La Tristezza

Come già accennato in precedenza per la paura, in medicina cinese per ogni organo ZANG esiste una relazione fondamentale con un’emozione.

Se c'è un sentimento che può essere tutto e il contrario di tutto, è la tristezza. In effetti, questa emozione influenza diversi settori contemporaneamente. La sua presenza leggera e occasionale rende più ricettivi, più realistici e comprensivi. Quando non affligge l'individuo, favorisce lo sviluppo armonioso della personalità, ci avvicina agli altri e stimola l'energia dei Polmoni.

La tristezza (BEI 悲), mostra il Cuore (XIN 心) che (si) rifiuta, l’opposizione di una persona a se stessa, nel suo Cuore…(1)
Legata al movimento Metallo, quando è dolce ed opportuna, è la matrice della sensibilità, aiuta a “condensare”, a “concentrare” portando verso l’interno i “tesori della vita”. L’essere umano ha bisogno di “sentire” per capire. Quando è toccato da qualcosa che lo riguarda direttamente o che riguarda una persona a lui vicino, può sentire un po’ di tristezza, e questo lo rende consapevole.

La “buona” tristezza, riconosciuta dalla psicologia cinese, è quella che non impedisce agli “Spiriti” del Cuore di manifestarsi e che, paradossalmente, consente alla gioia di “concentrarsi” e di diventare più profonda. La cosa più sorprendente in tutto questo è che per non essere troppo tristi, dobbiamo imparare ad esserlo per un breve periodo di tempo, giusto il necessario per “sentire” meglio una persona, una situazione o un luogo.

Tuttavia, la sensazione di una tristezza latente non è buona né per i Polmoni né per il Cuore. Troppa tristezza può comprimere il Cuore che non riesce più a garantire una corretta circolazione degli “Spiriti” attraverso il sangue. Il Polmone non è più in grado di assicurare la loro propagazione verso la periferia del corpo, tutto ciò comporta un blocco o un’amplificazione delle altre emozioni che andranno a influenzare profondamente tutti gli altri organi. La tristezza, divenuta afflizione o dolore, è come uno shock emotivo continuo che erode fatalmente il corpo e lo spirito. Se siamo troppo tristi, saremo più vulnerabili alla rabbia (Fegato), alla preoccupazione (Terra) e alla paura (Reni).

La descrizione occidentale della tristezza si rivolge più sull’aspetto doloroso invece di considerarla come un possibile “percorso di crescita”. Questo punto di vista fortunatamente sta cambiando. Per non farsi trascinare da questo sentimento e se si vuole conservare un giusto equilibrio emotivo, si dovrà coltivare in se stessi anche l’indifferenza, in modo da fornirci i mezzi per non essere travolti da situazioni deprimenti. Questo non vuole essere il totale distacco dalla vita, ma un atteggiamento di compassione, di empatia, nei confronti di se stessi e degli altri.

(1) Elisabeth Rochat de la Vallée “Les 101 Notions Clés de la Médecine Chinoise” Guy Trédaniel Editeur

Bibliografia:
Vedi la bibliografia del blog

1 commento:

  1. Concordo pienamente con questa visione della "tristezza", non motivata da eventi o situazioni fattuali, ma emergente da una ri-percezione di se stesso. Diventa uno strumento più raffinato per cogliere il "sottile" del mondo. Non è lo spleen come atteggiamento verso la vita, ma appare.
    Michele

    RispondiElimina