Meditazione: Zuòwàng eJìngzuò

È un momento di feconda ispirazione del mio carissimo amico Yves Kieffer che data la sua "riluttanza" a scrivere per il mio blog, accolgo e ringrazio.

In un recente articolo, pubblicato su questo blog (Semplici Meditazioni Taoiste) ho accennato ai concetti di zuòwàng e jìngzuò. Ecco qualche precisazione e approfondimento.

Zuówàng 坐忘 , letteralmente “sedersi nell’oblio”, è un termine di non facile traduzione. Infatti, si compone di zuò 坐 (sedere/sedersi) e wàng 忘 (dimenticare, trascurare, tralasciare). Il carattere zuò è composto da due persone 人 (rén) sedute per terra 土 (). Il carattere complessivo, wàng 忘, contiene il radicale del cuore 心 (xīn) sotto al carattere wàng 亡 (scappare, scomparire, morire, perdere), il senso generale è “dimenticare, essere (mentalmente) assenti”. Zuówàng è stato tradotto in lingua occidentale in vari modi: “trovarsi/sedersi in un stato di astrazione mentale”, “dimenticare se stessi e l’ambiente circostante”, “essere liberi da preoccupazioni mondane”.

La professoressa Livia Kohn, docente di religioni orientali presso l’Università di Boston, fa notare che “sedersi nell’oblio” significa entrare in uno stato di assorbimento meditativo profondo e di unità mistica, durante il quale si superano tutte le facoltà sensoriali e coscienti, alla base del raggiungimento del Dao. Essa fa notare che preferisce “oblio” a “dimenticare” poiché “dimenticare” si riferisce a qualcosa di cui dovremmo ricordarci, quindi un’attività mentale. Invece nella visione cinese, si lascia andare ogni tipo di schema intenzionale e reattivo, diventando tutt’uno con lo spirito (shén 神), pronti per fondersi completamente col Dào (道).

Dal punto di vista storico, zuòwàng viene nominato per la prima volta nel capitolo 47 del Zhuāngzǐ, ovvero nel dialogo tra Confucio e Yan Hui:*

Yan Hui disse (al suo maestro Confucio) : “Hui (io) ha progredito.”
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Ho dimenticato la carità e la giustizia.”
“Va bene” disse Confucio “ma non è ancora abbastanza.”

Un altro giorno andò di nuovo da lui e disse : “Hui ha progredito”.
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Ho dimenticato i riti e la musica.”
“Va bene, ma non è ancora abbastanza.”

Un altro giorno andò ancora da lui e disse : “Hui ha progredito”.
“Che intendi dire?” domandò Confucio.
“Siedo e dimentico.”
Arrossendo Confucio domandò “Che significa : siedo e dimentico?”
“Lascio inerte il corpo e bandisco l’intelletto. Abbandonando la forma e respingendo la conoscenza, faccio parte del Tutto. Questo intendo per sedere e dimenticare.”
“Se tutto ti è uguale, non hai preferenze; se ti trasformi, non hai persistenza.” disse Confucio. “Sei veramente un Saggio! Qiu (Kǒng qiū 孔丘 era il vero nome di Confucio) prega di seguirti e di esserti posposto.”

Shi Jing, co-fondatore della British Taoist Association, sintetizza questa pratica così:
 “Zuòwàng è sedersi e dimenticare, dimenticare ciò che ci è più caro: il sé con tutte le sue opinioni, credenze, ideali. Possiamo essere a tal punto coinvolti nel concetto di sé da vedere il mondo unicamente come un luogo dove soddisfare desideri e ambizioni personali.”

Eva Wong, autrice e praticante della corrente Quánzhēn (全真道, Quánzhēn dào, "La Via della Piena Verità", o "della Realizzazione Completa”) scrive: 
“Zuòwàng è abbandonare i concetti, le idee. Lasciando cadere i concetti, il nostro sé naturale, la nostra mente celeste appaiono naturalmente. Non ci hanno mai abbandonati, ma non potevamo sperimentarli perché i nostri concetti ce lo impedivano. Così, praticando zuòwàng, diciamo semplicemente che questo è un metodo col quale possiamo cominciare ad abbandonare i concetti.”

Jìngzuò 靜坐 , letteralmente "sedersi tranquillamente”, "sedersi in silenzio”, si riferisce ad un tipo di meditazione neo-confuciana proposta da Zhu Xi e Wang Yang-ming. In pratica, si tratta di sedersi a gambe incrociate o inginocchiati (come nel seiza giapponese) o seduti su una sedia, riflettendo nella calma. Wang Yang-ming riteneva che jìngzuò fosse soltanto un aspetto del “coltivare se stessi”, poiché non necessariamente sufficiente a far crescere la virtù e a migliorare la moralità dei propri studenti.

Nella prima metà del Novecento, jìngzuò è stato riportato in auge da Jiang Weiqiao, spesso considerato come il precursore del moderno Qìgōng (氣功). Il suo metodo consiste nel sedersi nella calma, possibilmente in un luogo adibito a questa pratica, e concentrare l’attenzione sulla propria respirazione nella zona del dāntián (丹田) inferiore, corrispondente al punto qìhai (氣海). Una volta che si ha il controllo totale del diaframma, la respirazione viene invertita (il diaframma si alza sull’inspiro). La respirazione rallenta, diventando più profonda. Poi un’energia calda riempie l’addome e inizia a salire lungo la spina dorsale fino a circolare intorno al tronco.**

Yves Kieffer

* Il dialogo tra Confucio e Yan Hui è tratto dalla traduzione di Fausto Tomassini, capitolo 47, nel volume CHUANG-TZU.

** Questa forma di meditazione viene descritta in dettaglio nel libro TAIJI QUAN di Christian Bernapel e Georges Charles dedicato al Taiji Quan stile Yang trasmesso dal M° Wang Yen-Nien.

Come sempre, l’ ENCYCLOPEDIA OF TAOISM e WIKIPEDIA sono di grande aiuto!

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