è finalizzata non a dominare,
ma a pacificare e a far regnare un equilibrio,
a ritrovare una totalità armoniosa
in cui la debolezza e la rinuncia facciano da contrappeso
alla violenza e al potere dominante.
Auguri di Buon Anno
"Scava un buco per il tuo lago senza attendere la luna. Quando il lago sarà finito, la luna ci verrà". (Eihei Dògen)
Nella cultura tradizionale cinese, in particolare quella medica, non si fa distinzione, tra il corpo di un individuo e il suo spirito. Così, il vivere a lungo e in pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali, è lo scopo dell’Arte di Lunga Vita… in altre parole dell’arte di vivere tra Cielo e Terra, in accordo sia con l’uno sia con l’altro.
Questa immagine, attribuita a Mencio (MENGZI, IV secolo a.c.), illustra il concetto di Lunga Vita: un Uomo posto verticalmente, in piedi, con le membra superiori arrotondate e rivolte verso l’alto (il Cielo), le membra inferiori, più squadrate, rivolte verso il basso (la Terra). Idealmente orientato nello spazio, le braccia e le gambe sono in armonia in rapporto all’asse centrale del corpo, il piano superiore si apre verso l’alto (Cielo), il piano inferiore verso il basso (Terra). Sul piano mediano, rappresentato da un tratto orizzontale che interseca la linea dell’asse verticale, l’Uomo, l’elemento intermedio, è in relazione con il Cielo e Terra. Questi due tratti, orizzontale e verticale, presi nel loro assieme, formano la croce, simbolo di mutamento, di transizione di stato, di essenza.
La figura (3) sovrappone al simbolo dell’Uomo Strutturato un Cerchio, un Triangolo e un Quadrato rendendo ancora più intuitiva le relazioni: Cielo – Cerchio – Intelletto; Uomo – Triangolo – Emozioni; Terra – Quadrato - Struttura.
Fare riferimento alle immagini dell’YI JING, il Libro delle Mutazioni, nella pratica del QI GONG è inevitabile. Testo essenziale (JING) della cultura cinese, è formato da sessantaquattro immagini che prendono forma da un tratto spezzato (YIN) e da un tratto intero (YANG). Con la combinazione di questi due tratti, a gruppi di sei, si ottiene un universo d’immagini espressive che assumono un senso all’interno di un determinato contesto.
Il grande “classico” della Medicina Tradizionale Cinese (MTC), NEI JING SU WEN, nei suoi consigli stagionali dice:
Il movimento dell'inverno, come leggiamo dal NEI JING, è quello della tesaurizzazione, della concentrazione, di chiudere allo scopo di preservare, attirando in profondità, i principi della vita. Nell’ambito dei Cinque Movimenti l’Acqua (SHUI) caratterizza lo stesso movimento dell’inverno, il massimo rientro, la suprema interiorizzazione, l'inerzia e la massima concentrazione dello yin: i Reni.
Come già accennato l’attenzione è sul DAN TIAN Inferiore, una zona interna all’addome che la tradizione medica cinese dice compresa tra i punti MING MEN, sulla regione lombare (più esattamente, situato tra la seconda e terza vertebra lombare, sulla stessa orizzontale dell’ombelico, la regione corrispondente ai Reni) e QI HAI sull’addome, sotto l’ombelico (6 VC, il sesto punto del meridiano Vaso Concezione).
Il simbolismo dell’albero e i riferimenti al vegetale, benché discreti, sono onnipresenti in tutto il pensiero cinese classico e nelle sue applicazioni, come la Medicina Tradizionale e le Arti Marziali. Nel TAI JI QUAN, ad esempio, e nel QIGONG, parole come radicamento, “abbracciare un albero”, fanno parte della pratica comune (SHAOLIN: Piccola Foresta). Vediamo, dunque, alcuni aspetti che identificano il Legno.
Di questi cicli i più conosciuti sono il Ciclo di Generazione (SHENG) ed il Ciclo di Dominazione (o Distruzione - KE). Questi due cicli sono particolarmente utilizzati in agopuntura ed in dietetica, così come nelle tecniche psicosomatiche (Qigong) e come nelle "Arti Marziali" classiche (Taiji Quan, Xingyi Quan).
Secondo la Tradizione cinese il mondo sensibile, tutto ciò che noi riusciamo ad apprezzare con i sensi, deriva dalla trasformazione continua dello YIN-YANG. Quando YIN e YANG cessano di essere un principio e si materializzano sulla terra essi prendono forme variabili che si caratterizzano sotto aspetti diversi che la saggezza della Cina Antica ha classificato in cinque categotie corrispondenti ognuna ad un elemento simbolico particolare. I Cinque Elementi (WUXING 五行) che possiamo chiamare anche Cinque Movimenti, permettono di raggruppare in una immagine diverse corrispondenze e di definire una energia specifica. Questi elementi si generano e si controllano mutualmente indicando la nozione di movimento (DONG) e di trasformazione (YI). Dalla notte dei tempi si è constatato che il Fuoco sale, che l'Acqua scende, che il legno avvolge, che il metallo separa e che la Terra produce.
La rappresentazione tradizionale dell’organizzazione dei Cinque Movimenti pone in alto il Fuoco, in basso l’Acqua, a sinistra il Legno e a destra il Metallo. La Terra occupa la posizione centrale.
Nella Cina del XIII e XIV secolo, durante la dinastia YUAN (1260-1368), tutte le confessioni religiose godevano di un’ampia tolleranza da parte dei dominatori mongoli. Infatti, tutte le religioni avevano la medesima libertà d’azione. Caduta la dinastia YUAN e con l’avvento dei MING (1368-1644) si assiste al ritorno di una forte reazione nazionalista con la conseguente condanna di tutte le dottrine eterodosse che “minavano l’ordine morale, politico e sociale confuciano”.
Si tratta della postura che ogni praticante assume prima di iniziare ogni esercizio di QI GONG. La postura WU JI, letteralmente del "Non-Colmo", è conosciuta anche con altre definizioni: "Postura dell'essere umano libero ed eretto", dei "Cinque allineamenti", della "Energia latente e non manifesta", della "Giusta attitudine". Lo scopo nell'assumere questa posizione è relazionare l'Uomo, nel modo migliore, rispetto al Cielo ed alla Terra ed ottenere, attraverso questa verticalità, l'Unione dei Tre-Uno (SAN YI 三一). I piedi sono appoggiati naturalmente a terra e la distanza tra un piede e l'altro è compresa tra la larghezza delle spalle e delle anche. Il peso del corpo è distribuito equamente tra entrambi i piedi. Le ginocchia sono leggermente piegate, il bacino è libero di muoversi tra apertura e chiusura. La colonna vertebrale è estesa, la testa è come sospesa ad un filo legato al vertice del cranio. Lo sguardo è rivolto all'orizzonte, il mento preme verso il basso in modo da stirare leggermente la nuca. Le braccia scendono lungo il corpo, le spalle sono rilassate, le mani con i palmi rivolti alle cosce. La respirazione è calma e profonda.
Definiamo ora tre livelli o piani di equilibrio.
Un secondo piano orizzontale che attraversa l’articolazione coxo-femorale, rappresenta il legame con l’energia dell’Uomo (REN QI 人氣) e alla sua capacità di relazionarsi con ciò che lo circonda, con l’ambiente, i suoi rapporti sociali ma anche con “l’interno”, dunque la sua capacità di “scambio”. Questo tratto è legato al numero Due (ER 二), la Dualità. In relazione con l’asse verticale avremo il carattere è SHI (士 - Radicale n°33): formato da YI (一, Uno) posto al disotto di SHI (十, Dieci, radicale n°24). SHI significa letterato, funzionario, uomo maturo. C’è un aspetto numerologico interno al carattere, come già accennato nella descrizione, in altre parole i numeri cominciano da Uno e terminano con Dieci e come afferma Confucio (KONG ZI): “Ragionare su Dieci (la Moltitudine – Diecimila esseri) senza perdere di vista l’Unità, questo è (il significato di) SHI”.
Un terzo piano orizzontale, a livello del cranio, rappresenta il numero Tre (SAN 三), il legame con l’energie del Cielo (TIAN QI 天氣), la spiritualità (SHEN 神) dell’Uomo. Messo in relazione all’asse verticale ed ai due assi precedenti, dà forma al carattere WANG (王), re, sovrano, monarca. L'ideogramma WANG, ci rimanda all'identificazione dell'Uomo col “centro del mondo”, alla sua capacità di relazionarsi con il Cielo e la Terra attraverso (il segno verticale che interseca gli altri orizzontali) la sua “rettitudine”. Questa immagine richiama il capitolo XIV del DADEJING di LAOZI:
La tradizione Taoista ritiene che il femminile e il maschile, lo Yin e lo Yang siano degni della stessa importanza e necessità, anzi non può esistere l’uno senza l’altro. Molto spesso le pratiche di “lunga vita” danno un’estrema rilevanza ad atteggiamenti che possiamo definire “femminili” (accogliere, ascoltare, non-fare, …) e nella letteratura si riferisce continuamente a figure femminili (femmina misteriosa, esser femmina, madre, ragazza oscura…). Al contrario, in occidente, la donna è stata elevata al pari dell’uomo solo di recente. Fu esclusa dai riti iniziatici alla sapienza antica poiché non degna della “conoscenza”.
E se questa esclusione alle iniziazioni fosse dovuta al fatto che la donna non ha bisogno della sapienza perché già possiede “intrinsecamente” la conoscenza? E se soltanto all’uomo occorrono i riti per avere accesso ai misteri del mondo?
La donna è già, per sua indole, in armonia con l’universo (l’armonia con i cicli lunari, ...), è più vicina alla radice del Cielo e della Terra, al non-essere, è madre di ogni essere. Tutto c’ò le conferisce un vantaggio su gli uomini. Un vantaggio che questi ultimi hanno, nei secoli, cercato di sottomettere o annullare (strega, alleata del demonio, …).
E se Lao Zi (Lao Tseu), il Vecchio Bambino, fosse stato una donna? Lao Zi, il padre del Taoismo, mitico personaggio che come per Omero in occidente, alcuni storici dichiarano non sia mai esistito e che i suoi scritti non sono altro che raccolte del pensiero di quest’antica filosofia. Vissuto per ottantuno anni nel ventre della madre, non ha un padre, come se la madre si fosse trasmutata in lui. Come se soltanto una donna possa godere della natura del TAO o un uomo che abbia coltivato cosi tanto il suo “femminile” diventando un “Uomo Lunare”.
Per questo post mi sono ispirato ad un articolo di Pol Charoy apparso su Generation TAO n° 57 e vari spunti sono tratti da "Taoismo, la via femminile alla conoscenza" di F. Casaretti. Grazie ad entrambi.
Paolo Raccagni
"Esistono tre stadi essenziali nella pratica. Il primo è lo studio della pratica. Il secondo è la pratica. Il terzo è l'applicazione della pratica. Si apprende a praticare, si pratica, ci si realizza nella pratica. Esplicazione, implicazione, applicazione: dunque è molto semplice."
Nell’architettonica cinese ogni elemento costruttivo richiede l’applicazione dei canoni cosmologici tipici della tradizione. Secondo questa concezione tutte le cose e gli accadimenti sono legati tra loro da una vibrazione cosmica, da un’energia, il QI (氣), onnipresente e che pervade il tutto. Questa energia si anima secondo leggi costanti ma mutevoli, e la loro comprensione permette di conoscere il funzionamento dell’universo.
In seguito, attraverso l’opera dei monaci buddisti e non solo, questi concetti attraversarono l’oceano e si diffusero in Giappone influenzando l’arte, la morale, la filosofia finanche le pratiche di governo.
La paura (KONG – 恐) con la gioia, la rabbia, la tristezza e il rimuginare, è una delle Cinque Emozioni di base, nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC), probabilmente quella fondamentale.
Legata al Rene, al movimento Acqua, dipende direttamente dall’energia ancestrale, influenza la costruzione del sistema nervoso durante la vita gestazionale ed il suo mantenimento durante tutto il resto della nostra vita. Proprio il movimento Acqua ha il compito di trattenere verso il basso e all’interno per mantenere ben salde le radici della vita. Se questo movimento non è perfettamente equilibrato, se ad esempio è troppo intenso, sprofonda, scende senza controllo. Non vi è più la sana immobilità che contiene tutto, ma l’assenza di reazione o di ritenzione.
La paura, nella sua versione fisiologica, permette di mantenere nei limiti la ragione, mobilizza i nostri istinti di sopravvivenza, ci ricorda di essere prudenti e stimola il nostro coraggio. Non conoscere la paura è nocivo come la paura eccessiva. Quando non ci facciamo travolgere dalla paura, essa è un vero e proprio motore, in grado di mobilitare le nostre energie, i nostri sensi, le nostre facoltà mentali. Un po’ di paura fa bene alla salute fisica e mentale e lo possiamo costatare fin dai primi istanti in un fenomeno particolare: ci concentriamo sull’oggetto del pericolo (presunto o reale) e ci dimentichiamo immediatamente della fatica. Lo stato di vigilanza è attivato e siamo pronti a entrare in azione.
Quando la paura è in eccesso blocca il QI, ci paralizza e ci rende vulnerabili. A volte la nostra paura si rivolge verso l’ignoto prendendo il nome di angoscia. A volte, troppo spesso, la subiamo quando siamo costretti a obbedire per paura di essere rimproverati, di ricevere violenze verbali o fisiche, causandoci tra l’altro, veri disastri energetici. Tutte queste forme malsane di paura fanno indebolire il QI e impoveriscono, in un lento deterioramento, i Reni.
Come possiamo “trattare” la paura? Attraverso il movimento Fuoco, vale a dire attraverso tutto ciò che riguarda lo SHEN, questa forma di energia che “pervade” l’essere umano quando egli eleva il suo spirito, quando ha una visione positiva della vita e quando si rivolge al bello e al buono. Il Cuore è la logga dello SHEN e quando ci “nutriamo” di speranza, di desiderio, di gioia, di condivisione, di calore umano, di spiritualità, di meraviglia, di meditazione, allora la paura si riduce e la visione diventa più realista. Il coraggio di restare se stessi in ogni circostanza e la voglia di rallegrarsi nelle cose belle della vita, sono le chiavi principali per preservare la preziosa energia dei Reni e mantenere lo spirito vivo e sereno.