai, apparso in letteratura intorno al X secolo, non indicava espressamente un guerriero ma un uomo al servizio della corte. Fu solo gradualmente che questo termine fu attribuito ai guerrieri e si deve attendere fino all'era Edo (o periodo Tokugawa 1660-1868) perché  questo status sia definitivamente stabilito. Notiamo che i due secoli in cui è durato questo periodo sono stati accompagnati, sul piano interno, da un lungo periodo di pace - con l'eccezione delle rivolte contadine del XVII secolo - durante il quale i guerrieri ricoprivano principalmente il ruolo di funzionari e di amministratori. Va anche notato che "la via del guerriero", il famoso bushido, si forma in questo contesto di élite militare burocratizzata. Così, fu nel XVIII secolo che Tsunemoto Yamamoto scrisse la sua opera, Hagakure, che - con il Gorin no sho dello spadaccino Miyamoto Musahi (1) - sarebbe diventato uno dei breviari dei seguaci delle arti marziali giapponesi. Questo testo, che non era noto al grande pubblico prima della fine del XIX secolo, ispirò in particolare l'ideologia militarista dell'Impero del Sol Levante.

Seppuku
(stampa del 1850)
Insistendo nella ricerca dell'eccellenza nella professione delle armi, nella totale abnegazione e nella lealtà, intese soprattutto come sottomissione al signore feudale, questo testo ha contribuito a plasmare lo spirito del kamikaze, facendo di ogni guerriero un morto che cammina. Lo stesso Yamamoto scrisse il testo dopo essere stato interdetto dal suicidio alla scomparsa del suo signore, a causa di una legge promulgata dallo Shogun. Nell’incapacità di farsi seppuku (hara-kiri), divenne monaco e consacrò il resto dei suoi giorni a ruminare sui pensieri oscuri contenuti nella sua opera... In quanto classe guerriera ereditaria al servizio di un governatore di una provincia o di un signore di dominio (daimyo), i samurai sono meno vicini ai cavalieri posteriori all'anno mille che la militia del Basso Impero Romano che designò con precisione parte del servizio pubblico organizzato secondo un modello militare. In ogni caso, ci volle la visione alquanto romantica di Izano Nitobe (1862-1933), professore universitario e diplomatico, nonché fervente cristiano, perché nel suo libro scritto in inglese, Bushido, The Soul of Japan (1900), il samurai sia ornato con le più alte virtù cavalleresche.


Il caso della Cina
Proprio come le figure del nobile dalla pelle rossa e l'impassibile samurai continuano ad alimentare l’immaginario, l'archetipo del cavaliere errante cinese ha suscitato in Cina un'abbondante produzione letteraria e persino un genere cinematografico, il wuxiapian 武俠片. I successi internazionali delle superproduzioni come La Tigre e il Dragone (Ang Lee, 2000) hanno reso popolari le gesta aeree e volteggianti di questi spadaccini dotati di poteri soprannaturali. Tuttavia, la storia cinese non ha conosciuto la vera cavalleria, poiché la funzione militare ha finito per essere interamente subordinata alla burocrazia letterata. A questo proposito, i mandarini sono l'equivalente dei samurai per la loro importanza sociale e il loro ruolo di amministratori, il pennello che sostituisce qui la sciabola come simbolo di distinzione sociale.

Il primo storico cinese, Sima qian 司马迁 (145-86 a.C.), integrò nelle sue Memorie Storiche (Shiji 史记) le biografie di due cavalieri erranti (youxia 游俠), Lu Zhujia 魯 朱家 e Guo Jie 郭解. La sezione dedicata agli assassini (cike liezhuan 刺客 列传) sottolinea il significato del sacrificio di altri cinque eroi straordinari tra i quali citeremo Jing Ke (荆轲) che non riuscì ad assassinare il tiranno che sarebbe diventato il primo imperatore della Cina, un episodio più volte ripreso dal cinema (citiamo L'Imperatore e l'assassino di Chen Kaige, 1998, così come Hero di Zhang Yimou, 2002). Da un punto di vista sociale, tuttavia, il cavaliere errante non sopravvisse alla dinastia Han (dal 206 a.C. al 220 d.C.). In effetti, nonostante gli elogi di Sima Qian, alla fine prevalse la visione del pensatore legista Han Feizi 韓非子, una grande fonte d'ispirazione per la politica del primo imperatore. Condannata come "seccatura" (da 蠹), lo youxia ha lasciato il posto a questi "banditi d'onore", membri di società giurate, immortalati nei Racconti sul bordo dall'acqua (Shui hu zhuan 水浒传) , monumento della letteratura cinese scritto nel XIV secolo.

Alla fine del XIX secolo, la deplorevole situazione militare della Cina nei confronti delle potenze occidentali suscitò tra gli intellettuali un crescente interesse per la cultura guerriera del Giappone, i cui progressi sotto l'era Meiji gli avevano permesso di unirsi al concerto delle grandi nazioni. Pertanto, è necessario evocare il riformista Liang Qichao 梁啟超 (1873-1929) autore di un'opera esplicitamente intitolata The Bushido of China (Zhongguo zhi wushidao 中国 之 武士道, 1904) in cui esortava i suoi compatrioti a trovare lo spirito marziale che, due millenni prima, presiedeva alla formazione dell'Impero cinese.

Il giustiziere nell’immaginario cinese (Jet Li nel film Hero di Zhang Yimou)

Verso l'Oriente
Il filosofo giapponese Inoue Tetsujiro (1856-1944) fu uno dei teorici del nazionalismo giapponese (nihonshugi 日本主義), nonché il principale promotore dell'ideologia bushido fino alla seconda guerra mondiale. Convinto della superiorità spirituale del popolo giapponese, riteneva che la via del samurai superasse la cavalleria europea che, ai suoi occhi, era solo una forma di "adorazione delle donne". Questo è davvero un punto che caratterizza la cavalleria europea rispetto ad altre idealizzazioni guerriere, poiché i samurai hanno favorito, come i Greci dell'antichità, relazioni “pederastiche” che avrebbero dovuto partecipare all'educazione del novizio (2). Questa formazione, esplicitamente designata come “la via dei giovani uomini” (shudo 衆 道), aveva come corollario una svalutazione delle donne, ancora sensibile nella società giapponese contemporanea.

Amor Cortese
 (Codice Manesse XIV secolo)
Siamo ben lontani dalla condizione delle donne nel Medioevo (3) e ancor più dall'ideale dell’amor cortese, questo Fine Amor che fiorì per la prima volta nel sud della Francia nel XII secolo prima di diffondersi in Europa nel secolo successivo. L'ascetismo amoroso dell'amor cortese è uno degli aspetti della spiritualità della cavalleria, il più importante ovviamente è quello del percorso eroico che combina da vicino influenze pagane e cristiane. Non c'è abbastanza spazio qui per spiegare in dettaglio la storia e i codici della cavalleria. Sarebbe necessario evocare le eredità romane e germaniche, nonché la crescente influenza della Chiesa che ne prese il controllo nel XI secolo, grazie alle crociate, per incoraggiare finalmente la creazione di ordini monastici guerrieri (Templari, Ospitalieri, ecc.) nei quali il cavaliere si è messo al servizio della fede facendo voto di obbedienza, povertà e castità.

Dal punto di vista delle tecniche di combattimento, diversamente dal samurai, il cavaliere europeo era prima di tutto un cavaliere pesantemente armato, il suo equipaggiamento difensivo terminava nell'imbracatura del XV secolo, l'armatura completa ora inseparabile dal folklore del Medioevo. La predominanza della tecnica della lancia reclinata, che ha spinto lo sviluppo della giostra, è caratteristica di questa cavalleria equestre. In effetti, senza voler mettere in discussione le teorie accettate sull'origine di questo, è consigliabile collocare tecniche di combattimento montate e proto-cavalleria in un quadro molto più ampio che è quello dei popoli indoeuropei e della tripartizione come è stato sottolineato da Georges Dumézil che ha distinto come uno schema comune un'organizzazione sociale in tre funzioni: sacerdotale (oratores), guerriero (bellatores) e produttivo (laboratores).

Catafratto

(Sovrano Sassanide - Scultura a Taq-e Bostan)
Questo schema consente di tracciare parallelismi tra nobiltà di spada diverse da quelle dell'India (casta kshatriya, cavalleria Rajput), del mondo celtico, dell'antica Roma, ecc. Per quanto riguarda il cavaliere pesantemente armato, è possibile trovarne le prime tracce tra gli Sciiti che costituirono i "catafratti" - uomo e cavalcatura essendo similmente ricoperti da lamine di metallo - una tecnica gradualmente adottata dagli imperi dei Medi, degli Achemenidi, dai Seleucidi, dai Parti, dai Romani, dai Sassanidi, questo per tutto il millennio che precede il nostro Medioevo… Quindi l'apparizione della cavalleria pesante era per lo più un fenomeno eurasiatico, il cui centro di gravità fu localizzato per la prima volta nelle steppe dell'Asia centrale prima di spostarsi a sud in una vasta regione che abbraccia l'altopiano iraniano. Vedremo nell'ultima parte di questo articolo che anche a livello spirituale, è in questo cuore dell'Asia che dovremo cercare le più antiche fonti di ispirazione.

Ambiguità del cristianesimo
Per quanto riguarda il cristianesimo, la cavalleria appare a prima vista come un’anomalia. Infatti, i primi cristiani hanno condannato formalmente il mestiere delle armi in conformità con questo noto passaggio dei Vangeli: "tutti coloro che prendono la spada periranno con la spada" (Matteo, 26). Le coorti di martiri così come gli scritti di numerosi ecclesiastici dei primi secoli dell'era cristiana testimoniano questa non-violenza originale. Sarà necessario attendere l’editto di Salonicco, promulgato il 27 febbraio 380 dall'imperatore Teodosio I affinché un ramo del cristianesimo - quello del cristianesimo detto detto "niceno" - diventasse religione di stato ad esclusione di tutte le altre dottrine ora considerate eretiche. Non appena si sciolse nella matrice romana, la religione di Cristo non cessò di adattarsi alle necessità politiche dell'impero, quindi di tutti coloro che in seguito ne rivendicarono l'eredità, a partire dai Franchi il cui ruolo è stato cruciale nello sviluppo del cattolicesimo. Così, si è visto formulare gradualmente la dottrina della "giusta guerra" e, con Carlo Magno, l’infelice incontro tra un bellicismo atavico e una fede divenuta intransigente, quella del "credere o morire" che, per esempio nel 782, avrebbe portato al massacro dei Sassoni sconfitti rimasti fedeli alle loro credenze (4) ... L’atteggiamento ambiguo della Chiesa di fronte alla violenza guerriera durante questo periodo di formazione dell’ideale cavalleresco, riflette in un certo modo le contraddizioni delle sacre scritture che fanno coesistere la furia del Dio vendicativo e talvolta genocida della Bibbia con il messaggio d'amore dei Vangeli.

L’imperatore Carlo Magno alla testa del suo esercito
La storia di una religione può essere percepita dal punto di vista del credente, come una "rivelazione" discendente dal Cielo. Tuttavia, un approccio scientifico basato non solo sullo studio dei testi ma anche su prove archeologiche, evidenzia influenze e sviluppi ignorati dalla storia sacra. Pertanto, le profonde contraddizioni della Bibbia, in cui l'immagine divina non smette di sfocare tra un dio nazionale che si registra in una struttura ancora politeistica e un unico Dio creatore di tutte le cose, lascia intravedere la diversità delle fonti umane che ne hanno ispirati i racconti. È ovvio che la religione degli antichi ebrei, già nutrita nelle culle egiziane e mesopotamiche, si arricchì notevolmente a contatto con l'impero degli Achemenidi di cui sappiamo che Ciro il Grande, che a metà del VI secolo a.C. liberò gli ebrei dalla loro prigionia in Babilonia, fu considerato da loro come "l'Unto di Yahweh", in altre parole il messia (Isaia 44:28). I numerosi contributi della spiritualità persiana sono stati evidenziati da ricercatori che sono troppo poco conosciuti dal grande pubblico, il cui leader è senza dubbio l'iranologo Paul du Breuil (1932-1991). Infatti chi sa che le nozioni di Regno dei Cieli, di salvatore, di risurrezione, di paradiso, di angelo e arcangelo, di gloria divina o persino dell’aureola delle iconografie cristiane e buddiste, in breve che tutto ciò proviene dal mondo persiano? E ancora, chi sa che l'idea stessa del Dio universale è nata lì molto prima che la Bibbia fosse scritta?

Così parlò Zarathustra
Senza la sua associazione con il lavoro di Nietzsche, il nome Zarathustra sarebbe stato dimenticato. Che peso hanno oggi gli zoroastriani? Alcune decine di migliaia in Iran, meno di centomila in India... Eppure Zarathustra, lo Zoroastro dei Greci, era considerato all'unanimità nel mondo antico come il più grande dei saggi, un simbolo della più alta conoscenza, una figura assimilabile a Pitagora o Platone. Lo Zend Avesta dei Parsi, la cui scrittura è tradizionalmente attribuita a Zarathustra, fu tradotto nel XVIII secolo dal francese Anquetil-Duperron. Questa raccolta di scritti ha la sua parte più antica, che probabilmente risale al 1700 a.C. (5), i Gathas, un insieme di diciassette canti che, a differenza del resto del testo, raccolgono le parole originali di Zarathustra, un insegnamento che testimonia per la prima volta la possibilità di un cambiamento della condizione umana attraverso la libera scelta del bene. Secondo Khosro Khazai Pardis, autore di una bellissima traduzione di questi inni (6), la dottrina di questo saggio può essere riassunta come segue: “l'obiettivo della nostra vita è vivere un'esistenza felice e gioiosa su questa terra, e l'obiettivo della nostra creazione è di aiutare attivamente Ahura Mazda (divinità unica il cui nome può essere tradotto come “Signore della saggezza” n.d.r.) per migliorare questo mondo in modo che tutti gli esseri viventi, gli esseri umani, gli animali e le piante, vivano in pace, si realizzino e prosperino”. Un ideale universalista che ha reso imperativo il rispetto della vita, compresa la vita animale, e ha posto donne e uomini su un piano di parità, un'eccezione per lunghi periodi della storia. Zarathustra non stabilirà più leggi, dogmi e clero di quanto fece Cristo. Entrambi furono vittime delle élite civili e religiose messe in discussione dalla loro predicazione.

Il Fravahar zoroastriano, simbolo della dimensione  spirituale dell’essere umano
Nella sua opera La Chevalerie et l'Orient (1990), Paul du Breuil ha dimostrato con erudizione che l'insegnamento del saggio tra i saggi prefigura quello che sarebbe diventato l'ideale cavalleresco, concepito come un combattimento spirituale che oppone la luce all'oscurità, il Bene al Male, invitando la razza umana a fare appello alla sua libertà di trasfigurare il mondo per mezzo del Buon Pensiero (humata), della Buona Parola (hukhata) e della Buona Azione (huvarshta). La “guerra santa” qui è soprattutto una guerra per la verità e contro la menzogna (druj). Le virtù che derivano da questo insegnamento hanno irrigato il mondo dei guerrieri dell'Iran e dell'India prima di passare  nel VIII secolo ai musulmani (furūsiyya) - che sul piano della civilizzazione deve molto ai Persiani - per stabilirsi in fine nella società franca. Fiorirono nel Medioevo grazie alla diffusione del cristianesimo che, accanto a un’eredità specificamente semitica, fu portatore anche di un substrato iraniano universalista più antico. Pertanto, a causa dell'importanza accordata al servizio degli altri, in particolare dei più deboli, all'esigenza di verità e ad una nuova concezione delle relazioni tra uomini e donne, la cavalleria europea fece un'eco lontana dell'insegnamento di Zarathustra.

(1) Si noti che quest'ultimo lavoro è diventato oggi un libro motivazionale per i colletti bianchi.
(2) Vedere su questo soggetto il film Tabou di Nagisa Oshima, 1999.
(3) Régine Pernoud, La femme au temps des cathédrales, Le Livre de Poche, 1982
(4) Massacro di Verden (782). Sugli eccessi del cristianesimo consiglio di leggere La subversion du christianisme di Jacques Ellul (La Table Ronde, 2019).
(5) Khosro Khazai Pardis propone argomentazioni convincenti per questa datazione nel suo lavoro Les Gathas, le livre sublime de Zarathoustra, Albin Michel, 2013.
(6) Khosro Khazai Pardis, opera citata.

José Carmona

Per gentile concessione dell'autore

Cina: un poco di "etichetta"

di Paolo Raccani
Per secoli, la Cina è stata conosciuta come “Il Paese di Mezzo” ma anche come il “Paese dei Riti”. Esistevano varie formalità nella formulazione del saluto nell’antica Cina, tra questi il saluto del Palmo e del Pugno è uno di quelli più classici. Anche in Cina oggigiorno ci si stringe la mano quando si incontrano amici o parenti, come in Occidente, ma il saluto del Palmo e del Pugno è ancora molto usato in situazioni particolari. Ad esempio quando si fa visita a qualcuno durante il tradizionale capodanno cinese, se si partecipa ad un ricevimento di nozze, oppure per un compleanno di qualcuno e in occasione dei funerali.

Questo modo di salutare ha una storia di oltre 3000 anni. Sin dalla dinastia Zhou occidentale (1046 a.C. - 771 a.C.), le persone usavano questa “etichetta” quando incontravano 
un propio pari. Nell’antichità, quando si incontrava uno sconosciuto, ci si preparava ad un eventuale combattimento, quindi le mani dovevano essere sempre pronte ad impugnare un arma qualsiasi. Chiudere le mani e portarle verso se stessi era un gesto per dire “calma”, non sono in possesso di armi e non sono qui per combattere. Più tardi divenne il modo più comune di salutarsi quando ci si incontrava e per mostrare gratitudine. Nella Cina moderna, il saluto del Palmo e del Pugno resta il modo “formale” più usato nelle occasioni tradizionali. I cinesi mostrano il loro rispetto per gli altri attraverso la distanza, diversamente dagli occidentali che di solito la mostrano attraverso la vicinanza fisica. La stretta di mano in Cina è diventata di uso comune da meno di un secolo.

Come fare correttamente il saluto del Palmo e del Pugno 
In un post precedente ho parlato del Saluto Rituale (Jing Li), ma qui vediamo il gesto del saluto del Palmo e del Pugno più di uso comune. In primo luogo occorre fare molta attenzione. Per gli uomini il  saluto si costruisce avvolgendo mezzo pugno destro con la mano sinistra, portandolo poi  davanti al petto. Guardarsi negli occhi l’un l’altro, alzare entrambe le mani a livello delle sopracciglia, chinarsi e agitare delicatamente la mano e il pugno per tre volte. Nel frattempo, potresti dire alcune parole d’augurio come “kong hei fat choy” (ti auguro di guadagnare un sacco di soldi), “ni hao” (ciao), “xing hui” (Piacere di conoscerti), “xin nian kuai le” (felice anno nuovo)… a seconda delle occasioni. Da notare che nella tradizione cinese, i maschi, considerano la sinistra come il lato importante e onorevole. Se si è una donna, il lato onorevole è il destro, quindi nel saluto si deve chiudere a pugno la mano sinistra in modo che la mano destra che avvolge il pugno, risulti in alto.

Cosa assolutamente non fare!
Questo saluto non è opportuno nelle occasioni importanti e ufficiali come ad esempio al Congresso Nazionale del Popolo. Quando si partecipa ad un funerale fate molta attenzione! Il saluto Palmo e Pugno deve essere invertito: per gli uomini mano sinistra chiusa a pugno e la mano destra avvolge la sinistra, dunque la destra risulta sopra; per le donne è la mano sinistra che è in alto.

In quali occasioni possiamo fare il saluto Palmo e Pugno? 
Quando incontriamo degli amici, quando li salutiamo dopo l'incontro, ai matrimoni, alle feste di compleanno, ai festeggiamenti di vittoria sportiva o di passaggio di carriera, ...  Il saluto del Palmo e del Pugno significa salve, salute, congratulazioni e così via. Quando qualcuno ci presenta il saluto del Palmo e del Pugno, dovremmo ricambiarlo in modo amichevole.

Un errore frequente: il saluto Palmo e Pugno non è uguale al saluto a Pugno Chiuso
Il saluto marziale con il palmo e il pugno o a Pugno Chiuso o Tenere il Pugno, in cinese si chiama Baoquan Li 抱拳禮 (o Jing Li 敬禮 Saluto Rituale). Significa chiudere, tenere il pugno nell’altra mano. È abbastanza simile al saluto del Palmo e Pugno, ma anche abbastanza diverso. Il gesto rituale di Tenere il Pugno è che la mano destra è chiusa a pugno e la mano sinistra tiene o copre il pugno destro. Occorre assicurarsi che il pollice sinistro sia aderente al dito indice della stessa mano e non punti verso se stessi, poiché è indice di arroganza. Tenere il Pugno significa umiltà. La più grande differenza con il saluto Palmo e Pugno è che quest'ultimo è più comunemente usato nelle occasioni quotidiane, è che ilsaluto Tenere il Pugno è per lo più usato tra insegnanti e allievi nell’ambito sportivo marziale.



Un poco di “etichetta”
Oramai lo sappiamo, i cinesi non gesticolano molto e considerano eccessivo il movimento delle mani. Ammiccare e fischiare è considerato maleducazione. Il contatto visivo tende ad essere indiretto.

Anche l’uso dei gesti delle mani può causare qualche incomprensione. Ad esempio il segno del pollice in su o toccare il lobo dell'orecchio, sono segni di consenso e apprezzamento. Al contrario il mignolo sollevato e rivolto verso l’esterno significa “sei una nullità”, di scarso valore o non molto bravo in qualcosa.  In alcune parti della Cina si indica con il dito medio senza rendersi conto che per un occidentale ha un significato volgare. Al contrario, un pollice posizionato tra il medio e l'indice (il gesto di "rubare il naso” ai bambini) è un gesto osceno in alcune parti della Cina.

Non si deve puntare o usare il dito per attirare l’attenzione di qualcuno perché questo gesto è usato per i cani. Per attirare l'attenzione di qualcuno e dire loro di “venire qui”, occorre posizionare il palmo verso il basso e sposta le dita verso di se. Questo gesto viene utilizzato con i bambini, per chiamare un taxi o i camerieri del ristorante, ma è considerato molto scortese quando diretto a una persona anziana. Il modo più educato per attirare l’attenzione di qualcuno è quello di stabilire un contatto visivo e inchinarsi leggermente.

Alzare il pugno è un gesto osceno a Hong Kong e in alcune parti della Cina meridionale. Sempre nella Cina meridionale, la gente ringrazia toccando con due dita il tavolo; tuttavia, nel nord della Cina, non hanno familiarità con questo gesto.

Fonti dell'articolo: il web e un poco di esperienza personale.

Purificazioni Rituali

"La vasca da bagno dell’imperatore Tch’eng t’ang porta questa iscrizione:
“Purificatevi veramente, rinnovatevi ogni giorno, senza smettere mai”.
 Le sozzure del cuore si lavano come quelle del corpo:
 quando un uomo è giunto a lavare le sozzure inveterate del cuore 
e rinnovarle coraggiosamente, egli deve continuare ogni giorno
 a rinnovarsi, con l’aiuto di ciò che ha già rinnovato il lui.
Il Libro dei Riti - Il Grande  Studio Capitolo II

di Paolo Raccagni

Il Battesimo di Cristo - Battistero degli Ariani, Ravenna
La Purificazione Rituale è una pratica prevista in numerose culture e non solo orientali. Il Cristianesimo, il Giudaismo, l’Islamismo,… prevedevano e prevedono tuttora, delle pratiche atte a purificare il corpo e lo spirito del praticante prima di entrare in relazione con la divinità ed accedere ai riti religiosi o per implorarne la grazia. Solitamente queste misure sono conseguite tramite abluzioni con acqua o l’aspersione del corpo con altre sostanze non necessariamente liquide (olio, farina, cenere…). Questa tradizione della Purificazione Rituale resta tuttora evidente nelle pratiche legate all’Islam e al Giudaismo con l’utilizzo di acqua corrente o in luoghi dedicati come saune, mikveh (bagno purificatorio) o hammam. Nella liturgia Cattolica ritroviamo il “bagno purificatorio” nel battesimo e le tracce di queste abluzioni rituali, nel rito del lavarsi le mani compiuto dal celebrante durante l’offertorio e dopo la comunione, come anche nella benedizione di persone, gruppi, luoghi o cose. Questo atto di purificazione, come per tutti gli altri, fumigazioni, aspersioni e abluzioni, ha come scopo la rimozione degli ostacoli che si oppongono al raggiungimento dello stato di sacralità, ovvero sottrarre l’individuo dallo stato di impuro, di profano e condurlo o riportarlo, allo stato di  adepto o di praticante.

In certi casi gravi di impurità si rinunciava alla purificazione e si procedeva alla “eliminazione” o “espulsione” del soggetto attraverso la lapidazione o la scomunica; ove si trattasse di un luogo, al suo abbandono. In modo meno cruento, quando la “purezza” della comunità era in gioco, si cercava di dirigere ogni impurità verso un oggetto o un animale che veniva poi sacrificato.

Sacrificio Rituale - Riproduzione vasale
 
Nella cosmogonia Tradizionale Cinese Puro e Torbido (Chiaro e Scuro) sono le due qualità primarie e fondamentali che si distinguono nell’indifferenziato primordiale: “Il puro e leggero sale a formare il Cielo; il torbido e pesante scende per formare la Terra. Il Soffio situato armoniosamente nel mezzo va a costituire l’Uomo” (LIEZI - I Prodigi Celesti 1.2).

L’ideogramma che LIEZI utilizza nel testo per specificare puro è qīng 清 che si oppone a zhuó 濁 utilizzato per indicare torbido. Entrambi i caratteri hanno come radicale l’acqua, shui 氵=  水 che evoca la mobilità degli influssi vitali. La parte specifica del carattere qīng 清 è qīng 青, verde azzurro che richiama il verdeggiare della vitalità. Quindi in senso figurato il carattere qīng 清 significa la purezza dell’acqua e la limpidezza del cielo, la purezza del cuore e la serenità dello spirito, ovvero l’integrità del comportamento.

In MTC, il carattere qīng 清 significa chiaro, puro, nel senso dei liquidi, dei soffi o delle sostanze corporee che si diffondono e si elevano per via della loro purezza, leggerezza e sottigliezza. Può anche indicare ciò che è di origine del Cielo e che assumiamo con il respiro, in confronto a ciò che proviene dalla Terra, l’alimentazione.

Altro ideogramma interessante è jìng che nella grafia popolare viene scritto 淨 o 凈 e, a secondo dei contesti, può significare pulito, limpido, senza macchia, non mescolato, casto, pudico, puro, pulire, svuotare, vuoto, nudo...

Tra le numerose combinazioni di jìng con un altro ideogramma, possiamo citare La Via della Pietà Filiale, della Purezza e della Luce jìng míng zhōng xiào dào 淨明忠孝道, spesso abbreviata in Via della Pura Luce jìng míng dào 淨明道, una via liturgica basata sul Líng Bǎo 靈寶 che si è sviluppata attorno al terzo e quarto secolo.

Jìng corrisponde al terzo carattere in Yi Jin Jing Xi Sui Jing, tradotto indicativamente come “Principio di trasformazione e di pulizia dei muscoli/tendini e di purificazione del midollo/quintessenza”, una tecnica di Qi Gong più comunemente conosciuta come Yi Jin Jing.

Nella tradizione buddista, jìng rén 淨人 indica un uomo puro, ovvero un laico al servizio di un monaco. Quando associato a jiào 教 (religione), indica la religione pura, ovvero il Buddismo. Curiosamente, in jìng shēn 淨身 (dove shēn è l'ideogramma di corpo) significa lavarsi, purificarsi (attraverso il digiuno), ma anche purificare il corpo, ovvero farsi castrare!

Nella pratica delle Arti Marziali Tradizionali o nelle Arti Cavalleresche (wǔshù  武术 in Cina, bujutsu 武術 in Giappone) il Saluto (Jìnglǐ 敬禮 ) assume molta importanza in quanto si tratta di una Purificazione Rituale* (misogi 禊 in giapponese) e a volte la sua rilevanza non è riconosciuta dai praticanti, anche di lunga data, perché giudicato come secondario o superfluo, mentre è sempre stato considerato fondamentale ed essenziale dai Maestri che hanno fondato queste Arti. Quando è separato da questo contesto di "purificazione rituale" necessaria per la pratica, il Saluto diventa solo una semplice frivolezza.

Sumo - Rito di Purificazione del luogo
della pratica con il sale
Un esempio può essere il rituale compiuto dai lottatori di sumo (相撲 sumou, lotta tradizionale giapponese) prima di ogni competizione, un rituale molto complicato necessariamente compreso unicamente daigli addetti ai lavori presenti alla manifestazione. Questo rituale consiste precisamente nella purificazione del luogo e dei lottatori e questo nel rispetto di una tradizione che tiene conto degli orientamenti fondamentali dello spazio sacro. Simbolicamente uno dei due protagonisti toccherà il suolo, quindi la Terra, già purificata dal sale, al di fuori del cerchio consacrato, con una parte del suo corpo che permetterà tra l'altro di elevarsi in una gerarchia celeste... o per ottenere, cosa che pochi sanno, la nazionalità Giapponese, che equivale quasi alla stessa cosa. Un arco, un simbolo molto caro alla tradizione giapponese, sarà utilizzato alla fine del torneo per ringraziare le divinità benefiche e scongiurare le cattive influenze dei soffi perversi... mentre i lottatori di sumo lasceranno l’impronta della loro mano su una carta di riso che verrà offerta come portafortuna alle personalità presenti.

Altri aspetti della purificazione rituale sono presenti anche nella Alchimia Interna (內丹 Nèidān). L’oggetto della purificazione è in questo caso il praticante stesso che esegue il rituale attraverso esercizi codificati, respirazioni, digiuni,… In tal modo purifica il proprio corpo, considerato troppo materiale, Yin e per estensione “impuro”, per raggiungere la perfezione dell’immortalità.

* Anche foneticamente Saluto Rituale Jìnglǐ 敬禮  e Purificazione Rituale  Jìnglǐ 淨禮 si pronunciano in modo identico.

Applicazioni
Nella pratica a noi più vicina, il Dǎo Yǐn Fǎ Qìgōng 導引法氣功 della Scuola Sānyī Quán 三一拳 che si richiama alle tecniche corporee del Líng Bǎo 靈寶, le "purificazioni rituali" sono inserite a più livelli nei concatenamenti della pratica, sia a livello tecnico che a livello di comprensione della pratica stessa. Come già citato in precedenza il Saluto Rituale Jìnglǐ 敬禮 apre la pratica come una sorta di "rito propiziatorio" (Saluto al Cielo), di purificazione del luogo (Saluto alla Terra) e purificazione del praticante (Saluto all’Uomo).

Nello Yī Yǐn Fǎ 一引法, la pratica di pre-nutrizione o di iniziazione, si opera una purificazione ogni volta che esprimiamo i Cinque Movimenti (wǔxíng 五行) nell’ordine detto Ciclo di Rivolta (xiang hài), conosciuto anche come Ciclo di Violazione o d’Insulto (xiang wu 相侮 ), o Ciclo Barbaro o dei Nomadi (xiang wei). Un ordine che vede ciascuno dei Cinque Movimenti, in una situazione di squilibrio, ribellarsi al Movimento che di solito lo domina: il Metallo oltraggia (wu 侮) o si rivolta, contro il Fuoco; il Fuoco oltraggia o si rivolta contro l’Acqua, l’Acqua oltraggia o si rivolta contro la Terra… Si tratta quindi di un ciclo in cui la relazione è inversa rispetto al ciclo abituale degli Elementi espresso dal Ciclo di Dominazione (xiang ke 相剋 ) dove ciascuno dei Cinque Movimenti domina (ke ) un movimento, come specificato nel Huangdi Neijing Suwen (il testo classico per gli agopuntori): il Metallo taglia il Legno, l’Acqua spegne il Fuoco, il Legno copre la Terra, il Fuoco fonde il Metallo, la Terra argina l’Acqua. Ognuno dei Movimenti domina ed è a sua volta dominato... il Fuoco è dominato dall’Acqua, ma a sua volta domina il Metallo.

 Espressione del Ciclo Hai

“Esprimere” il Metallo
Tagliare e scendere con il bordo esterno delle mani, le dita sono serrate e tese, si pronuncia il suono “HE”. Il suono del Metallo corrisponde al rumore di una lama che taglia la seta. L’elemento Metallo governa i Polmoni ed il Grosso Intestino. Il suono si esprime dalla regione sotto-costale, lateralmente, e si libera sulle zone superficiali del corpo. E’ possibile visualizzare il colore bianco durante l’espressione del Metallo. Atteggiamento: come tagliare, ma senza aprire troppo i gomiti e senza estende troppo all’esterno.

“Esprimere” il Fuoco
Serrare i pugni e salire; poi aprire le mani in alto e lasciare scappare il suono “HA”. Il suono del Fuoco corrisponde al rumore di un braciere che crepita sotto l’azione del mantice. L’elemento Fuoco governa il Cuore e l’Intestino Tenue. Il suono si esprime partendo dalla parte superiore della cassa toracica e si libera verso l’alto. L’energia si concentra durante la fase ascendente dell’esercizio poi si libera verso l’alto. E’ possibile visualizzare il colore rosso durante l’espressione del Fuoco. Atteggiamento: come un’esplosine, sale sul viso e sul dorso; continua a salire sul dorso anche durante la discesa.

“Esprimere” l’Acqua
Aprire le mani salendo e serrare i pugni scendendo, come voler trascinare qualcosa verso il basso, pronunciare il suono “HI” o “SH”. Il suono dell’Acqua corrisponde al rumore di una pioggia invernale ghiacciata sul tetto d’ardesia della casa. L’elemento Acqua governa i Reni e la Vescica, il suono si esprime come un soffio che proviene dal basso del nostro corpo. E’ possibile visualizzare il colore nero collegato all’azione dell’Acqua. Atteggiamento: un movimento profondo; scorre sul viso e scende sul dorso.

 “Esprimere” la Terra
Chiudere le mani a pugno salendo, discendendo mantenerli serrati ed emettere il suono “HO”. Il suono della Terra corrisponde al rumore sordo del temporale lontano durante il periodo di canicola estiva. L’elemento Terra governa la Milza e lo Stomaco. Il suono si esprime come un rantolo che parte dal centro del corpo. L’energia è così ripartita tra il cielo e la terra. E’ possibile visualizzare il colore giallo/arancio collegato all’azione della Terra. Atteggiamento: come sollevare ed estendere due elastici accompagnandoli poi nel ritorno.

“Esprimere” il Legno
Rilassare le braccia come fossero rami che si muovono dolcemente mossi dal vento ed esprimere il suono “HU”. Il suono del Legno corrisponde al soffio del vento primaverile in una foresta di pini. L’elemento Legno governa il Fegato e la Vescicola Biliare, il suono si esprime dalla cintura addominale, sopra il torace. L’energia si libera verso la “forma originale”. E’ possibile visualizzare il colore blu/verde collegato all’azione del Legno. Atteggiamento: è come una liberazione da un impegno gravoso.

Nella serie del Ciclo Hài, ogni elemento può essere espresso due volte di seguito o una sola. Il suono è interiorizzato durante l’inspirazione ed esteriorizzato durante l’espirazione. Innanzi tutto provare ad esprimere un’energia, poi aggiungere le sensazioni.


Ringrazio il mio amico Yves Kieffer per avermi messo a disposizione i suoi appunti.

Riferimenti al materiale pubblicato:
Fabrizio Pregadio "The Encyclopedia Of Taoism" Ed. Routledge
S. Couvreur "La Grande Étude" Bibliotheque Université du Québec
Elisabeth Rochat de la Vallée "Le Centouno Nozioni Chiave Della Medicina Cinese" Ed. Red!

Jean-Luc Saby "Dao Yin Fa Qigong" Ed. Tao Yin Italia
Georges Charles "Feng Shui - La Maison du Bonheur" HS 5 Tao Yin

... e la preziosa Libera Enciclopedia Wikipedia.