Chong Mai: Il Potenziale dell'esperienza nella Materia

Con questo post continua l'interessante proposta di Jean-Michel nella rilettura dell'energetica cinese come un sistema di coscienza. La sua visione ci apre le porte ad interpretazioni che non troviamo nei "libri" ma che sono evidenti nella pratica "terapeutica" (lasciatemi usare questo termine). Prevedo di pubblicare a breve un altro post che va a completare il presente elaborato.

Paolo Raccagni

Premessa

Ringrazio Yves per avermi proposto di condividere con voi questa visione della “coscienza energetica”, anche se non mi sembra di poter contribuire molto, tranne mettere delle parole su ciò che già potrebbe risuonare in voi. Ringrazio Paolo per tutta la cura nella traduzione. Vi ringrazio per accogliermi con benevolenza e scusatemi se rimane qualche errore.

Il Meridiano Curioso Chong Mai


Vi avevo già proposto, nel post precedente (L’Energetica Cinese: un semplice sistema di coscienza), una visione molto sommaria del Chong mai. Vi propongo ora di andare più in dettaglio cercando di darvene un’immagine naturale e dinamica.

Uno degli aspetti che la visione energetica ci permette di attuare è proprio quello di evolvere uscendo dagli schemi della parola scritta. Proprio come nella pratica del TaoYin dove, attraverso l'utilizzo delle sensazioni, delle immagini, possiamo giungere ad una comprensione molto più ampia di ciò che potremmo ottenere leggendo.

Il Chong mai rappresenta il potenziale dell’esperienza nella materia, è una riserva immensa di energia che contiene tutto ciò che potrà essere intrapreso nella vita. Tale potenziale vuole essere rivelato, possiamo dire che aspetta di essere manifestato, di diventare tangibile. Certo, non creiamo nel senso “solitario” della parola, ma co-creiamo assieme all’“universo” con il Tao. Quindi manifestiamo qualcosa dall’intangibile verso il tangibile, dall’immanente verso il concreto, dal latente verso il presente.

Alcuni elementi sono necessari perché tale manifestazione possa aver luogo:

  • Il contesto deve essere propizio, altrimenti ci viene consigliato di non fare niente.
  • La fiducia ci deve animare, per agire e manifestare la parte di potenziale.
  • La volontà ci deve accompagnare per diffondere la manifestazione.

Il contesto propizio

Accogliere in se stesso e nel proprio spirito, delle idee che hanno voglia di trovare qualcuno che le ospita, per poi radicarsi nel Qi. Pensiamo alla Meditazione del Calendario di Giada: “Quando gli spiriti passano tra le due grosse pietre (sopracciglia) che segnano l’ingresso della valle e penetrano nel palazzo del Mingtang, il tamburo di bronzo risuona e le campane musicali tintinnano.

Questo stato di disponibilità, di ricettività genera il contesto di accoglienza delle “idee”. La mente (non più lo Spirito) agisce allora come uno specchio celeste. Rifletterà la luce celeste all’interno dell’intero essere umano e ogni cellula del corpo s’impregnerà del Qi delle idee celesti.

In quanto materiale levigato, puro e chiaro (Qing - Ming), lo specchio/mente conserva la propria neutralità, freddezza, intransigenza, inflessibilità e quindi diffonde la sua luce/chiarezza in funzione del proprio grado di convessità/concavità simultanee. Convesso: accoglierà, in modo più ampio possibile, tutte le vibrazioni esterne. Concavo: le concentrerà per meglio integrarle all’interno.

Riassumendo, abbiamo appena accolto un’idea che sembra interessante. Diciamo che ci piacerebbe che prendesse forma, ma non sappiamo ancora bene come. Questa idea piace perché tocca qualcosa in noi che ci è caro, che è importante, addirittura essenziale.

Anche se il Tao “dice” che tutto è perfetto, che ogni cosa è al suo posto, noi diciamo che tutto sarebbe ancora meglio se ... facessimo questo o quello, se mettessimo tale idea in pratica. Cominciamo allora ad avere un’intenzione,  Yi.

Questa buona intenzione è un buon pieno. E ogni buon pieno è alla ricerca di un vuoto dove annidarsi. La mente comincerà ad analizzare, soppesare, paragonare per capire l’idea, emettere delle supposizioni, cercare di capire se l’idea è realizzabile, se potrebbe trovare posto nel contesto nel quale viviamo, se è adatta o se sarebbe meglio adeguarla anticipando il momento e il luogo ideali per manifestarla.

Questo lavoro di specchio che riflette è il lavoro della Milza. Non a caso, il punto di apertura del Chong mai è il punto 4 di Milza. Quindi, lo stato di funzionamento della Milza e dei suoi circuiti energetici (essenzialmente i Meridiani Principali e i Meridiani Distinti o Curiosi) avrà un impatto sullo Chong mai:

  • la qualità di ricezione delle idee “celesti”, che risveglieranno nel nostro Chong mai o vi troveranno una eco;
  • la forma che prenderanno nel nostro essere e nel nostro stato di coscienza che verrà modificato da questa ricezione;
  • la qualità dell’intenzione che ne consegue.

Ovviamente, potremo tornare in seguito sull’argomento della coscienza della Milza e del suo funzionamento; più nel dettaglio in termini di coscienza.

La Fiducia

È bello avere delle idee. Tutti noi ne abbiamo tante. Sempre. Una trentina d’anni fa avevo letto un rapporto di una clinica del sonno in Francia. Vi si concludeva che un essere umano normale ha circa 96.000 pensieri al giorno. 
Non mancano le idee. Allora cosa manca? 
Non è che, forse, manca la fiducia per metterle in pratica?

Se la milza funziona bene, se è neutra, fredda, chiara e pura, senza intervento dell’ego, il Qi segue lo Yi e l’azione è spontanea, evidente, conforme all’ordine naturale delle cose, dunque ziran! Ma a volte siamo stati un po’ troppo “ziran” nella nostra vita! E abbiamo preso delle sberle. Allora ci vengono dei dubbi e come dicono i francesi “nel dubbio, astieniti!”
(Questo è sicuramente il motivo per il quale i francesi hanno la reputazione di parlare tanto, ma non necessariamente di agire. Ma ... tacciamo ... poiché capita anche a me ogni tanto, ovviamente).

E li, in quel momento, appare una cosa indefinibile, un’energia, una forza più grande che spazza via il dubbio, una forza interiore, profonda, di convinzione che è proprio quello che bisogna fare, adesso, e che è giunto il momento di agire, che l’universo è con noi, che aspetta proprio quello. Tutto è chiaro e evidente. Questa forza, come chiamarla se non nella nostra lingua terrestre: Fede.

Ma quale fede? E fede in che cosa?
 Fede nella vita, fede in sé. La Fede è il Fegato (gioco di parole in francese).
 Dicevamo … quella famosa Fede. Questa fiducia in sé, una forza incrollabile che rovescia le montagne.
 Ma soltanto immaginando un ostacolo, già ne facciamo una montagna. Come spesso ripete il M° Georges Charles: “Si fa prima ad inciampare in un monticello di talpa che in una montagna”. Questi “monticelli” sono i numerosi limiti che ci poniamo, del tipo: “non sono all’altezza, non sono legittimato, non sono pronto, l’ultima volta è stato un fallimento, le persone vicine a me non lo accetteranno!” Tutto ciò che usiamo per rovinarci la vita, prima di mobilizzare la nostra energia, il nostro Qi. Tutto ciò che ci impedirà di agire. E chi gestisce l’azione? Il Legno, ovvero la Vescicola Biliare e il Fegato.

Quindi il funzionamento della Cistifellea, del Fegato e dei loro Meridiani Principali e Meridiani Distinti, avrà un impatto sulla dinamizzazione del potenziale di nascita e sulla realizzazione di tale potenziale, quindi sulla realizzazione dell’essere umano:

  • la Vescicola Biliare nella sua funzione di richiamare le idee, metterle ordine, della loro concettualizzazione adattata al contesto (come un puzzle con i pezzi giusti, con pezzi in più o in meno) e finalmente della scelta (notiamo “en passant” il punto 26VB - punto del Meridiano di Vescicola Biliare e punto del Meridiano Distinto Dai mai) tramite il quale il Meridiano Principale di Vescicola Biliare nutre e approvvigiona il Dai mai nonché i punti 27VB e 28VB che sono comuni al Dai mai.
  • il Fegato nella costruzione/realizzazione del piano d’azione e dell’azione stessa.

Il rapporto del Chong Mai col Dai Mai

Il potenziale di energia vitale del Chong mai si trova nell’addome, è accerchiato dal meridiano di cintura Dai mai e formano una coppia. Meno il Chong mai si manifesta tramite le azioni, più si raggomitola su sé stesso, più il meridiano di cintura segue il suo movimento e più “stringe la cintura” (ancora un gioco di parole). Ci troviamo in un circolo vizioso dove il meno buono genera il peggio. Meno lo manifestiamo, meno avremo voglia di manifestare il nostro potenziale vitale.

Fisicamente, nell’aspetto yang della vita, più il Chong mai si raggomitola, più la cintura si stringe, più i lombi sono strangolati, causando sciatalgie, lombalgie, dolori intorno all’ala iliaca discendente verso la piega dell’inguine, l’impossibilità di mobilizzare una gamba, a volte nei casi più gravi, le due gambe e tutte le congestioni infiammatorie del bacino. A volte basta un vestito troppo stretto in vita per scatenare dei dolori. In tal caso, delle bretelle sostituiranno ottimamente una cintura. Perfino una cintura elastica morbida può essere dolorosa. Mi dispiace per voi signore per l’aspetto estetico del vostro compagno! Regalategli un paio di bretelle, di vostra scelta.

Più ci allontaniamo da ciò che la coscienza del Chong mai ci invita a fare, più rinunciamo ai nostri progetti di vita, meno ci investiamo nella responsabilità della nostra esistenza e meno l’energia vitale del Chong mai circolerà in tutto il corpo. Le articolazioni saranno il luogo dove ciò si sentirà globalmente. La poliartrite reumatoide ne è un esempio. Il Qi del Chong mai vi è assente a tal punto che le dita si deformano e generano dolori costanti, spesso accentuati da umidità e freddo.

Per riassumere semplicemente, abbiamo visto che:

  • il potenziale vitale richiede una disponibilità e una apertura che la Milza può procurare;
  • questa apertura non significa niente e non dà nessun risultato se non concretizziamo alcunché.

La decisione di agire e l’azione stessa sono gestite dal Legno e soprattutto dal Fegato, che risale e percuote le creste iliache per aprirle e decongestionare la pelvi.
 Qui, nell’aspetto yin della vita, le donne vengono ovviamente interpellate poiché la loro sfera genitale è spesso congestionata e non solo dalle mestruazioni. Per cui, quando il Qi di Fegato risale correttamente, il loro addome si trova alleggerito.
 La loro sfera genitale, in particolare quella uterina, serve alla procreazione, alla ri-creazione (creare nuovamente se stessi), alla ri-creazione (nel senso di intervallo, come a scuola, un istante di gioco con la vita) e quindi alla rigenerazione (della specie umana, di sé, della vita).
 Le donne riprodurranno se stesse attraverso i propri figli, nel qual caso andranno ad esaurire il proprio Chong mai attraverso uno schema ripetitivo di gestazione, oppure si rigenereranno manifestando i loro talenti latenti e nascosti per poi realizzarsi?

Osservare il Chong Mai

Come possiamo vedere dall’esterno lo stato del Chong mai nella sua relazione con il Fegato? Osserviamo una farfalla con le sue due ali. Quando la farfalla teme un predatore, ripiega le ali l’una contro l’altra per lasciar apparire soltanto i lati oscuri che assorbono la luce. Così è meno visibile. Al contrario, quando la farfalla si sente sicura, apre le ali e offre tutto il suo splendore multicolore al mondo.

Il Meridiano del Fegato che risale dal piede verso la gabbia toracica, incontra la cresta iliaca, la percuote e la costringe ad aprirsi verso l’esterno per dispiegarla. Se ci osserviamo attentamente, notiamo che tutta la gamba è coinvolta e che il piede si apre naturalmente verso l’esterno.
Per cui, se la vita di una persona è stretta e il piede gira verso l’interno, vuol dire che la cresta iliaca è chiusa, che il Meridiano del Fegato non riesce ad aprirla e di conseguenza questa persona vive una situazione dove la fiducia in se stessa e nella vita è così insufficiente per “osare” nella sua realizzazione.

Supponiamo ora che la Milza apra bene il Chong mai, che sia ben dinamizzato dal Fegato così da percuotere le creste iliache, incoraggiando il suo Qi ad esteriorizzarsi ... ma non succede nient’altro. Questo avviene quando il Qi vitale deve ancora diffondersi in tutto il corpo.

Il coraggio de Rene

La manifestazione di chi sono non può né rimanere latente, né tantomeno essere fugace: essa deve durare nel tempo. 
Ciò richiede perseveranza, coraggio, volontà. Il Rene è, direttamente o indirettamente, il depositario di queste facoltà. E sarà lui a diffondere l’energia del Chong mai verso la parte alta del corpo e verso tutte le aree al di fuori dei meridiani.

Ma nel contempo il Rene è anche il depositario della paura. In questo stato emotivo non cerca altro che di nascondersi e chiede al Qi del suo Meridiano di non risalire. É in relazione con l’idea che ci facciamo della morte, in rapporto coi rischi che pensiamo di aver visto o assunto, rischi ai quali a volte siamo sfuggiti per poco; oppure in relazione con delle paure innate, a volte ereditate dagli antenati tramite la nostra parte di energia ancestrale.

In un tale stato di ostruzione, il Qi del Rene stagnerà, si tesaurizzerà. La persona si troverà alle strette nel suo isolamento o nella sensazione di isolamento, di conseguenza entrerà in un circolo vizioso depressivo (de-pressione, mancanza di pressione, poiché se non c’è acqua nella caldaia, neppure il fuoco potrà far bollire la pentola per produrre vapore e quindi movimento).

La parte di energia ancestrale

Il Chong mai ha anche una parte di energia ancestrale. Al momento del concepimento, l’entità che si incarna prende con sé delle memorie degli antenati. Prende, non eredita. Ciò non la rende vittima, ma responsabile.

Torniamo al concetto di principio dell’esperienza umana ciclica o “principio d’incarnazione” per altri. (*) Questo programma di vita, che può esser stato concepito nel Cielo Anteriore, prima della nascita, potrebbe includere il fatto di accogliere la sfida di liberarsi dagli schemi ancestrali che i genitori stessi avevano già scelto. Tra questa scelta di sfida e la sua realizzazione, l’antenato può essersi smarrito, aver dimenticato o semplicemente non aver trovato i mezzi all’interno di se stesso per mobilizzare la propria energia per poi superare questa esperienza.

“Superare” si intende qui come “raccolgo la sfida, ne divento cosciente, la faccio mia, ci lavoro cercando soluzioni diverse, più pacificanti, aperte, morbide, portando maggiore armonia a tutte le parti.” Non possiamo immaginare un unico progetto di vita, una sola missione di vita, né immaginare un sistema di obblighi. Però possiamo immaginare un bambino che riprende il testimone di un genitore, pensando di essere capace di riuscire laddove l’anziano ha fallito, totalmente o parzialmente, senza pensare a giudicare. Ci troviamo in un sistema di memorie da liberare. L’energia non circola liberamente in un corpo dove lo spirito soffre. Il circuito energetico che corrisponde al tipo di coscienza si mette a “ostruire”. Egli frena o ferma la circolazione del Qi.

Si può perfino considerare che l’entità possa aver scelto i genitori appositamente perché questi disponevano di programmi di memoria che l’entità, mentre era ancora nel Cielo Anteriore, aveva scelto per lavorarci sopra nel Cielo Posteriore. Ciò ci riporta alla responsabilità e ci fa uscire da ogni senso di colpevolezza, così forte nella nostra società di matrice giudaico-cristiana.

Che tale teoria sia vera o falsa, quale schema vi fa sentire meglio? Al di fuori di ogni credenza o dogma, cosa vi interpella maggiormente? Non è la vostra libertà? E se vi sentite liberi, il vostro Qi non si libera? Le vostre memorie di sofferenze e difficoltà non vi sembrano più leggere? Poiché tutto è Qi, energia, come potrebbe questo non liberare pure il vostro lignaggio, cioè i vostri antenati e la vostra discendenza? Così, lavorare su noi stessi esprimendo ciò che siamo (quindi essendo autentici) ci libererebbe, ma libererebbe anche le relazioni cosiddette “trans-generazionali”? E forse andare oltre?

Un’inchiesta effettuata negli USA ha dimostrato, statisticamente, che i bambini adottati manifestano spesso le stesse malattie genetiche dei loro genitori adottivi. Come si può allora parlare di eredità genetica quando non c’è alcun legame di sangue? (vedi il libro “The Genie in your Genes” di Dawson Church).

Ho citato questo punto, di rottura del legame ereditario di sangue, per proporre di liberare questa famosa energia, detta “ancestrale”, mescolata a questo potenziale che è lo Chong mai.

Conclusione

Il Chong mai ha bisogno di essere aperto dalla mente, legato ad una Milza libera, equilibrata e dinamizzata, spinto da un fiducioso Fegato e diffuso dal Rene coraggioso. Queste tre logge energetiche non devono essere ostruite, devono produrre e trasformare energia a sufficienza e circolare liberamente nei loro Meridiani. Il Chong mai è la base della vita fisica.

Nello Yi Yin Fa

Le serie 8 (sequenza Terra “Posizionamento, Auto-massaggio e Cinque Mobilizzazioni del Bacino”) e 10 (sequenza Terra “Estendere Chiudere e Aprire”) lavorano in parte sul Chong mai, così come nel Kai Men Shi con le fasi “Mobilizzare, Accogliere, Condurre il Soffio”, l’Auto-massaggio di Qi hai e tutte le mobilizzazioni in generale.

Il centro è ovunque e la periferia da nessuna parte” (Pascal).

La seconda parte di questo argomento continua in: "Chong mai: una immagine dinamica della natura"

Ringrazio Yves e Paolo per la rilettura, la traduzione, l’impaginazione. Se avete delle domande o degli appunti, risponderò volentieri. Ditemi anche se l’argomento vi interessa e se desiderate che continui.


Jean-Michel Boscher, per TaoYin Italia a.s.d.

 

(*) Nell’ambito delle cure tradizionali cinesi, è impossibile pensare “medicina tradizionale” senza metterla al plurale. Pensate: ci sono 56 minoranze in Cina (anche se chi comanda sono gli Han) che non parlano la stessa lingua, 56 culture diverse, un territorio grande con molti climi diversi, dei rapporti di confine con molte variazioni nel corso dei millenni ... come potrebbe essere possibile un modo di curare uniforme? Anche se il pensiero taoista ne rimane il fondamento, esistono moltissimi modi di curare, influenzati da altrettanti modi di pensare. Non possiamo dimenticare gli scambi diplomatici di persone “invitate” per non dire di ostaggi, da una Corte reale o principesca all’altra, al fine di preservare una situazione di pace più o meno precaria. Tra questi invitati, c’erano ovviamente anche dei medici. Questo spiega perché c’erano moltissime medicine dietro una denominazione comune.

L'Energetica Cinese: un "semplice" sistema di coscienza(e)

Prefazione

Qualche settimana fa un'allieva mi fece una domanda riguardo la reincarnazione nella visione dei praticanti del Tao. Lo stesso argomento, sotto altra forma, è ritornato in una discussione con un corrispondente francese (insegnante di Arti Classiche del Tao) e con il mio carissimo amico Yves. Nulla avviene per caso... Quindi ho chiesto a Jean-Michel Boscher se potevo pubblicare le sue considerazioni sul tema della discussione; ed ecco qui le sue parole tradotte dall'amico Yves Kieffer.

Paolo Raccagni

 

 

Introduzione: prima del ferro e del fuoco

Il ferro è l'ago, il fuoco è il kao (moxa in giapponese). Questa sintesi dell'agopuntura è riduttiva e si rivolge alla materia (il corpo umano), come se fosse una macchina idraulica e pneumatica.

Quando si parla di cure energetiche, si parla di energia, sia negli antichi scritti del Tao dove si parla di Qi, che nelle attuali ricerche quantistiche,  e possiamo facilmente immaginare che l'energia prevalga sulla materia. L’energia esiste prima della materia. Allo stesso tempo, tutto è energia, ed è l'energia che prende forma per costituire la materia.

Perché l'energia prende forma? A questa domanda i taoisti hanno trovato una sola risposta, e questa è l'intenzione (Yi). Perché dove va lo Yi va il Qi. Dove va l'intenzione, va l’energia.

Da dove viene l'intenzione? Se non dalla coscienza? Le radici dell'energetica cinese attingono nella coscienza. La vita sarebbe solo una coscienza con l'intenzione di manifestarsi in un corpo di materia. Fondamentalmente e originariamente, il corpo umano sarebbe quindi solo un sistema di coscienza.

Meridiani curiosi

Che si chiamino curiosi o meravigliosi, questi meridiani sono la coscienza e l'origine stessa di quel veicolo spirituale (che contiene una parte di spirito - Shen) che è il corpo umano. Il Chong Mai (Tchong Mo) o Vaso Centrale, si forma proprio il giorno dell'accoppiamento del padre e della madre. Come se fosse l'esito di una appuntamento finalmente compiuto da tre entità, quelle di entrambi i genitori e quella che vuole incarnarsi con un progetto di esperienza vitale.
Il Chong Mai sarebbe quindi la riserva energetica ancestrale, rubata (e non ereditata) ai genitori, più la parte innata dei ricordi di vite dell'entità incarnata, più il programma della vita che inizia. Se si guarda da vicino, si scoprirà che una riserva, un ricordo o un programma, non agisce. Non manifesta nulla, riflette solo un potenziale.

 

Un potenziale è fatto per essere utilizzato. Oppure no. Può essere meraviglioso, ma senza alcun effetto. Ma comunque è legato alla Coscienza. Se rimane non manifesto, la coscienza (della persona) saprà che non ha effetto, quindi è inutile, quindi c'è una sorta di spreco. Questo genererà frustrazioni e una sensazione di diminuzione della stima personale, che può portare a una forma di depressione. Se la situazione persiste, si può arrivare alla sensazione di voler interrompere definitivamente questo programma inutile (a livello meno drastico si potrebbe manifestare un’artrite reumatoide, problemi a livello cervicale - C4 -, o cistiti).

Vedete che in poche righe siamo partiti da un fugace momento di piacere e siamo arrivati a una fatalità, solo per un gioco di coscienza. Sebbene il funzionamento di Chong Mai non sia qui completamente svelato, ha comunque un'immensa influenza su questo sistema.

I meridiani principali e gli altri

Ciò che vale per il Chong Mai vale anche per gli altri 7 Meridiani Curiosi, che in seguito proietteranno le loro coscienze in altre ramificazioni chiamate Meridiani Principali.

Che dire del Meridiano di Polmone con la sua nozione di "luogo" o del Triplo Riscaldatore con la sua nozione di "filtro tra inconscio, subconscio e una mente in costante contemplazione di sé (egotismo)”? Che dire dei Tre Yang degli arti superiori che come specchi di noi stessi riflettono quella che immaginiamo essere la risposta del mondo esterno alle nostre azioni?

Che dire dei Meridiani Distinti come sistema di riequilibrio-collaborazione tra le coscienze del femminile e del maschile? Un intero programma, ... di esperienza vitale.

La parte tecnica

In un rapporto così sottile, tra puro spirito, mente e corpo, compreso l’aspetto affettivo ed emotivo, la coscienza, la pura intenzione, la conduzione del soffio fino alla punta delle dita prima senza toccare, poi con il tatto, potremmo chiederci: tutti questi aspetti permetterebbero di aver accesso alla fonte dei problemi e non solo alla loro manifestazione finale?

Se il “tutto” è prima di tutto coscienza, dovrebbe essere possibile risolvere ogni cosa con un cambiamento di coscienza incarnata, in altre parole con "un cambiamento di sguardo".

Dice Georges Charles “in Cina, nella medicina imperiale (quella di Corte, o delle Corti, perché c'erano più regni), il verbo veniva usato prima per la comprensione e il rilascio dei ricordi, solo in seguito si poteva toccare” .

I ruoli

A questo livello la collaborazione tra medico e paziente è totale. La persona curata non è più paziente, è impaziente. Non è più una vittima, è autore, regista e attore. La persona che cura è un fluidificante armonizzante. Finisce per apportare alcune modifiche con la "consapevolezza nelle sue dita". Non è più molto tangibile, non molto importante, non molto visibile, ... è come il Qi, semplicemente efficace.

NB: sebbene possiamo tradurre i vecchi termini cinesi come "flussi, pozzi, cunicoli, ecc.", ho scelto i termini occidentali più utilizzati per facilitare la comprensione a quante più persone possibile.


Jean-Michel Boscher

Insegnante di SanYi Quan, membro della Convention des Arts Classiques du Tao.

Per TaoYin Italia. Settembre 2021

Manifesto del Taoismo

Il titolo l'ho voluto ad effetto, ma il testo che riporto qui di seguito è l'esempio della mia visione di questo pensiero. Non filosofia o religione: pensiero. Ho "chiesto"  a Padre Larre, uno dei più grandi sinologi del nostro tempo, di esprimerlo per me.

Questo testo è l'introduzione del "Tao Te King (Daode Jing) Il Libro della Via e della Virtù" (Ed. So-Wen Jaca Book) commentato da Claude Larre. Lo stesso libro ha  la Presentazione di François Cheng, un altro grande del nostro tempo.

Un uomo solo avanza attraverso la città. Oltrepassa templi, monasteri, palazzi. Passa davanti ai frontoni degli istituti e delle accademie, dove sofisti e pedanti dispensano i loro insegnamenti e disputano. Continua ad avanzare e supera le officine dove si montano i carri e le macchine agricole.

Ha oltrepassato la porta e le mura della capitale. Cammina nella campagna. Qui si svolge la vita naturale degli esseri resi a loro stessi. Un sole regolare gira sulla terra che produce senza stancarsi, al ritmo delle stagioni, al passo lento degli animali.

L'uomo che è vestito semplicemente e che mangia ciò che trova, conserva puri i propositi che nascono dal suo cuore innocente. Non critica nessuno e non si lamenta di nulla. Non fa grandi cose: piccoli lavori presso i contadini per poter sopravvivere. Quando ha finito di parlare, nessuno si ricorda di ciò che ha detto, ma niente è più come prima. Appare, allora, la vanità del Principe, l’ostentazione della Corte, l'avidità dei mercanti, l'ipocrisia dei riti, la futilità di chi discute, le contraddizioni delle scuole l’oppressione del popolo.

Questo uomo non ama ciò che trionfa, ciò che si mostra, ciò che si mette in evidenza. I Confucisti non sono suoi amici, neppure i Legisti che hanno la pena di morte facile, l'esaltazione dei discepoli di Mo-tseu lo inquietano, le arguzie dei Logici lo fanno ridere. Le cerimonie nei templi lo annoiano. Che si pensi di lui quel che si vuole: non gli importa nulla. Lo si tratta da scettico, da disilluso, da pigro e da cattivo cittadino. È solo in un mondo di cui può fare volentieri a meno e va per la sua strada, contento di avere ragione contro tutti. È un Taoista, un discepolo di Lao tseu, un ammiratore di Tchouang tseu, un fervente del Libro della Via e della Virtù.

Questo orientale, questo cinese, siete voi e sono io. Voi ed io in un certo momento di consapevolezza, quando la costrizione del corpo sociale si allenta, quando lo spirito in noi va in vacanza e prende congedo dai pensieri familiari, quando il cuore sgombro da ogni desiderio ritorna a essere disponibile. Perso per la società, sperso davanti alla natura, è reso a se stesso… Nessun orgoglio, nessuno sdegno, padrone di se stesso come dell’universo.

Prima di me e dopo di me, in me e al di là di me, esiste ciò che esiste e tutto il resto, che non è niente, è senza importanza. Ciò che esiste fonda l'effimero che sono. Non oso dire che possiedo l’esistenza, È l’Esistenza che mi possiede. Attraversato in permanenza dall’influsso che fa esistere un uomo tra Cielo e Terra, mi abbandono a ciò che mi fa essere. Un io provvisorio e senza grande consistenza è ciò che si vede di me e ciò che posso conoscere di me. Ma esisto anche là dove né io né alcuno può arrivare con la consistenza e la potenza del Cielo Terra la cui unione fa vivere ciò che vive. Queste persone - i Taoisti - che si scambiano a torto per degli asociali, per degli incorreggibili individualisti, per degli adepti del far nulla integrale e per degli scettici disillusi sono dei realisti: si rifiutano di dissolversi nell’incoscienza imbecille della società collettivista cinese guidata dalla vanità dei suoi prìncipi.

Nell’essenziale l'umanità cambia di poco. Società collettiviste e prìncipi arroganti ne abbiamo ancora. La Virtù ipocrita, la conosciamo; la religione superficiale, la conosciamo; la guerra per difendere la pace, la conosciamo; la società del desiderio esasperato, dell’avidità esorbitante la conosciamo; le ideologie e le filosofie che germogliano come gramigna, le conosciamo. La proliferazione delle città, l’urbanizzazione delle campagne, il propagarsi dell’anonimato, l'epidemia pubblicitaria, la distruzione della radice vivente tramite l’esasperazione del bisogno di vivere, lo vediamo.

Proprio qui, davanti alla constatazione dell’impotenza politica, della disorganizzazione sociale, dell’infelicità solidale degli individui che noi iniziamo a pensare a visioni del mondo che mai avevamo considerato. Specialisti, chiamati sinologi, erano incaricati fino a qui di portare ai nostri spiriti distratti una informazione scientifica, poco utilizzata sulla Cina. Ma il tempo è cambiato. Meno sicuri che mai, i nostri contemporanei, da questa parte della Terra, sono pronti a udire un’altra versione della storia umana diversa da quella a cui sono abituati e adattati.

Il Taoismo è una delle più antiche versioni cinesi della genesi dell’uomo e del suo inserimento nel vitale universale. Non prova nulla. Non dimostra nulla. Qui sta la sua forza. A chi fa molte domande per sapere perché è così, la risposta è semplicemente: perché è così, perché ciò che esiste veramente non ha bisogno che di luce per apparire. Solamente ciò che non esiste ha bisogno di prove e di dimostrazioni. L’illuminazione ha il ruolo principale. Non cade sull’intelligenza, ma sullo spirito. Esistono, beninteso, degli intellettuali taoisti, ma sono senza interesse per noi. Ciò che vale nel Taoismo è il mondo spirituale.

Una Realtà incontestabile è prima e io ne dipendo. Essa è fuori dal tempo e il tempo nasce da lei. Quando torno al centro delle realtà, il presente scompare. Una durata, presente alla coscienza, dà testimonianza. Testimonianza di ciò che è, che il discorso non conosce, che il concetto non racchiude. Che mi importano cento scuole, mille discorsi di scuole, diecimila denominazioni degli esseri sotto il cielo! Tutto questo non è che il prodotto di una attività dell’intelligenza che non è senza rapporto con ciò che esiste, ma che non insegna nulla. Tramite ciò che si vede, si ascolta, si tocca con mano, si può congetturare ciò che non può vedersi, udirsi, toccarsi con mano. È piuttosto grazie alla vitalità effimera, ma sempre regolarmente rinnovata, che una permanenza appare nel passaggio dell’effimero. È tramite il movimento naturale della nascita, dello sviluppo, del declino e della morte degli individui, delle società, delle specie, che un movimento primitivo, senza origine conoscibile e senza fine prevedibile, si lascia percepire in uno specchio di bronzo scuro. Movimento naturale degli esseri che non aspettano lo spirito dell’uomo per esistere. Se potessimo suscitare in noi il movimento primitivo e far scorrere in lui il nostro vitale cosciente, giungeremmo alla verità senza concetto e al l’atto senza scopo. L'uno è più certo e l’altro è migliore di tutto ciò che lo spirito umano abbia mai inventato.

Ecco lo spirito dei Taoisti, così vasto, così semplice, così realista, così sottile. Ci si può domandare se non sia il movimento del cuore, che dà il cambio e che supera, unificandoli, il voler vivere un po’ fisico e il voler sapere un po’ mentale. Questo spirito avvicina con umiltà e potenza il mistero dell’uomo cosciente in seno all’ universo. È una delle forme più compiute della spiritualità naturale dell’uomo.

E il Cristianesimo? Il Cristianesimo è una rivelazione di ciò che l’uomo con gli occhi, con le orecchie, con le mani è incapace di vedere, di ascoltare, di toccare. Fa vedere, udire, toccare il Verbo della Vita, la Via e la sua Virtù. In definitiva, tra il Cristianesimo che non definisce la natura umana e il Taoismo che si abbandona al movimento naturale, non esiste alcuna opposizione. Forse alcuni potrebbero avere un'idea del Cristianesimo e del Taoismo che li fa inconciliabili. Ma questo riguarda loro, non noi.

Claude Larre

Mudra e Qi Gong

 di Paolo Raccagni

In molti oramai conoscono, anche se non li praticano, il significato di mudra, quelle posizioni delle mani che accompagnano la pratica yoga e le meditazioni. In minor numero sono coloro che sanno che simili posizioni delle mani sono praticate nel Buddhismo; pochissimi sanno che anche nel Taoismo (Daoismo) questi gesti simbolici sono utilizzati nelle cerimonie iniziatiche, nelle meditazioni, nonché nelle pratiche di lunga vita YANG SHENG (養生). Gesti, posizioni delle mani che attivano delle interazioni, che hanno come obbiettivo stimolare e aumentare le potenzialità fisiche nonché generare delle trasformazioni sia a livello energetico che a livello spirituale.

L’origine del termine è abbastanza discusso, ma tutti concordano che l’etimologia del termine identifica la posa delle mani in un gesto simbolico, un “sigillo”. Questa origine è ben evidenziata dagli ideogrammi che traducono mudra in cinese: SHOUJUE 手訣 (letteralmente tecniche segrete delle mani) nelle pratiche Taoiste, derivato da SHOUYIN 手印 (letteralmente sigilli con le mani) che identifica le mudra nelle pratiche Buddhiste.

Nella Cina antica questa tecnica era destinata agli iniziati alle pratiche esoteriche (FANGSHI 方士; letteralmente maestro dei metodi o maestro delle ricette) per controllare delle “entità” quali i demoni (MO 魔) o i fantasmi (GUI 鬼), durante le cerimonie o gli esorcismi, ma il loro utilizzo riguardava anche la cura di certe malattie.

Per quanto riguarda la pratica del Qi Gong ogni Scuola ha il suo repertorio di mudra, eseguiti con una o due mani, ma tutte hanno almeno questi scopi in comune:

  • sviluppare le capacità fisiche, energetiche e spirituali del praticante;
  • percepire, mobilizzare e “dirigere” energie specifiche (es. purificazioni);
  • avere un migliore risultato nelle pratiche.

Per quanto riguarda la Scuola SANYI QUAN 三一拳, legata al Taoismo del LING BAO 靈寶, si adottano numerose posizioni delle mani già nelle pratiche iniziali (o iniziatiche). Quella descritta qui di seguito rientra proprio nelle pratiche iniziali, nel particolare si tratta di una “chiave” eseguita all’apertura dello YI YIN FA di Terra (DI YI YIN FA 地一引法).

La Postura

Come in tutte le pratiche di Qi Gong iniziamo dalla postura WUJI, la postura che ogni praticante assume prima di iniziare ogni esercizio di Qi Gong. La postura WUJI, letteralmente del "Non-Colmo", ha come scopo mettere in relazione l'Uomo, nel modo migliore, con il Cielo e la Terra ed ottenere, attraverso questa verticalità, l'Unione dei Tre-Uno (SAN YI 三一). I piedi sono appoggiati naturalmente a terra e la distanza tra un piede e l'altro è compresa tra la larghezza delle spalle e delle anche. Il peso del corpo è distribuito equamente tra entrambi i piedi. Le ginocchia sono leggermente piegate, il bacino è libero di muoversi tra apertura e chiusura. La colonna vertebrale è estesa, la testa è come sospesa ad un filo legato al vertice del cranio. Lo sguardo è rivolto all'orizzonte, il mento preme verso il basso in modo da stirare leggermente la nuca. Le braccia scendono lungo il corpo, le spalle sono rilassate, le mani con i palmi rivolti alle cosce. La respirazione è calma e profonda.

Posizionamento delle mani

Dalla postura WUJI riunire i pollici, i medi e gli anulari in modo che formino un triangolo davanti a se. Posare la punta degl’indici sulla piega tra la prima e seconda falange dei pollici formando un angolo di 90° (Vedi la figura). Mettere a contatto i medi con il centro dell’addome, punto QIHAI (Vc6), sotto l’ombelico. Gli anulari, in direzione del pube (sinfisi pubica), premono sul punto SHIMEN (Vc5). I mignoli contattano la zona della piega inguinale, tra inguine e coscia. I pollici, posti da una parte e dall’altra dell’ombelico, sono in contatto con il punto DAHENG (Mp15).

Il triangolo formato dalle dita ha il vertice verso il basso: i pollici, allineati con l’ombelico, costituiscono la base di questo triangolo, la punta è formata dagli anulari rivolti verso il pube e i medi identificano il centro.


Il contatto all’inizio è leggero (sensazione di contatto) e segue la respirazione, poi diventa più “presente” (contatto). Durante una espirazione profonda portare leggermente il bacino in retroversione ed esercitare un pressione verso i punti di contatto delle dita (approfondire il contatto); l’intenzione è rivolta all’ascolto del punto e alla tonificazione dello stesso. Si può ripetere questo esercizio di ascolto e tonificazione anche più volte.



Senza staccare il contatto dei pollici dalla zona addominale, separare gli indici che andranno a poi a sostituire i pollici nel punto di contatto. I pollici spostandosi verso la zona lombare fanno si che le mani si appoggino sulle creste iliache del bacino. In fine, i pollici, facendo perno sul punto di contatto, consentiranno al palmo della mano di raggiungere la zona lombare; l’intenzione ora è rivolta all’ascolto e alla tonificazione della zona lombare (Reni).

Il contatto e l’ascolto dei punti è finalizzato alla percezione delle seguenti strutture:

Dita

Area Corporea

Punto d’Agopuntura

Strutture

Mignoli

Piega Inguinale


Muscoli e Tendini

Anualri

Sinfisi Pubica

Shi Men (Vc5)

Struttura Corporea

Medi

Sotto l’ombelico

Qi Hai Vc6)

Soffio Vitale (Qi)

Pollici e Indici

A lato dell’ombelico

Da Heng (Mp15)

Pulsione Originale
Respir. Embrionale


Questa “chiave”, tramite la relazione/ascolto dei punti elencati (“muscolo ancestrale”, sinfisi pubica, Dan Tian Inferiore,…) e con il successivo passaggio delle mani sulla zona lombare (Reni, Jing…), ci mette in contatto con le strutture legate al Cielo Anteriore (XIAN TIAN – 先天), quindi al Soffio Originale, YUAN QI (元氣), l’energia (QI 氣) preesistente alla formazione dell’organismo che fonda e determina l’esistenza di un essere e lo lega alla sorgente originale della vita.

La Memoria nella Medicina Tradizionale Cinese

di Paolo Raccagni


Nella prima parte abbiamo preso in considerazione i processi di elaborazione e i tipi di memoria e messi in relazione alla pratica del Qigong, del Taijiquan e nelle Arti Marziali. Ora vedremo come la Medicina Tradizionale Cinese (MTC) interpreta questo aspetto della nostra persona e della nostra vita.

Nella lingua cinese utilizza due ideogrammi per indicare la parola memoria: 记忆 - Jì yì che letteralmente possiamo tradurre come “richiamare un ricordo”. Anche nella Fisiologia Energetica Cinese i processi di elaborazione della memoria sono alquanto complessi e coinvolgono i Cinque Organi (Wǔ zàng 五臟) e i Sei Visceri (Wǔ fǔ 五腑). Alcuni testi traducono l’ideogramma Zhì 志 oltre che col significato di “volontà” o “volere” anche come “memoria”. Ad esempio Giovanni Maciocia cita una frase di Tang Zong Hai che dice: “Zhì (志) indica Yì (意) con la capacità di immagazzinare”. È interessante notare che entrambi gli ideogrammi hanno alla loro base il carattere che caratterizza il Cuore (Xīn 心), quindi possiamo affermare che lo Shén 神 che ha sede nel Cuore, gioca un ruolo fondamentale nella formazione della memoria. Ritornando a Zhì a volte lo stesso ideogramma viene utilizzato per indicare i “Cinque Zhì” (五志), vale a dire i cinque aspetti mentali: Shén, Hún, Pò, Yì e lo stesso Zhì.

Lo Shen del Cuore

Il Cuore è la sede dello Shén (神), attraverso lo Shén comanda le attività dei Cinque Organi e dei Sei Visceri, quindi tutte le attività vitali nonché tutti i processi psichici dei Cinque Movimenti (Wǔ xíng 五行), compresi quelli legati alla memoria. Lo Shén del Cuore permette all’individuo di prendere coscienza della propria esistenza e lo pone nell’ambito spazio-temporale in cui la sua vita si manifesta. Il Cuore quindi, attraverso lo Shén, controlla l’attività mentale intesa come raziocinio, quindi come pensiero, elaborazione, memorizzazione… Il suo ruolo fondamentale è esplicitato, come abbiamo visto, dalla relazione diretta con lo Yì della Milza e lo Zhì dei Reni, ed è coinvolto nei processi di elaborazione sia della memoria esplicita che di quella implicita. Al Cuore spetta il ruolo di mantenere memoria degli eventi passati (MLT) mentre la Memora a Breve Termine (MBT) è mantenuta nel Rene. Questo comporta che deficit dell’energia del Cuore siano cause frequenti di scarsa memoria.

Lo Yi della Milza

Ognuno dei Cinque Organi riceve lo Shén e lo individualizza dandogli caratteristiche proprie: lo Shén del Fegato diventa Hún, quello del Polmone Pò, quello del Rene Zhì e quello della Milza Yì.
Lo Yì (意) dimora nella  Milza e si relaziona allo Shén secondo la legge dei Cinque Movimenti. Il suo ideogramma può significare “idea” o “intenzione” e rappresenta infatti il pensiero, la capacità di organizzare i dati che possediamo e contemporaneamente la concentrazione, la focalizzazione, la memorizzazione e la capacità di produrre idee. Il Qi (氣) post-natale e il Sangue sono la base fisiologica dello Yì. Di conseguenza, se il Qi della Milza è forte, il pensiero sarà lucido e la memoria buona, come pure la capacità di concentrazione, l’applicazione nello studio e la generazione delle idee. Se il Qi della Milza è debole, lo Yi sarà spento, il pensiero sarà lento, la memoria scarsa conseguentemente sarà debole anche la capacità di studiare, di concentrarsi e di mettere a fuoco.

Lo Zhi dei Reni

Nell'ambito del pensiero, del ricordo e della memorizzazione, c’è una consistente sovrapposizione fra lo Yì della Milza, lo Shén del Cuore e lo Zhì (志) dei Reni. I Reni, attraverso lo Zhì influenzano la nostra capacità di memorizzare e immagazzinare dati. Nell’antichità, alcuni medici asserivano che lo Yi della Milza e la memoria dei Reni sono quasi la stessa cosa (vedi la frase di Tang Zong Hai citata in precedenza). Il fattore di differenziazione principale è che la Milza è responsabile della memorizzazione dei dati nel corso delle attività di studio o di lavoro dell’individuo e lo Zhi dei Reni è responsabile dell’immagazzinamento dei dati e della capacità di trattenere le informazioni nel lungo periodo.
Capita spesso, ad esempio, che una persona abbia una memoria eccellente nel proprio campo di studio o di attività (funzione della Milza) e tuttavia sia piuttosto smemorata nella vita di tutti i giorni (funzione del Cuore). Anche il Cuore e i Reni contribuiscono a questa funzione e come abbiamo visto sono anche responsabili della memoria degli eventi passati e della memoria implicita. In particolare, la sovrapposizione fra lo Yì e lo Shén nell’attività di pensiero è talmente stretta, che il “Ling Shu” dice nel capitolo 8: “La funzione del Cuore di richiamare alla memoria si chiama Yì”. A sua volta, la funzione di memorizzazione dello Yì è così strettamente collegata allo Zhì dei Reni che lo stesso capitolo prosegue: “L’immagazzinamento (dei dati) dello Yì è chiamato Zhì”. Questi passaggi confermano che lo Shen, lo Yì e lo Zhì sono inscindibili.

Il Po dei Polmoni

Legati al Movimento Metallo, i Polmoni rappresentano a livello fisico il passaggio dallo Yang allo Yin, dall’energia alla materia, di conseguenza il Pò (魄) rappresenta, in ambito psichico, l’aspetto più corporeo e fisico del mentale. È la capacità di interiorizzazione quindi, di avere una chiara e distinta sensazione della propria attività mentale. Un eccesso di questo movimento verso l’interno produce fenomeni di introversione, di eccessiva interiorizzazione. I Polmoni influenzano la memoria in quanto regolano la quantità di Qi che raggiunge la testa quindi, la perdita di memoria è un’indicazione importante dell’alterazione dell’energia dei Polmoni.

Il Meridiano di Vaso Governatore e la memoria

Per quanto riguarda la memoria non dobbiamo dimenticare il Du Mai o Meridiano di Vaso Governatore. Il suo tragitto tra interno ed esterno corre su tutto il dorso unendo Reni, Cuore e Cervello. Quindi la sua influenza si esprime sullo Zhì dei Reni dai quali trova origine, sullo Shén che ha sede nel Cuore, per raggiungere poi il Mare dei Midolli, il Cervello.


Prima Parte: Arti Marziali, Taiji Quan, Qigong... Come agisce la memoria

p.s. Nel preparare questo post ho utilizzato, oltre al testo di G. Maciocia "I Fondamenti della Medicina Cinese" e di E. Rochat de la Vallée "Le 101 nozioni chiave della Medicina Cinese", le informazioni  tratte dai seguenti blog/siti. Alcune parti le ho riproportate integralmente. Li ringrazio.

https://www.treccani.it/enciclopedia/
https://www.stateofmind.it/
https://suwenherbs.it/

Arti Marziali, Taiji Quan, Qigong... Come agisce la memoria

di Paolo Raccagni

Definizione di memoria

Quando nella vita di tutti i giorni svolgiamo un compito, compiamo un’azione semplice o complessa che sia, come ad esempio, compilare la lista della spesa, programmare gli appuntamenti del giorno successivo… andiamo ad utilizzare una capacità che spesso diamo per scontata fino a che non ci accorgiamo, quando siamo fortunati, che viene a mancare. Questa capacità o facoltà si chiama memoria.

Il Dizionario di Medicina Treccani definisce come memoria la “capacità del cervello di ritenere, richiamare e riconoscere informazioni acquisite”. In un modo più “informale” possiamo paragonare la memoria come ad un magazzino, all’interno del quale un individuo raccoglie tutte le informazioni relative alle esperienze personali acquisite durante la vita e dal quale può attingere tutte le volte che deve affrontare e risolvere situazioni che riguardano il presente o che si proiettano nel futuro.


I processi di elaborazione e tipi di memoria.

La letteratura scientifica suddivide lo sviluppo del processo di elaborazione della memoria in tre fasi principali: la fase di codifica, la fase di ritenzione e la fase di recupero. Queste fasi non sono necessariamente separate o in sequenza, ma rappresentano l’intero processo di memorizzazione di una informazione.

Immaginiamo di eseguire un concatenamento di una forma di Qigong, di Taiji Quan, di Arte Marziale, o qualsiasi altra attività. Ogni stimolo, ogni informazione da quella più semplice a quella più complessa, raggiunge il nostro sistema nervoso. L’appoggio dei nostri piedi al terreno, portare un calcio nel vuoto o verso un attrezzo, bloccare un pugno dell’avversario… tutte le informazioni che arrivano vengono trasformate in un codice che la nostra memoria riconosce. Lo stimolo iniziale è posto nella memoria a breve termine (MBT) dove rimane per qualche ora o qualche giorno, e in un numero limitato di informazioni. Se lo stimolo si ripete più volte (come nelle pratiche marziali di condizionamento o durante l'allenamento) l’informazione viene elaborata per essere custodita nella memoria a lungo termine (MLT). Questa fase viene definita come stabilizzazione e consolidamento del ricordo che può permanere anche per tutta la vita. 
La fase di recupero consiste proprio nel recuperare l’informazione dalla memoria a lungo termine e trasferire il ricordo nella memoria di lavoro. La memoria di lavoro è una forma particolare di memoria a breve termine (MBT) utilizzata per il tempo necessario all’esecuzione dell'azione. Nel caso dell’esempio precedente, sfrutteremo questo processo e tipo di memoria ogni qualvolta ci accingiamo ad eseguire la nostra forma di Qigong o di Taiji… Non solo, la memoria di lavoro gioca un ruolo molto importante per la nostra coscienza: è la memoria che ci permette di sapere che il “qui e ora” è qui e sta accadendo “ora”.

Abbiamo definito la memoria (MLT) un magazzino dove sono contenute enormi quantità di informazioni che possiamo recuperare in modo consapevole. Ma esistono anche informazioni che non siamo in grado di richiamare consapevolmente. Queste due classi di memoria a lungo termine sono definite rispettivamente come: memoria esplicita (o dichiarativa) e memoria implicita (o non dichiarativa). La memoria esplicita è quella che utilizziamo quando cerchiamo di ricordare l’orario dell’appuntamento dal dentista o il suo numero di telefono per disdire tale appuntamento, la data del compleanno della moglie… Ovvero tutte quelle forme di apprendimento e recupero delle informazioni che richiedono dei processi cognitivi come la deduzione, il confronto, la valutazione, il pensiero e la coscienza. La memoria esplicita si divide a sua volta in memoria semantica che riguarda i concetti, il significato delle cose, i nomi, … le conoscenze in generale, e in memoria episodica quella memoria che riguarda  fatti ed eventi specifici.

La memoria implicita è quella memoria che non siamo in grado di richiamare consapevolmente, quella che ci permette di andare in bicicletta, guidare un auto, suonare uno strumento… e consiste nell’acquisizione lenta e ripetitiva di azioni e comportamenti che poi verranno eseguiti automaticamente. L’informazione può essere trasferita dalla memoria esplicita alla memoria implicita.

Ritorniamo ancora una volta al nostro praticante. Quando impara a portare un pugno, un calcio o a bloccare un attacco, impara innanzitutto a muovere con precisione e coordinazione i suoi muscoli, usa cioè la memoria esplicita (dichiarativa) per analizzare tutte le differenti posizioni del corpo, quindi la ripetizione dell’atto, le informazioni vengono trasferite nella memoria implicita (non dichiarativa) diventando un riflesso che permette al praticante di eseguire automaticamente il movimento.


 

Quindi fare, rifare e continuare a ripetere fino a giungere alla memorizzazione e alla perfezione dell’azione.

Fine Prima Parte.

Seconda Parte: La memoria nella la Medicina Cinese

p.s. Nel preparare questo post ho utilizzato, oltre al testo di G. Maciocia "I Fondamenti della Medicina Cinese" e di E. Rochat de la Vallée "Le 101 nozioni chiave della Medicina Cinese", le informazioni  tratte dai seguenti blog/siti. Alcune parti le ho riproportate integralmente. Li ringrazio.


https://www.treccani.it/enciclopedia/
https://www.stateofmind.it/
https://suwenherbs.it/

L'Anno del Bue di Metallo

Bue di Metallo

Il calendario cinese si basa su due cicli: il ciclo solare e il ciclo lunare. Di conseguenza il primo giorno dell’anno cinese inizia con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno (21 dicembre). Si determina quindi un sistema astronomico e astrologico diverso da quello occidentale. Suddiviso in cicli di sessanta anni  ciascuno ripartito in dodici quinquenni (12 x 5). Vede, nell’ordine, il susseguirsi dei seguenti segni: Topo, Bue, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Cinghiale (o Maiale). Ognuno di questi segni zodiacali si combina con i Cinque Elementi fondamentali della Tradizione cinese: Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua.  In senso più profondo ogni anno, in successione, è caratterizzato da un aspetto Yin e da un aspetto Yang.  L’inizio dell’anno cinese coincide, nella tradizione, con l’inizio della primavera.

Gli anni del Bue: 1937, 1949, 1961, 1973, 1985, 1997, 2009, 2021, 2033.

Dal 12 febbraio 2021 (tra l’11 e il 12 febbraio avremo la luna nuova) al 1 febbraio 2022, inizio dell’anno della Tigre d’Acqua, è l’anno che nel calendario cinese, è dedicato al Bue di Metallo (牛  NIU- Ricci 3682). Quindi questo periodo è governato dall’Elemento Metallo, una energia che in natura si esprime attraverso la sua densità, duttilità, precisione, ma anche un aspetto di durevolezza, valore e scambio. Infatti l’ideogramma che di solito è tradotto come Metallo (JIN 金) significa più precisamente Oro, il mezzo che gli individui da sempre hanno utilizzato per lo scambio e il baratto.

 Tradizioni e simbolismi legati al Bue

Il Bue è legato all’iconografia della mansuetudine e del lavoro nonché della serenità e della forza d’animo. Ligio al dovere segue le convenzioni e si trova a suo agio nella routine. Nonostante il suo atteggiamento sommesso dobbiamo ricordare che la sua immagine è accompagnata dalla frusta e da un grosso bastone. Legato alla agricoltura, al lavoro nei campi e nelle risaie (il Bufalo d'acqua è il suo omologo nello zodiaco vietnamita) rappresenta oltre alla forza anche la fertilità. Era tradizione in primavera,  sia in Cina che in Corea, creare delle statuette di argilla per poi colpirle a bastonate per propiziarsi un buon raccolto. Un modo per “sacrificare” un bue salvaguardando il capitale. Un altro sacrificio, sempre attraverso un simulacro, era porre sul fondo di un fiume una sua rappresentazione eseguita in metallo; in questo modo si proteggeva il villaggio dalle inondazioni.

Bufalo d'acqua

La sua reputazione come immagine di diligenza, gratitudine e lealtà ne ha fatto l’animale simbolo del Buddhismo cinese. Per la sua dedizione all’altruismo il bue rappresenta la “natura del Buddha, la natura fondamentale di tutti gli esseri e include il presupposto che chiunque possa ottenere l’illuminazione” (Mikael Bauer, McGill University).

Nel Buddhismo Chan che approdato in Giappone è diventato Zen, è famosa “La Parabola del Bue” che vede un giovane pastore di buoi, che perso il suo animale si mette alla sua ricerca. Trovato il bue inizierà a domarlo e ad addestrarlo fino a fidarsi completamente di lui. Questo processo di “sottomissione” dell’animale rappresenta il lavoro di trasformazione del cuore e della mente dell’allievo fino a diventare lui stesso il maestro. Non dobbiamo dimenticare che questo animale è stato il primo a presentarsi di fronte al Buddha, ma risulta secondo solo grazie ad un astuto stratagemma del Topo.

Alcune immagini da "La Parabola del Bue"

Restando in Giappone, nella tradizione popolare che accompagna la pratica religiosa Shintoista (dal cinese Shen Dao “La Via dello Spirito” o degli Spiriti) si crede che toccandosi una ferita o una parte del corpo malata, e toccando la stessa zona nel bufalo presente nel tempio Shinto si possa guarire dal malanno.

È la cavalcatura che i saggi usano per raggiungere i luoghi in cui desiderano andare (se hanno fretta usano il Drago), questo perché sceglie sempre “la via maestra”, il cammino principale, disdegnando le scorciatoie. A conferma di ciò la leggenda vuole che Laozi, il fondatore del pensiero Taoista, l’abbia prediletto, nella versione bufalo, per il suo viaggio verso Ovest e, probabilmente, con esso si sia trasferito in Giappone (per questa circostanza i Buddhisti hanno qualcosa da obbiettare).


Cosa ci aspetta nell’Anno del Bue.

Probabilmente poche persone saranno dispiaciute nel vedere la fine del 2020. L’anno del Topo di Metallo era un’ulteriore opportunità (dopo quella offertaci dall’Anno del Cinghiale) estremamente importante che si è presenta alle nostre porte e che era nostro dovere saperla cogliere. Tragicamente non ci siamo riusciti!
Siamo caduti come topi incauti nelle trappole che l’anno passato aveva posto sul nostro cammino. Il continuo “mercanteggiare” attraverso reiterate speculazioni, spesso per un futile ritorno politico-elettorale, sommate alle critiche, mai accompagnate da serie proposte alternative, ci ha portato in questa situazione. Un governo “commissariato” a causa di una politica in perenne campagna elettorale nonché, lo ribadisco, miope e inconcludente. La pandemia di COVID-19 che ci ha colpito all’inizio del 2020 non ha fatto altro che esasperare le mancanze strutturali del nostro Paese ed evidenziarne l’inadeguatezza della classe politica oltre all’altissimo costo pagato dai suoi cittadini in termini sociali, familiari e personali.

 

L’Anno del Bue non è un anno in cui ci potremmo sottrarre dall’affrontare le nostre responsabilità. Le tribolazioni e le prove a cui dovremo fare fronte non saranno finite e riguarderanno in particolare la famiglia. Ci saranno risultati, senza dubbio meritati, ma saranno frutto di un duro lavoro. Se non riusciremo a portare a buon fine i nostri obbiettivi, non potremo accusare nessuno, saremo solo noi i responsabili.

Il Bue tratta con indifferenza la politica e la diplomazia, è preferibile quindi applicarsi con rigore e diligenza e non sprecare tempo a discutere con chi ha il potere, perché sarà un anno dove le autorità avranno la meglio: il Bue favorisce la disciplina. Evitare spese frivole ed inutili, meglio attenersi alla normale amministrazione. A coloro che pensano di prendere scorciatoie e aggirare le convenzioni occorre ricordare che i simboli che accompagnano il Bue sono la frusta e il bastone.

Il Bue ci raccomanda, quindi, di resistere mantenendo intatta la nostra rettitudine. Benevolenti, ma risoluti ed irreprensibili, di fronte alle avversità che la vita ci pone. Fare della pazienza la nostra migliore alleata in modo che ogni cosa possa trovare il suo giusto posto e godere della ricompensa per questo atteggiamento. Non opporsi alle leggi della natura, ma seguirle ed esserne i custodi.

Paolo Raccagni