Difficile è spiegare ciò che non può essere descritto. Già LAO ZI (LAO TSEU) nel Capitolo Uno del DAO DE JING (TAO TE KING) o il Libro della Via e della Virtù ammonisce che la “Via che uno enuncia - Non è la Via - il nome che uno pronuncia - Non è il Nome”. Come fare dunque a rivelare un principio che al solo parlarne perde parte del suo significato? Gli antichi Sapienti sono dunque ricorsi all’utilizzo di un simbolo. Quest’ultimo ha la capacità di trasmettere una conoscenza, permette di risvegliare un’intuizione che il linguaggio non può esplicare. Il linguaggio, come la scrittura, non può che esprimere un pensiero alla volta. Ora, il simbolo riesce, indirizzandosi nello stesso tempo a molteplici registri dello spirito umano, a legarne gli aspetti più diversi e permettere un’impressione d’insieme. E questo simbolo è giunto fino a noi nella forma del TAI JI o più comunemente conosciuto come il simbolo del DAO (TAO) o dello Yin – Yang.
La su

Analizziamo la sua forma. Spogliamoci del materialismo occidentale, non che questo sia deleterio, anche se in cinquecento anni ci ha portato alla bomba atomica ed alle modificazioni genetiche, ma potrebbe essere ingombrante e forviante. Avviciniamoci con la sana e semplice mentalità di un contadino di 2000 anni fa che per seminare aspetta la luna buona, che per sapere che tempo farà guarda il tramonto e le stelle.
E’ circolare, come l’orizzonte, come lo è ogni simbolo che sia legato al Cielo e a ciò che è spirituale e divino, di ciò che è ciclico e ripetitivo. Circolare come ciò che esprime i concetti umani di perfezione, infinito e intangibilità. Non ha inizio né fine, né direzione né orientamento. Circolare come lo sono il sole e la luna come tutti i pianeti e le stelle (nell’astronomia tradizionale un cerchio con il centro segnato è il simbolo del sole, in alchimia è il simbolo del metallo analogo, l’oro). Nel Buddismo Zen il cerchio indica l’illuminazione, la perfezione dell’uomo in sintonia con il principio originario. Spesso dei cerchi disegnati concentricamente raffigurano l’intera tappa del perfezionamento interiore, l’acquisizione dell’armonia dello spirito. “Allontanandosi dal centro, tutto si divide e si moltiplica, al centro tutto coesiste ed è contenuto in un punto, l’Unità, la perfezione.”
Parago

Riportiamo lo sguardo sul TAI JI. Se lo Yang sale e lo Yin scende, dunque lo Yang ha la sua origine in basso e lo Yin in alto. I due cerchi più piccoli, gli "occhi dei due “pesci”, uno chiaro in campo scuro e uno scuro in campo chiaro, confermano questa asserzione. La radice dello Yin è nel cuore della massima espansione dello Yang e viceversa. Come se la “radice” dello Yin sostenesse la capacità di evolvere e di espandersi dello Yang e fa si che raggiunga la sua sublimazione, senza che quest’ultimo, lo Yang, pervenga alla sua distruzione, ma mantenga la capacità di ritornare alle sue radici (“il movimento del DAO è il ritorno”). Nello stesso tempo la “radice” dello Yang controlla che la prerogativa dello Yin di concentrarsi non lo porti al collasso ma bensì diventi la spinta del proprio incremento. Come la trave maestra che sostiene il tetto e lo stesso tetto protegge la trave dalle intemperie che potrebbero danneggiarla.