La Medicina Tradizionale

di Paolo Raccagni
   
   Quando ci si accosta allo studio dell’Uomo attraverso l’interpretazione che ci viene data da qualsiasi Medicina Tradizionale è opportuno ricordare che non si tratta di una scienza equiparabile alla medicina occidentale moderna. La differenza sostanziale tra lo spirito scientifico moderno e quello Tradizionale è che la scienza moderna rende obsoleto, ad ogni nuova scoperta, il pensiero che la precedeva. Al contrario la Tradizione attinge ad un sapere comune, profondo, unico, ovvero ad una conoscenza che accomuna tutti i popoli.

   Annick de Souzenelle nel suo libro “Il Simbolismo del Corpo Umano” afferma che le tradizioni, con il loro profondo messaggio, parlano la lingua UNA, quella prima di Babele. Esse hanno posato il loro segreto nel centro del nostro essere, come pure nei loro libri sacri ed il corpo ne è il depositario.

Allora possiamo dire che la Tradizione è una scienza, anzi La Scienza, che “… ci rimanda all’archetipo, al principio e ai principi, all’essere e alla sua manifestazione; il resto è solamente uso e costume” (J. M. Kespi). Una scienza rivelata tramite un’iniziazione o direttamente, nata perfetta, in epoca di cui nessuno ha memoria e che è giunta fino a noi tramite la trasmissione tra Maestro e allievo, in una lingua che affonda le sue radici nei riti, nei miti e nei simboli.

  La costante di questa Medicina è di porre l’Uomo come responsabile di sè stesso e in grado di riconoscere l’atteggiamento per acquisire e mantenere uno stato di salute, fisica, mentale e spirituale, migliore possibile, in relazione all’ambiente che lo circonda. La Medicina, disciplina affidata al sacerdote, un tempo custode del potere di guarigione, ed in seguito al medico, aveva il compito di “educare” l’Uomo attraverso consigli sul come nutrirsi e comportarsi, nell’indicare il modo migliore per rapportare le proprie regole di vita alla natura e mantenere la propria “autenticità”. Inoltre il suo compito era di regolarizzare, armonizzandole al ritmo del Cielo e della Terra, le energie dell’Uomo, evitando quindi la comparsa della malattia.

Le Tre Regolazioni

di Michele Marchesini

Calmare e pacificare

    Dalla postura di base WU JI: spostando il peso da un piede all’altro, iniziamo ad oscillare dolcemente per calmare il cuore e pacificare lo spirito … “se il cuore è agitato lo spirito non è efficace”. E’ regolare ed equilibrare, Yang e Yin, fra sinistra e destra, come per lasciare l’impronta sul terreno alternativamente; è un po’ come cullarsi, quasi addormentandosi.


Il movimento interessa i nostri liquidi interni, in profondità, ed in particolare quelli del cervello. Nel movimento di base, la cosa più importante, è semplicemente spostarsi (senza sporgersi con le anche, senza fluttuare eccessivamente con la colonna vertebrale, mantenendo le ginocchia leggermente flesse) fra destra e sinistra, portando e alternando il peso tutto su un piede e poi sull’altro, senza però staccare da terra il piede scarico. In questa fase ci si può anche aiutare con le mani, sollevandole e abbassandole alternativamente, in modo da percepire meglio il vuoto (il leggero, come “togliere”) ed il pieno (il pesante,come “dare”) a livello dei piedi: portando il peso a destra, il palmo destro schiaccia in basso mentre la mano opposta sale verso i fianchi e viceversa a sinistra.

Successivamente, allo spostamento di peso da una gamba all’altra, si può abbinare il movimento più consueto delle braccia e dei palmi, dapprima con un semplice spostamento rettilineo poi con un movimento circolare che disegna con mani e braccia un otto sdraiato (è l’infinito!!!). Il movimento “classico” delle mani e delle braccia è fra petto e ventre, ma si può lavorare anche solo a livello dell’addome o del torace, senza escludere movimenti più ampi che vadano al di là di BAI HUI (vertice della testa) e al di qua di HUI YIN (centro del perineo). E’ possibile anche passare ad un movimento tridimensionale, sferico, ruotando la colonna vertebrale portando le mani verso il retro.


Si può immaginare di avere una sfera fra i palmi, si può anche, in alternativa, pensare di riempire e vuotare una brocca piena di acqua o di essere come onde che morbidamente (ci stiamo pur sempre calmando e pacificando) si frangono sulla battigia: è un flusso ed un riflusso. Il respiro è libero, ma, se il movimento è sufficientemente lento, è più naturale inspirare con le mani che salgono ed espirare con le mani che scendono.


Per chi conosce il TAI JI il movimento, nel suo momento di riflusso, può essere assimilato ad un LU, “cedere ruotando”; nel Qi Gong dei cinque elementi è come far circolare l’energia dell’Acqua.


  
Risvegliare e concentrare
   Se nella prima regolazione, “cullandoci e pacificandoci”, abbiamo corso il rischio di addormentarci, occorre ora risvegliarci con un ampio movimento di apertura a livello del petto; lavorando con il nostro soffio vitale, il QI, la nostra energia interna, ci apriamo alle sensazioni per poi successivamente concentrare il soffio a livello dell’addome… “conoscere i sensi e non esserne schiavi … concentrare il soffio senza bloccarlo”. Aprire aiuta il concentrare e concentrare aiuta il risvegliare. Il primo significato di questo movimento é regolare ed equilibrare Yang e Yin fra avanti e dietro e, contemporaneamente, fra apertura e chiusura, esterno ed interno.

Dalla postura WU JI il peso, in sintonia con il respiro, si sposta alternativamente più sugli avampiedi, in apertura ed inspiro, e sui talloni, in chiusura ed espiro. Se nella prima regolazione abbiamo lavorato principalmente sui liquidi interni, in questo secondo movimento agiamo innanzitutto sulla energia vitale, il QI, che fra ventre e petto nasce, si accresce e si concentra e che si evolve da una apertura dei sensi e quindi della conoscenza, ad una fase di concentrazione e (ri)flessione e ancora maggiore consapevolezza.

Nel movimento di base, classico, le braccia si innalzano generalmente fino al livello delle spalle o della gola e, allontanandosi dal corpo, si aprono con in palmi che ruotano a guardare in alto, per poi richiudersi abbassandosi sul ventre, come a riportare e riportarsi all’interno. Oltre alle braccia il movimento interessa anche, in maniera sostanziale, il bacino e le lombari e di conseguenza, in mondo morbido, tutta la colonna vertebrale. Nell’inspiro, dunque nell’apertura e risveglio, il bacino si pone in anteroversione, nell’espiro in retroversione e concentrazione. La colonna vertebrale, dolcemente, si estende e si flette, ancor meglio, si rilassa. Le ginocchia, in sinergia, partecipano al movimento.

Si può iniziare la sequenza con i palmi a livello del ventre, come a “sostenere” una sfera, o a livello del petto, come ad “abbracciare” una sfera; dipende anche da come ci è venuto più spontaneo terminare la precedente regolazione, “calmare e pacificare”.

Partendo dal petto il movimento può essere all’inizio molto piccolo, come a scambiare le energie del cielo e della terra dentro di noi, poi, allargando la sfera, quasi a sdoppiarla, il movimento si amplia. Risvegliare e concentrare è anche come passare dal chiaro allo scuro, dal leggero al pesante. Accelerandolo, e con una diversa intenzione, il movimento richiama la camminata della tigre…

 


Mobilizzare e stabilizzare
Regolarizziamo, lungo il nostro asse centrale, l’alto, lo Yang e il basso, lo Yin. Salendo mobilizziamo la nostra parte Yin, il davanti, sviluppando l’energia della terra, che sale come linfa,  all’interno e in profondità,  verso il leggero ed il chiaro e scendendo stabilizziamo la nostra parte Yang, il retro, conducendo l’energia del cielo, come pioggia fresca, in superficie, verso il pesante e lo scuro. E’ un po’ come essere bottiglie che si riempiono e si svuotano anche se nel riempirci ci alleggeriamo e nel vuotarci ci appesantiamo; è il nostro QI che “sale e diventa più etereo, scende ed assume una forma”; è la nostra energia che si mobilizza, è la nostra postura che si stabilizza.
 
Il lavoro sui piedi, più che uno spostamento di peso, come nelle prime due regolazioni, è soprattutto una sensazione di alleggerimento e di appesantimento; le ginocchia, come sempre, partecipano al movimento, estendendosi un po’ e flettendosi, così pure la colonna vertebrale …, il tutto  in armonia con il respiro. Nel mobilizzare, sul davanti, i palmi salgono vicini all’asse centrale, rivolti verso l’alto e con le dita che si guardano; a livello delle spalle/gola,  le mani si allontanano, i palmi ruotano verso terra e scendono lateralmente; la nostra sensazione passa sul retro, a stabilizzare. E’ ancora, come nelle prime due regolazioni, un lavoro sui liquidi interni e sul soffio vitale, ma è anche, e soprattutto, un lavoro sulla sensazione del movimento quando, dopo aver ben mobilizzato, andiamo anche a riposarci stabilizzando la postura.. “contenendo” in profondità e “mantenendo” in superficie.Con questo esercizio andiamo anche ad influire (mobilizzare e stabilizzare) sulla energia  dei tre “diaframmi” , quello inferiore, (pelvico/sacrale/perineale, ancestrale), quello medio, (toracico, polmonare) e quello superiore, (craniale);  simbolicamente agiamo su terra, uomo e cielo.
 
Nel movimento di risalita possiamo immaginare di avere una sfera fra le mani che sdoppiamo a livello della gola per poi “schiacciare” dolcemente a terra nel movimento di discesa.Per rendere più completo il lavoro di questa terza regolazione a livello piedi/anche, massaggiamo le gambe, scendendo con i palmi all’esterno (stabilizzando) e salendo all’interno ( mobilizzando). 
 
Si può terminare l’esercizio con un movimento più ampio e circolare, come il volo di tutti i Draghi: stacchiamo il Drago dal basso, dalla “melma delle risaie” e dall’alto, dal troppo cielo … è un  movimento di armonizzazione complessiva di tutte le tre regolazioni.



 


Remarks
Sequenza tratta da esercizi della Scuola di Qi Gong SAN YI QUAN diretta dal maestro Georges Charles, insegnati in Italia  dalla TaoYin Italia, interpretati da ESaBel,  Michele Marchesini.
Spunti, citazioni, materiale informativo sono tratti da quanto a disposizione nel Corso di Formazione “Dao Yin Qi Gong e Arti Classiche del Tao” tenuto da Tao Yin Italia, ed inoltre e in particolare, dal videocorso di Marco Mazzarri (ed. Istituto di Scienze Umane), dal sito di Tui il Lago (Yuri Debbi), dal quaderno tecnico Kai Men Shi di Reymond-Lambert, dalla dispensa “Kai Men Shi"… e tanto, certamente, dagli appunti degli stage con il Maestro Georges Charles.