Chong Mai: Il Potenziale dell'esperienza nella Materia

Con questo post continua l'interessante proposta di Jean-Michel nella rilettura dell'energetica cinese come un sistema di coscienza. La sua visione ci apre le porte ad interpretazioni che non troviamo nei "libri" ma che sono evidenti nella pratica "terapeutica" (lasciatemi usare questo termine). Prevedo di pubblicare a breve un altro post che va a completare il presente elaborato.

Paolo Raccagni

Premessa

Ringrazio Yves per avermi proposto di condividere con voi questa visione della “coscienza energetica”, anche se non mi sembra di poter contribuire molto, tranne mettere delle parole su ciò che già potrebbe risuonare in voi. Ringrazio Paolo per tutta la cura nella traduzione. Vi ringrazio per accogliermi con benevolenza e scusatemi se rimane qualche errore.

Il Meridiano Curioso Chong Mai


Vi avevo già proposto, nel post precedente (L’Energetica Cinese: un semplice sistema di coscienza), una visione molto sommaria del Chong mai. Vi propongo ora di andare più in dettaglio cercando di darvene un’immagine naturale e dinamica.

Uno degli aspetti che la visione energetica ci permette di attuare è proprio quello di evolvere uscendo dagli schemi della parola scritta. Proprio come nella pratica del TaoYin dove, attraverso l'utilizzo delle sensazioni, delle immagini, possiamo giungere ad una comprensione molto più ampia di ciò che potremmo ottenere leggendo.

Il Chong mai rappresenta il potenziale dell’esperienza nella materia, è una riserva immensa di energia che contiene tutto ciò che potrà essere intrapreso nella vita. Tale potenziale vuole essere rivelato, possiamo dire che aspetta di essere manifestato, di diventare tangibile. Certo, non creiamo nel senso “solitario” della parola, ma co-creiamo assieme all’“universo” con il Tao. Quindi manifestiamo qualcosa dall’intangibile verso il tangibile, dall’immanente verso il concreto, dal latente verso il presente.

Alcuni elementi sono necessari perché tale manifestazione possa aver luogo:

  • Il contesto deve essere propizio, altrimenti ci viene consigliato di non fare niente.
  • La fiducia ci deve animare, per agire e manifestare la parte di potenziale.
  • La volontà ci deve accompagnare per diffondere la manifestazione.

Il contesto propizio

Accogliere in se stesso e nel proprio spirito, delle idee che hanno voglia di trovare qualcuno che le ospita, per poi radicarsi nel Qi. Pensiamo alla Meditazione del Calendario di Giada: “Quando gli spiriti passano tra le due grosse pietre (sopracciglia) che segnano l’ingresso della valle e penetrano nel palazzo del Mingtang, il tamburo di bronzo risuona e le campane musicali tintinnano.

Questo stato di disponibilità, di ricettività genera il contesto di accoglienza delle “idee”. La mente (non più lo Spirito) agisce allora come uno specchio celeste. Rifletterà la luce celeste all’interno dell’intero essere umano e ogni cellula del corpo s’impregnerà del Qi delle idee celesti.

In quanto materiale levigato, puro e chiaro (Qing - Ming), lo specchio/mente conserva la propria neutralità, freddezza, intransigenza, inflessibilità e quindi diffonde la sua luce/chiarezza in funzione del proprio grado di convessità/concavità simultanee. Convesso: accoglierà, in modo più ampio possibile, tutte le vibrazioni esterne. Concavo: le concentrerà per meglio integrarle all’interno.

Riassumendo, abbiamo appena accolto un’idea che sembra interessante. Diciamo che ci piacerebbe che prendesse forma, ma non sappiamo ancora bene come. Questa idea piace perché tocca qualcosa in noi che ci è caro, che è importante, addirittura essenziale.

Anche se il Tao “dice” che tutto è perfetto, che ogni cosa è al suo posto, noi diciamo che tutto sarebbe ancora meglio se ... facessimo questo o quello, se mettessimo tale idea in pratica. Cominciamo allora ad avere un’intenzione,  Yi.

Questa buona intenzione è un buon pieno. E ogni buon pieno è alla ricerca di un vuoto dove annidarsi. La mente comincerà ad analizzare, soppesare, paragonare per capire l’idea, emettere delle supposizioni, cercare di capire se l’idea è realizzabile, se potrebbe trovare posto nel contesto nel quale viviamo, se è adatta o se sarebbe meglio adeguarla anticipando il momento e il luogo ideali per manifestarla.

Questo lavoro di specchio che riflette è il lavoro della Milza. Non a caso, il punto di apertura del Chong mai è il punto 4 di Milza. Quindi, lo stato di funzionamento della Milza e dei suoi circuiti energetici (essenzialmente i Meridiani Principali e i Meridiani Distinti o Curiosi) avrà un impatto sullo Chong mai:

  • la qualità di ricezione delle idee “celesti”, che risveglieranno nel nostro Chong mai o vi troveranno una eco;
  • la forma che prenderanno nel nostro essere e nel nostro stato di coscienza che verrà modificato da questa ricezione;
  • la qualità dell’intenzione che ne consegue.

Ovviamente, potremo tornare in seguito sull’argomento della coscienza della Milza e del suo funzionamento; più nel dettaglio in termini di coscienza.

La Fiducia

È bello avere delle idee. Tutti noi ne abbiamo tante. Sempre. Una trentina d’anni fa avevo letto un rapporto di una clinica del sonno in Francia. Vi si concludeva che un essere umano normale ha circa 96.000 pensieri al giorno. 
Non mancano le idee. Allora cosa manca? 
Non è che, forse, manca la fiducia per metterle in pratica?

Se la milza funziona bene, se è neutra, fredda, chiara e pura, senza intervento dell’ego, il Qi segue lo Yi e l’azione è spontanea, evidente, conforme all’ordine naturale delle cose, dunque ziran! Ma a volte siamo stati un po’ troppo “ziran” nella nostra vita! E abbiamo preso delle sberle. Allora ci vengono dei dubbi e come dicono i francesi “nel dubbio, astieniti!”
(Questo è sicuramente il motivo per il quale i francesi hanno la reputazione di parlare tanto, ma non necessariamente di agire. Ma ... tacciamo ... poiché capita anche a me ogni tanto, ovviamente).

E li, in quel momento, appare una cosa indefinibile, un’energia, una forza più grande che spazza via il dubbio, una forza interiore, profonda, di convinzione che è proprio quello che bisogna fare, adesso, e che è giunto il momento di agire, che l’universo è con noi, che aspetta proprio quello. Tutto è chiaro e evidente. Questa forza, come chiamarla se non nella nostra lingua terrestre: Fede.

Ma quale fede? E fede in che cosa?
 Fede nella vita, fede in sé. La Fede è il Fegato (gioco di parole in francese).
 Dicevamo … quella famosa Fede. Questa fiducia in sé, una forza incrollabile che rovescia le montagne.
 Ma soltanto immaginando un ostacolo, già ne facciamo una montagna. Come spesso ripete il M° Georges Charles: “Si fa prima ad inciampare in un monticello di talpa che in una montagna”. Questi “monticelli” sono i numerosi limiti che ci poniamo, del tipo: “non sono all’altezza, non sono legittimato, non sono pronto, l’ultima volta è stato un fallimento, le persone vicine a me non lo accetteranno!” Tutto ciò che usiamo per rovinarci la vita, prima di mobilizzare la nostra energia, il nostro Qi. Tutto ciò che ci impedirà di agire. E chi gestisce l’azione? Il Legno, ovvero la Vescicola Biliare e il Fegato.

Quindi il funzionamento della Cistifellea, del Fegato e dei loro Meridiani Principali e Meridiani Distinti, avrà un impatto sulla dinamizzazione del potenziale di nascita e sulla realizzazione di tale potenziale, quindi sulla realizzazione dell’essere umano:

  • la Vescicola Biliare nella sua funzione di richiamare le idee, metterle ordine, della loro concettualizzazione adattata al contesto (come un puzzle con i pezzi giusti, con pezzi in più o in meno) e finalmente della scelta (notiamo “en passant” il punto 26VB - punto del Meridiano di Vescicola Biliare e punto del Meridiano Distinto Dai mai) tramite il quale il Meridiano Principale di Vescicola Biliare nutre e approvvigiona il Dai mai nonché i punti 27VB e 28VB che sono comuni al Dai mai.
  • il Fegato nella costruzione/realizzazione del piano d’azione e dell’azione stessa.

Il rapporto del Chong Mai col Dai Mai

Il potenziale di energia vitale del Chong mai si trova nell’addome, è accerchiato dal meridiano di cintura Dai mai e formano una coppia. Meno il Chong mai si manifesta tramite le azioni, più si raggomitola su sé stesso, più il meridiano di cintura segue il suo movimento e più “stringe la cintura” (ancora un gioco di parole). Ci troviamo in un circolo vizioso dove il meno buono genera il peggio. Meno lo manifestiamo, meno avremo voglia di manifestare il nostro potenziale vitale.

Fisicamente, nell’aspetto yang della vita, più il Chong mai si raggomitola, più la cintura si stringe, più i lombi sono strangolati, causando sciatalgie, lombalgie, dolori intorno all’ala iliaca discendente verso la piega dell’inguine, l’impossibilità di mobilizzare una gamba, a volte nei casi più gravi, le due gambe e tutte le congestioni infiammatorie del bacino. A volte basta un vestito troppo stretto in vita per scatenare dei dolori. In tal caso, delle bretelle sostituiranno ottimamente una cintura. Perfino una cintura elastica morbida può essere dolorosa. Mi dispiace per voi signore per l’aspetto estetico del vostro compagno! Regalategli un paio di bretelle, di vostra scelta.

Più ci allontaniamo da ciò che la coscienza del Chong mai ci invita a fare, più rinunciamo ai nostri progetti di vita, meno ci investiamo nella responsabilità della nostra esistenza e meno l’energia vitale del Chong mai circolerà in tutto il corpo. Le articolazioni saranno il luogo dove ciò si sentirà globalmente. La poliartrite reumatoide ne è un esempio. Il Qi del Chong mai vi è assente a tal punto che le dita si deformano e generano dolori costanti, spesso accentuati da umidità e freddo.

Per riassumere semplicemente, abbiamo visto che:

  • il potenziale vitale richiede una disponibilità e una apertura che la Milza può procurare;
  • questa apertura non significa niente e non dà nessun risultato se non concretizziamo alcunché.

La decisione di agire e l’azione stessa sono gestite dal Legno e soprattutto dal Fegato, che risale e percuote le creste iliache per aprirle e decongestionare la pelvi.
 Qui, nell’aspetto yin della vita, le donne vengono ovviamente interpellate poiché la loro sfera genitale è spesso congestionata e non solo dalle mestruazioni. Per cui, quando il Qi di Fegato risale correttamente, il loro addome si trova alleggerito.
 La loro sfera genitale, in particolare quella uterina, serve alla procreazione, alla ri-creazione (creare nuovamente se stessi), alla ri-creazione (nel senso di intervallo, come a scuola, un istante di gioco con la vita) e quindi alla rigenerazione (della specie umana, di sé, della vita).
 Le donne riprodurranno se stesse attraverso i propri figli, nel qual caso andranno ad esaurire il proprio Chong mai attraverso uno schema ripetitivo di gestazione, oppure si rigenereranno manifestando i loro talenti latenti e nascosti per poi realizzarsi?

Osservare il Chong Mai

Come possiamo vedere dall’esterno lo stato del Chong mai nella sua relazione con il Fegato? Osserviamo una farfalla con le sue due ali. Quando la farfalla teme un predatore, ripiega le ali l’una contro l’altra per lasciar apparire soltanto i lati oscuri che assorbono la luce. Così è meno visibile. Al contrario, quando la farfalla si sente sicura, apre le ali e offre tutto il suo splendore multicolore al mondo.

Il Meridiano del Fegato che risale dal piede verso la gabbia toracica, incontra la cresta iliaca, la percuote e la costringe ad aprirsi verso l’esterno per dispiegarla. Se ci osserviamo attentamente, notiamo che tutta la gamba è coinvolta e che il piede si apre naturalmente verso l’esterno.
Per cui, se la vita di una persona è stretta e il piede gira verso l’interno, vuol dire che la cresta iliaca è chiusa, che il Meridiano del Fegato non riesce ad aprirla e di conseguenza questa persona vive una situazione dove la fiducia in se stessa e nella vita è così insufficiente per “osare” nella sua realizzazione.

Supponiamo ora che la Milza apra bene il Chong mai, che sia ben dinamizzato dal Fegato così da percuotere le creste iliache, incoraggiando il suo Qi ad esteriorizzarsi ... ma non succede nient’altro. Questo avviene quando il Qi vitale deve ancora diffondersi in tutto il corpo.

Il coraggio de Rene

La manifestazione di chi sono non può né rimanere latente, né tantomeno essere fugace: essa deve durare nel tempo. 
Ciò richiede perseveranza, coraggio, volontà. Il Rene è, direttamente o indirettamente, il depositario di queste facoltà. E sarà lui a diffondere l’energia del Chong mai verso la parte alta del corpo e verso tutte le aree al di fuori dei meridiani.

Ma nel contempo il Rene è anche il depositario della paura. In questo stato emotivo non cerca altro che di nascondersi e chiede al Qi del suo Meridiano di non risalire. É in relazione con l’idea che ci facciamo della morte, in rapporto coi rischi che pensiamo di aver visto o assunto, rischi ai quali a volte siamo sfuggiti per poco; oppure in relazione con delle paure innate, a volte ereditate dagli antenati tramite la nostra parte di energia ancestrale.

In un tale stato di ostruzione, il Qi del Rene stagnerà, si tesaurizzerà. La persona si troverà alle strette nel suo isolamento o nella sensazione di isolamento, di conseguenza entrerà in un circolo vizioso depressivo (de-pressione, mancanza di pressione, poiché se non c’è acqua nella caldaia, neppure il fuoco potrà far bollire la pentola per produrre vapore e quindi movimento).

La parte di energia ancestrale

Il Chong mai ha anche una parte di energia ancestrale. Al momento del concepimento, l’entità che si incarna prende con sé delle memorie degli antenati. Prende, non eredita. Ciò non la rende vittima, ma responsabile.

Torniamo al concetto di principio dell’esperienza umana ciclica o “principio d’incarnazione” per altri. (*) Questo programma di vita, che può esser stato concepito nel Cielo Anteriore, prima della nascita, potrebbe includere il fatto di accogliere la sfida di liberarsi dagli schemi ancestrali che i genitori stessi avevano già scelto. Tra questa scelta di sfida e la sua realizzazione, l’antenato può essersi smarrito, aver dimenticato o semplicemente non aver trovato i mezzi all’interno di se stesso per mobilizzare la propria energia per poi superare questa esperienza.

“Superare” si intende qui come “raccolgo la sfida, ne divento cosciente, la faccio mia, ci lavoro cercando soluzioni diverse, più pacificanti, aperte, morbide, portando maggiore armonia a tutte le parti.” Non possiamo immaginare un unico progetto di vita, una sola missione di vita, né immaginare un sistema di obblighi. Però possiamo immaginare un bambino che riprende il testimone di un genitore, pensando di essere capace di riuscire laddove l’anziano ha fallito, totalmente o parzialmente, senza pensare a giudicare. Ci troviamo in un sistema di memorie da liberare. L’energia non circola liberamente in un corpo dove lo spirito soffre. Il circuito energetico che corrisponde al tipo di coscienza si mette a “ostruire”. Egli frena o ferma la circolazione del Qi.

Si può perfino considerare che l’entità possa aver scelto i genitori appositamente perché questi disponevano di programmi di memoria che l’entità, mentre era ancora nel Cielo Anteriore, aveva scelto per lavorarci sopra nel Cielo Posteriore. Ciò ci riporta alla responsabilità e ci fa uscire da ogni senso di colpevolezza, così forte nella nostra società di matrice giudaico-cristiana.

Che tale teoria sia vera o falsa, quale schema vi fa sentire meglio? Al di fuori di ogni credenza o dogma, cosa vi interpella maggiormente? Non è la vostra libertà? E se vi sentite liberi, il vostro Qi non si libera? Le vostre memorie di sofferenze e difficoltà non vi sembrano più leggere? Poiché tutto è Qi, energia, come potrebbe questo non liberare pure il vostro lignaggio, cioè i vostri antenati e la vostra discendenza? Così, lavorare su noi stessi esprimendo ciò che siamo (quindi essendo autentici) ci libererebbe, ma libererebbe anche le relazioni cosiddette “trans-generazionali”? E forse andare oltre?

Un’inchiesta effettuata negli USA ha dimostrato, statisticamente, che i bambini adottati manifestano spesso le stesse malattie genetiche dei loro genitori adottivi. Come si può allora parlare di eredità genetica quando non c’è alcun legame di sangue? (vedi il libro “The Genie in your Genes” di Dawson Church).

Ho citato questo punto, di rottura del legame ereditario di sangue, per proporre di liberare questa famosa energia, detta “ancestrale”, mescolata a questo potenziale che è lo Chong mai.

Conclusione

Il Chong mai ha bisogno di essere aperto dalla mente, legato ad una Milza libera, equilibrata e dinamizzata, spinto da un fiducioso Fegato e diffuso dal Rene coraggioso. Queste tre logge energetiche non devono essere ostruite, devono produrre e trasformare energia a sufficienza e circolare liberamente nei loro Meridiani. Il Chong mai è la base della vita fisica.

Nello Yi Yin Fa

Le serie 8 (sequenza Terra “Posizionamento, Auto-massaggio e Cinque Mobilizzazioni del Bacino”) e 10 (sequenza Terra “Estendere Chiudere e Aprire”) lavorano in parte sul Chong mai, così come nel Kai Men Shi con le fasi “Mobilizzare, Accogliere, Condurre il Soffio”, l’Auto-massaggio di Qi hai e tutte le mobilizzazioni in generale.

Il centro è ovunque e la periferia da nessuna parte” (Pascal).

La seconda parte di questo argomento continua in: "Chong mai: una immagine dinamica della natura"

Ringrazio Yves e Paolo per la rilettura, la traduzione, l’impaginazione. Se avete delle domande o degli appunti, risponderò volentieri. Ditemi anche se l’argomento vi interessa e se desiderate che continui.


Jean-Michel Boscher, per TaoYin Italia a.s.d.

 

(*) Nell’ambito delle cure tradizionali cinesi, è impossibile pensare “medicina tradizionale” senza metterla al plurale. Pensate: ci sono 56 minoranze in Cina (anche se chi comanda sono gli Han) che non parlano la stessa lingua, 56 culture diverse, un territorio grande con molti climi diversi, dei rapporti di confine con molte variazioni nel corso dei millenni ... come potrebbe essere possibile un modo di curare uniforme? Anche se il pensiero taoista ne rimane il fondamento, esistono moltissimi modi di curare, influenzati da altrettanti modi di pensare. Non possiamo dimenticare gli scambi diplomatici di persone “invitate” per non dire di ostaggi, da una Corte reale o principesca all’altra, al fine di preservare una situazione di pace più o meno precaria. Tra questi invitati, c’erano ovviamente anche dei medici. Questo spiega perché c’erano moltissime medicine dietro una denominazione comune.

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