Il movimento e la calma: calmare e pacificare.


 di Paolo Raccagni

Il movimento e la calma sono i due estremi dell'unione contraddittoria e complementare, nell'attività delle sostanze che compongono l'universo. Il movimento è dell’ordine del Cielo (Yang, attivo e se vogliamo, “positivo”) la calma non può che essere dell’ordine della Terra (Yin, passiva e … “negativa”). Se il movimento esiste, è necessaria l'esistenza della calma. Se la calma esiste, è naturale che sussista anche il movimento. Tutte le attività degli organi, all'interno del corpo umano, non si sottraggono a questa legge, la stessa che regola ogni movimento dell’universo.

Il movimento nasce dalla calma assoluta, e la calma si genera dopo il movimento.
La calma è la base del movimento e ne è la forza.

La circolazione del QI si può attivare in diversi modi: attraverso una pratica immobile, con un movimento calmo e tranquillo o con un movimento accelerato. L'immobilità consiste nel calmare il corpo e permettere al QI di circolare naturalmente grazie alla regolarizzazione della respirazione, senza un movimento visibile esterno. Questo stato di calma lo possiamo ottenere anche attraverso movimenti lenti e graduali che ci accompagnano poi all’immobilità esterna. Il metodo accelerato è realizzato tramite tecniche un po’ “artificiali”. I risultati ottenuti sono evidentemente del tutto differenti. Le diverse modalità prevedono che durante l’esercizio si cerchi di escludere il pensiero confuso assumendo un'attitudine di accoglienza dello spirito, in modo che la mente possa passare dall'agitazione alla calma attivando, di conseguenza, il sistema immunitario e le funzioni fisiologiche dei vari organi. Nel metodo accelerato gli esercizi sono più prolungati e molto accelerati, a volte complicati, e richiedono un esercizio molto più lungo per raggiungere una respirazione adeguata, con il rischio di non riuscire nello scopo. L’esercizio che vi propongo di seguito inizia dall'immobilità della postura WU JI verso il movimento e termina passando dal movimento alla calma o immobilità.

La conoscenza concerne alla calma.

Alcuni praticanti, specie all’inizio del loro percorso di pratica, cercano la calma e la tranquillità nascondendo i loro pensieri ma il rischio è che la loro mente resti confusa e le loro riflessioni siano disordinate. Praticano l’immobilità, ma senza calma.
Nella realtà non esiste la calma o immobilità, assoluta nell’universo. Al contrario esistono numerose forme di calma. La calma di cui vi parlo è quella di un praticante che tranquillamente, cerca di regolarizzare la sua respirazione portando il suo pensiero alla circolazione del QI all’interno delle arterie, delle vene, dei meridiani e degli organi. Vi parlo dunque di una calma “momentanea e relativa”.

La calma inizia la dove termina il movimento.
Il movimento inizia la dove termina calma.

L’esercizio che descriverò di seguito è un esercizio di preparazione alla pratica del QI GONG della Scuola SAN YI QUAN ma comune a diverse altre Scuole. L’esercizio agisce sui liquidi profondi di conseguenza anche sul liquido cefalo-rachidiano (il liquido che avvolge e protegge il cervello e il midollo spinale) che a sua volta, tramite il movimento, stimola la corteccia cerebrale provocando un’istintiva circolazione del QI che si manifesta risvegliando e rinforzando la vitalità.

Calmare e pacificare. Dall’immobilità della postura WU JI, l'attenzione si sposta sul nostro peso e la sua distribuzione sui nostri piedi. Portiamo il peso verso destra, sulla gamba e sul piede destro, poi a sinistra, sulla gamba e sul piede sinistro. Continuiamo quest’oscillazione, verso destra e verso sinistra, in modo ritmico, mantenendo il respiro calmo e profondo e libero, non vincolato al movimento. Possiamo aggiungere il movimento delle braccia in modo da facilitare l'azione ritmica del corpo. Portiamo le mani davanti all'addome, o al petto, come a sorreggere una sfera che facciamo ruotare in sincronia al nostro movimento. L'importante è, in ogni caso, mantenere l'attenzione sul movimento delle gambe e sul ritmo del respiro, sempre calmo e profondo, in modo da “calmare il cuore per pacificare la mente”. Lentamente ritorniamo alla postura iniziale, WU JI, diminuendo progressivamente il movimento fino a fermarlo, ritrovando la calma nell’immobilità. Controlliamo nuovamente che il peso sia ben distribuito su entrambi i piedi che la respirazione sia ancora calma tranquilla e profonda. La nostra attenzione sia sulle sensazioni. Tutto il corpo è immerso in un “tepore” gradevole, come quello di una giornata di sole primaverile.

La calma e la stabilità sono il risultato di una circolazione del QI incessante ed estremamente efficace, naturale e regolare. In questa situazione la calma (l’immobilità esterna) e il movimento (la circolazione del QI all’interno) possono coesistere.

GEN - Stabilizzare

Dei 64 esagrammi dell’YI JING, il Libro dei Mutamenti, solo due sono gli esagrammi che esplicitano un processo energetico utilizzando l’immagine del corpo umano per esprimerne il movimento globale: XIAN (31), Mobilizzare o Incitare e GEN (52), Stabilizzare o Immobilizzare. Il primo, Mobilizzare, tramite una sollecitazione esterna, provoca “movimento” interno; il secondo, Stabilizzare, interagendo con il primo, pone fine a quest’agitazione interna ristabilendo l’integrità e preparando all’azione.

 Mobilizzare e Stabilizzare sono due esagrammi che hanno uno sviluppo identico, dai piedi alla testa, e operano a livelli equivalenti sul dominio delle emozioni: esteriori in un caso, interiori nell'altro. GEN, Stabilizzare, esagramma 52, è formato dal raddoppio di un solo trigramma GEN, la Montagna.

 Stabilizzare, o fermarsi, non significa immobilizzarsi in modo rigido ma consolidarsi senza contrarsi, in modo da poter agire successivamente senza disperdersi. Calmare il cuore e pacificare la mente, una pratica tipica nell’apertura del DAO YIN QIGONG che ha come scopo la stabilizzazione del cuore, comincia da quella del corpo. Si assume una postura adeguata e si calmano i propri pensieri. La stabilizzazione “si fonda sulla sola parte del corpo che non possiamo vedere, quella che sostiene l'insieme: il dorso.” Concentrare la propria forza è il preliminare che ci rende capaci di agire, di agire al centro o “agire alla corte”. “La corte reale è il centro invisibile sul quale si appoggia il corpo sociale, come il dorso è il perno della persona. Uno è pubblico, l'altro è intimo. Stabilizzare non è fermarsi ma rinforzare il movimento consolidando i due poli sui quali esso si appoggia. Tutto ciò non è cercare di dominare questi centri che si possono consolidare, ma nell'evitare di lottare contro la debolezza della rigidità. - YI JING il Libro dei Mutamenti” – Cyrille J. D. Javary e Pierre Faure – Ed. Albin Michel".

Il processo di stabilizzazione attraversa tutto il corpo:

 

Inizia con calmare i piedi, poi le gambe, infine il basso dorso dove la colonna vertebrale ha il suo punto di radicamento, l’inserzione nel bacino. Il secondo e il terzo tratto evidenziano delle tappe difficili, il Cuore potrebbe soffrire, di depressione all'inizio, in seguito di sovra-eccitazione. Solo dal quarto tratto la calma comincia a estendersi all'insieme del corpo. La situazione è stabile, diviene allora possibile rivolgere questa solidità interna verso l'esterno. Infine, a livello del sesto e ultimo tratto, si è capaci di agire sulla qualità energetica della situazione nel suo insieme. Il cambiamento che si compie a quest’ultimo stadio (“Grandezza nell’immobilità…”), è il passaggio da un piano a un altro; come per gli eremiti che lo praticavano salendo su le montagne della Cina per concentrare il soffio. Lo stesso trigramma GEN (la Montagna), che come abbiamo visto, è raddoppiato nell'esagramma, ha la forma di una porta (MEN 門). Le montagne cinesi, dunque, non sono delle barriere che arrestano ma degli inviti a passare a un livello superiore, HUA, qualcosa d’altro.

 Per i testi citati e consultati, vedi la bibliografia del blog.

(L'immagine che appare sul post è tratta dal sito www.labirintoermetico.com)

XIAN: Mobilizzare


 Dei 64 esagrammi dell’YI JING, il Libro dei Mutamenti, solo due sono gli esagrammi che esplicitano un processo energetico utilizzando l’immagine del corpo umano per esprimerne il movimento globale: XIAN (31), Mobilizzare o Incitare e GEN (52), Stabilizzare o Immobilizzare. Il primo, Mobilizzare, tramite una sollecitazione esterna, provoca “movimento” interno; il secondo, Stabilizzare, interagendo con il primo, pone fine a quest’agitazione interna ristabilendo l’integrità e preparando all’azione.

 L’esagramma XIAN è formato dai due trigrammi: GEN, la Montagna, simbolo di calma, solidità, grandezza e immobilità, in basso e DUI, il Lago, la bruma o le nebbie, in alto. L’immagine richiama le antiche rappresentazioni di paesaggi della tradizione pittorica cinese: cime montagnose, slanciate verso l’alto, avvolte dalle nebbie mattutine che con la loro umidità, permettono l’esistenza di una vegetazione rigogliosa a loro addossata. La Mobilizzazione o Incitazione, è una sorta di stimolazione improvvisa, uno scatto appena visibile che risveglia emozioni istantanee, azioni istintive, contatti affettivi o desideri improvvisi. Queste emozioni si diffondono nelle persone, sovente a loro insaputa, interessando le zone più profonde e possono modificare, se non addirittura sconvolgere totalmente, il comportamento.

 La propagazione della Mobilizzazione si può leggere attraverso tutto l’esagramma e ogni tratto (o linea dell’esagramma) riguarda una parte del corpo (la lettura di un esagramma si svolge dal basso verso l’alto):

 

 Si può notare che nel quarto tratto la Mobilizzazione non si manifesta più all’esterno ma penetra all’interno e raggiunge il cuore (il Cuore per i Cinesi non è solo la sede delle emozioni ma ance la sede di tutte le vie interiori) trasformandosi in vero sentimento. Questo non vuol dire che l'incitazione sparisce ma si manifesta in modo più invisibile. Come il percorso di un meridiano d’agopuntura che nel suo tragitto a un certo punto diventa “interno”, sparisce, penetra il corpo, continuando comunque a reagire alle stimolazioni esterne.

 La strategia suggerita dall’YI JING all’Incitazione consiste nel non lasciarsi destabilizzare da queste stimolazioni improvvise ma smorzarle per poi integrarle in un’azione, in una “mobilizzazione” durevole, così da mettere a profitto il loro dinamismo. Due aspetti di un quadro comune che vede il corpo, una volta, sottomesso permanentemente a queste emozioni che lo pervadono e lo attraversano (la Nebbia che sale) e una volta come luogo dove queste emozioni imparano a radicare la loro potenza improvvisa (la Montagna).

 Per i testi citati e consultati, vedi la bibliografia del blog.

(L'immagine che appare sul post è tratta dal sito www.labirintoermetico.com)

Si vedrà allora apparire un sorriso

   "Quando voglio muovere il mio braccio, per esempio, non mobilizzo dei muscoli. Faccio circolare il QI che li mette in movimento.
Chi fa circolare il QI? L'intenzione, YI, che è legata alla Milza.
Chi mette in gioco l'intenzione? Lo spirito, SHEN, che è dell'ordine del Cuore: si vedrà allora apparire, sul viso di un praticante, un piccolo sorriso."


Gumeisheng, maestro di TaiJi

Resoconto sottoscrizione per la Stele a Li Lao Neng

Questa è la traduzione (un estratto) del resoconto della consegna della sottoscrizione alla stele funeraria dedicata a Li Lao Neng e allo Xing Yi Quan, fatto dal M° Georges Charles.

Ai Membri Insegnanti della Convenzione “Arts Classiques du Tao”
Agli Amici e alle Amiche

La sottoscrizione alla quale numerosi di voi hanno partecipato è stata ufficialmente consegnata da parte di Xavier Garnier allo Shifu Zhang Yulin à Shenzhou il 3 aprile scorso.
Tale sottoscrizione ha raggiunto i 6.000 euro pari a 50.000 Yuan. Ciò permetterà di riabilitare e di restaurare la pietra funeraria di Guo Yunshen (2° generazione) e di erigere una stele in cinese e in francese indicante la partecipazione della Scuola San Yi Quan e delle Arti Classiche del Tao di Francia, Italia e Québec alla fondazione del memoriale situato a Shenzhou nell’ Hebei che ha come scopo onorare lo XINYIQUAN nella persona di LI LAONENG e dei suoi successori.
San Yi Quan rappresenta dunque la quinta generazione, gli insegnanti che ho formato e riconosciuto la sesta generazione e gli insegnanti che essi hanno formato la settima generazione. Un’altro ramo è rappresentato dallo  Shifu Zhang Yulin, Maestro ereditario della quinta generazione e che ha dato origine al memoriale. Altri rami sono in via di riconoscimento.
Ciò che riguarda la nostra filiazione è stabilito come segue:

  • Li Laoneng e lo Yiquan (Prima Generazione)
  • Guo Yunshen e il Wuxingquan (Seconda Generazione)
  • Wang Xiangzhai e il Dachengquan poi l’Yiquan a partire dal 1949 (Terza Generazione)
  • Wang Zemin (Wong Tse Ming) e il Liananquan (Quarta Generazione)
  • Georges Charles (Cha Lishi) e il  San Yiquan (Quinta Generazione).
Le Scuole Associate Nei Lian, Wang Yang Ming Long Yue, Lan Long Yu Lin, La Scuola delle Tre Flessibilità... rappresentano la Sesta Generazione.

Ricevuta della sottoscrizione

Secondo la stele eretta a Shenzhou sembra, in oltre, che lo Xing Yi Quan sia stato riconosciuto nel 2008 come facente parte del Patrimonio Immateriale e Intellettuale dell’Umanità dall’UNESCO ciò, è evidente, apre altre prospettive nel riconoscimento della pratica, dei suoi insegnanti e della sua trasmissione.

Il resoconto che concerne la rimessa di questa sottoscrizione è in linea alla pagina:

http://www.tao-yin.com/nei-jia/Xingyiquan_remise_souscription1.html

Ringraziamenti.

Georges Charles.

Respirare per cambiare

Il tempo che modula la vita dell’uomo sulla terra, come già visto su un post nell’aprile del 2009, “Il tempo che ritma la vita”, è ciclico e ogni evento si ripresenta, con più o meno intensità, periodicamente. Questa ciclicità segue il susseguirsi delle “stagioni” e ogni stagione si lega a un elemento particolare: la Primavera con il Legno, l’Estate con il Fuoco e così a seguire. Il periodo che stiamo vivendo ha tutti i presupposti dell’Inverno: l’inquietudine del Metallo ha lasciato il posto alla paura dell’Acqua. Si vive giornalmente con un’ansia che si sta trasformando in timore di ciò che ci aspetterà domani. Come fare a uscire da tutto questo? Possiamo noi singolarmente cambiare questa situazione che ci porta a chiuderci in noi stessi e a trattenere il respiro?

Respiriamo! L’importanza che la nostra società dà al respiro è così misera che l’ha portata al limite dell’asfissia. Perché questa poca attenzione a una funzione fondamentale e che ci accompagna così intimamente per tutta la vita? Perché l’atto di respirare è “sovversivo”, ci rende liberi! Liberi da schemi di comportamento che ci fanno girare in tondo dandoci l’illusione di progredire. Liberi da pensieri frustranti che continuiamo ad alimentare anziché liberarcene. Quando capiremo tutto questo, la nostra vita cambierà completamente. Il respiro, che ora tratteniamo, diventerà il mezzo per superare le nostre resistenze, una preziosa guida per evolvere. Decidere di respirare la nostra storia, di aerare la nostra mente e far si che la nostra visione si chiarisca per accettare il cambiamento.

Il respiro ci informa sul modo in cui stiamo “funzionando”, e di quanto siamo “spostati” dalla nostra storia. Respirare è accogliere, accettare,… ma anche donare, scambiare o gettare e rifiutare. Diviene allora un atto di risveglio, di scelta, di consapevolezza, di trasformazione. Da inspiro a espiro il corpo esprime quella tranquillità che ci rende liberi di muoverci tra i nostri pensieri, liberi e responsabili nelle nostre azioni. Liberi di agire.

Paolo Raccagni

Simbologia della mano

La mano è la parte del corpo che appare più spesso nella simbologia di ogni cultura. Già nella pittura rupestre dell’età della pietra compaiono profili di mani o dita, con un significato rituale e di sacrificio. Come per tutti i simboli, la mano può avere più significati e valenze, positive e negative (come ad esempio nel gesto di afferrare o di allontanare), perciò, spesso, appare come potente amuleto.

La mano è simbolo di potere, poiché è la manifestazione del sovrano, dunque emblema regale. Imporre la mano significa benedire e conferire la propria forza alla persona così consacrata. La stretta di mano simboleggia un’accettazione benevola; le mani levate o piegate, la preghiera e con determinati gesti delle dita, la benedizione. Può anche essere espressione “magica” (sia in senso positivo che negativo), come toccare un’altra persona, senza dimenticare tutta la ritualità dell’imposizione delle mani nelle varie culture e religioni, come per l’espressione cristiana di tre dita elevate al cielo nell’atto di chiamare Dio a testimone o le mudra del simbolismo buddista.

Nelle interpretazioni simboliche la mano destra e la sinistra hanno significati diversi tra loro in relazione alle culture e religioni che li elaborano. Per l’ebraismo la mano sinistra è la mano di Dio, la rappresentazione della giustizia, mentre la destra è quella sacerdotale, della misericordia. Nel cristianesimo la destra struttura e dà ordine al mondo, la sinistra porta la Grazia. Con l’imposizione delle mani si realizza il passaggio del potere o della conoscenza a chi ne è degno; sempre con l’imposizione delle mani il malato guarisce o “risorge”, dunque questi erano i gesti del medico prima che vi fosse la separazione tra la religione e la medicina.

Nel saluto rituale della tradizione cinese (JINLI), la mano destra, chiusa a pugno, rappresenta il Sole (RI 日), il maschile, lo Yang e la mano sinistra, aperta che accoglie il pugno, la Luna (YUE 月), il femminile, lo Yin. L’unione dei due astri celesti rappresentati nel saluto danno origine al carattere MING (明 Ricci 3515) assumendo, oltre quello di unità, fratellanza anche il significato di chiarezza, illuminazione, brillante, chiaro, luce …


Un’altra lettura di questo gesto, legata alle pratiche “marziali” vede nel pugno chiuso la rappresentazione delle pratiche d’Esterno (Buddista) che evolvono verso l’Interno, in altre parole dal più concreto (struttura) al più sottile (soffio) e nella mano aperta le pratiche d’Interno (Taoista) che evolvono verso l’Esterno, ovvero dal più sottile al più concreto.

In Cina lo studio della mano (chirologia) trova il suo posto all’interno della Tradizione Medica e dell’energetica cinese. La forma e le caratteristiche della mano sono espressione della vitalità e della fisicità di un individuo, come il viso lo è per il carattere. Ogni Elemento o Movimento, della Tradizione Medica ha la sua tipicità espressa nella mano.

Una mano armoniosa, regolare e con una perfetta simmetria tra le dita e il palmo, segni cutanei come solchi di una corteccia, sono caratteristiche di una mano Legno. Se la mano è lunga, agile, armoniosa con dita estremamente mobili, la classica mano dell’artista, è una mano Fuoco. Invece una mano corta, tozza, forte, con dita relativamente corte, la mano di chi lavora la terra, è precisamente una mano Terra. Il Metallo è espresso da una mano lunga, appuntita, con le dita corte rispetto al palmo e una presa scarsa se non inesistente. Una stretta decisa di una mano carnosa, forte ma armoniosa e caratteristica dell’Elemento Acqua.

Paolo Raccagni

Il giovane monaco e lo ZEN


Angor 2005 - Monaca
(foto Paolo Raccagni)

Sempre per non prendersi troppo sul serio.
Un giovane monaco di un monastero Zen corre trafelato cercando il suo Maestro. Trovato il vecchio insegnante, impegnato a potare i suoi piccoli alberi, lo interrompe dicendo: “Maestro oggi durante la meditazione mattutina ho iniziato a comprendere il canto degli uccelli, sentire il suono dei fili d’erba e il vociare delle formiche”. Il Vecchio Monaco guarda il suo giovane allievo e con fare un poco complice gli risponde: “Non ti preoccupare troppo di questo… fra qualche giorno passa”.




Quando un uomo saggio conosce la Via,
la segue rigorosamente.
Quando un uomo medio conosce la Via,
a volte la segue a volte no.
Quando un uomo inferiore conosce la Via, ne ride.
Se non ne ridesse, non sarebbe la Via.
(DAODEJING)



Il Saggio taoista e le tigri

Quest’aneddoto varia secondo chi lo racconta; a volte il saggio è un taoista, a volte un monaco Zen o buddista, ma il vero insegnamento è che non dobbiamo mai perdere il senso dell’ironia. Durante la lezione e vedi i tuoi allievi che ti guardano con ammirazione… bene, quello è il momento di mettersi a ridere. Non prendiamoci troppo sul serio.

In una non ben definita regione della Cina, viveva un Vecchio Maestro accudito da un suo giovane allievo. Il giovane allievo era perplesso per una strana abitudine del suo precettore: tutte le sere, prima di coricarsi, il Vecchio Saggio usciva dai suoi appartamenti, andava in giardino e gettava un pugno di sale. Il giovane allievo non capiva questo strano atteggiamento e un giorno, per soddisfare la sua oramai intrattenibile curiosità, chiese al vecchio: “ Maestro, perché tutte le sere prima di coricarvi uscite dalle vostre stanze e gettate un pugno di sale in giardino?” Il saggio quasi con aria stupita rispose al suo allievo: “Semplice, è un antico rituale per tenere lontane le tigri dal mio giardino!?” Con maggior stupore del suo Maestro, il giovane allievo ribatté al vecchio: “Maestro, ma sono anni che non si vede una sola tigre in tutta la regione.” Il Vecchio Saggio guardò il suo giovane allievo con aria soddisfatta e commentò: “Non pensavo che funzionasse cosi bene.”

“La saggezza cessa di essere saggezza quando diventa troppo orgogliosa per piangere, troppo austera per ridere e troppo piena di sé per vedere altro che se stessa.” Gibran, Kahalil

Il Libro dei Riti - “Rimettere diritto il cuore”


di Georges Charles
traduzione e adattamento di Paolo Raccagni
tratto dalla rivista Génération Tao n°56
Per Georges Charles, se ci si riferisce ai riti, è impossibile non citare Confucio e il “LIJI”. È questione di cuore, di centro e di buon senso!
Per quanto riguarda la Cina, il Giappone, il Vietnam, la Corea, è difficile parlare di rituale senza evocare Confucio. Dopo essere stato condannato, ritorna di moda, poiché l’opera “Le bonheur selon Confucius, petit manuel de sagesse universelle” (Editions Bel-fond) di YU DAN, un universitario cinese, è ora diventato un bestseller in Francia. YU DAN ha il merito di spiegare che: “il carattere LI che noi traduciamo come “rito” associato a due caratteri che designano la rivelazione celeste e il vasellame utilizzato per i sacrifici e i cerimoniali”, ma soprattutto e ciò che è essenziale: “influenzati dalla classica opposizione tra corpo e spirito che struttura tutte le nostre rappresentazioni, comprendiamo difficilmente che un semplice gesto rituale, come una semplice postura, possa costituire uno dei più alti livelli di pensiero e che la Tradizione, il pensiero e la pratica si uniscono e si esplicano all’interno ed attraverso il rito.”
L’etimologia latina di rito è ritum: passaggio o guado. Il carattere cinese antico che designa il TAO o DAO, rappresenta un cammino tortuoso o un fiume, e la testa di un cervo con le corna (il capo branco è capace di far attraversare la mandria senza incidenti). Almeno su questo punto, taoisti e confuciani, sono, più o meno, tutti d’accordo! I buddisti cinesi hanno scelto il carattere CHAN che designa la meditazione, poiché rappresenta semplicemente una pala con la quale si pulisce e si livella un terreno prima di praticare un rituale seduto. È “l’azione centrata”. Nel cinese moderno, il saluto, JINGLI, significa letteralmente “onorare il rituale”; e questo ci riporta ancora a un modo per passare dal mondo profano verso “un’altra cosa ancora” (HUA SHEN) che noi chiamiamo, in Occidente, il “sacro”.
Cosa dice Confucio nel libro a lui attribuito, il “LIJI” (LI CHI) o “Libro dei Riti” (o trattato del rituale)? Si può leggere nel LIJI, Capitolo 46: Rituale (traduzione di Philastre S.J.): "Le principali regole del cerimoniale, o rituale, hanno un rapporto intimo con le leggi che governano le azioni del Cielo e della Terra. (...) I quattro principi da cui derivano le regole sono l’affetto, il dovere, la giusta misura e la considerazione delle circostanze. Questi quattro principi corrispondono a quattro virtù: la bontà, la giustizia, il senso del decoro e la prudenza. Da queste regole derivano quattro principi e variano a seconda delle esigenze delle circostanze. Esse imitano anche le quattro stagioni. I quattro principi sono l'affetto, il dovere, la giusta misura e il tener conto delle circostanze e si fondano sui sentimenti dell’animo umano. L’affetto ha un rapporto con la bontà. Il dovere alla giustizia. La giusta misura al senso del decoro. La considerazione delle circostanze alla prudenza. Bontà, giustizia, senso del decoro e prudenza sono come gli strumenti che l'uomo utilizza per seguire il percorso che il Cielo gli ha tracciato. Si è stabilito che in casa l'affetto prevale sulla giustizia e fuori casa la giustizia limiterà l’affetto.”
Il “Grande Studio” (TA HIO o DA XUE), conclude: “Questo significa che l'uomo saggio, dopo aver fatto risplendere in lui la virtù, deve estendere la sua azione ad altri.” Pertanto WANG BI (WANG PI), nel terzo secolo, afferma: “Tutta la dottrina del maestro KONG (Confucio) è costituita da (due caratteri)  ZHONG e SHU e nient'altro! (...) ZHONG, è andare oltre se stessi. SHU è portare agli altri.”
Nella nozione di rituale, ZHONG è la verticale YANG, il vigore energico e vibrante del Cielo; SHU è l’orizzontale YIN, la dolcezza malleabile e la ricettività della Terra. Va notato che ZHONG () è scritto con il carattere centro ( ZHONG) sopra e cuore ( XIN) sotto. Questo è il “cuore centrato”, dunque l’azione centrata, proprio come la freccia che raggiunge il cuore del bersaglio e che provoca il suono “ZHONG!” Quando il centro precede il cuore, si ritrova la nozione di benessere, per esempio, nelle pratiche di salute. Questa è “rimettere diritto il cuore”. E questa rettitudine è ZHENG, l’autenticità. Quando Confucio propone di “rettificare le parole” (MING ZHENG) consiglia semplicemente di ritrovare il “buon senso”. Il rituale è semplicemente una questione di “buon senso” per meglio percorrere la Via.

Questo è l’antico carattere classico di LI. A sinistra troviamo SHI, la chiave, o radicale, 113, che indica lo spirito, l'evento celeste, ma anche l'altare ancestrale. A destra, in basso, ci sono una base e un oggetto rituale usato per presentare un'offerta. A destra, sopra, un'offerta costituita da cibo. LI letteralmente vuol dire lo “spirito dell'offerta”, ovvero il rituale, il rito ancestrale.
Questo è il carattere moderno semplificato di LI. A sinistra, sempre il radicale 113, SHI, spirito, manifestazione celeste, ... Sulla destra, per contro, un carattere simile a un gancio, un amo. Il rituale, non capito, evoca ormai l’adescamento sedizioso! Siamo andati dall'offerta ai numi tutelari, agli antenati, a una concezione molto negativa di rituale!

Un semplice filo d'erba

   Se si studia l'arte giapponese, si scopre un uomo indubbiamente saggio, filosofico e intelligente, che trascorre il suo tempo. Come? Forse calcolando la distanza tra la terra e la luna? No. Studiando la politica di Bismarck? No. Costui studia un semplice filo d'erba, ma quel filo d'erba lo porta a disegnare ogni pianta e poi le stagioni, innumerevoli aspetti della campagna, e gli animali, e la figura umana. Così trascorre la sua esistenza, e la vita è troppo breve per compiere tutto.
Vincent Van Gogh

Nostra alleata la Luna

Questo e un testo che ho trovato sulla rivista Generation Tao e (dato il titolo La Luna nel Lago non poteva ignorarlo) ho ritenuto di tradurlo dal francese e di pubblicarlo sul blog. Parla di Voi donne, ma parla anche al femminile di noi uomini.  Impariamo ad ASCOLTARE, anche noi maschietti, la nostra parte femminile forse riusciremo a comunicare meglio con l'altra metà del cielo.
p.r.

di Carole Berger
Traduzione e adattamento di Paolo Raccagni

   La luna ha affascinato sin dalla notte dei tempi. Guida il ritmo delle maree, agirebbe sulle nascite..., accompagna le donne nei loro cicli.

   C’era una volta... La storia della nostra relazione con la luna potrebbe iniziare come tutte le favole che hanno cullato la nostra infanzia. Una storia magica e potente in cui una donna saggia, una nonna venuta dal profondo dei secoli, benevola e piena di buoni consigli, ci avvolgeva nella sua “luce” e ci aiutava ad attraversare la vita e le sue difficoltà. Mai in difetto, è sempre lì a guidarci verso una maggiore serenità e gioia interiore.
Essere un’alleata della luna è facile e naturale per una donna. Connettendosi a lei, la donna diventa un essere consapevole che riesce a legare il rispetto degli intimi cicli che la definiscono, a una visione serena di se stessa per raggiungere un miglior equilibrio.

E gli uomini, direte voi? Accettando e riconoscendo il principio femminile che è in loro, potranno sentire cosa ha da dire. È sufficiente entrare in un ascolto particolare, spesso inusuale per gli uomini, e in questo la società certo non aiuta!
Prendiamoci il tempo di una pausa, ascoltiamo la saggezza della luna, come hanno fatto tutte le donne della nostra famiglia prima di noi. Perché se dobbiamo fare una scelta, la luna si propone di essere il punto di riferimento costante e affidabile della nostra femminilità! La chiave per aprire la porta è semplice: osservare, ascoltare e mettersi in comunicazione.

Osservare
   La luna è lo specchio e il marcatore dei nostri intimi cicli naturali (vedi tabella). Tutto nell'universo è collegato da un’unica energia “vitale” che scorre ovunque e in ogni cosa. In questa accettazione le stelle non sono la causa del nostro carattere, ma soltanto “il marchio”, il segno. Il principio femminile dall’inizio del tempo trova la sua impronta sulla luna. La luna è “l’ancora” della coscienza femminile. I cicli lunari sono lo specchio esatto di ciò che ogni donna vive nei suoi cicli più intimi, sensoriali ed energetici.

“Armonizzarsi” e sincronizzarsi con gli eterni cicli della luna è come respirare un’aria, “un’energia”, che veramente ci fa sentire meglio. Il naturale ciclo ormonale della donna è stato a lungo in piena corrispondenza con i cicli lunari. Oggi, la società moderna l’ha allontanato, ma è sufficiente passare un po’ di tempo lontano dalle luci della città che il corpo, in modo naturale, ritrova questo ritmo antico. E anche se i nostri cicli personali sono spesso “sfasati”, l’impronta della natura resta sempre incorporata in ogni cellula. Spesso è sufficiente “connettersi” alla luna, entrare nella sua routine, prendere coscienza dei periodi lunari, per vedere i propri cicli riallinearsi naturalmente.

I cicli lunari
Dalla semplice osservazione dei cicli lunari, è possibile ricavare delle semplici “leggi” per migliorare il proprio benessere. Uno di queste si trova al centro dell’equilibrio fisico ed emotivo delle donne: il momento di pausa, il “Moontime”. La luna nuova è, in effetti, il tempo per ogni donna di fare una pausa.
Qualunque sia lo scenario dei suoi cicli, vivere la nuova luna come una vera opportunità di respirare un po’, di ritrovarsi, di fare un passo indietro e ascoltare un cosa succede “dentro”: rallentare la propria attività, rilassarsi, meditare, chiudere la porta alle sollecitazioni esterne e nutrirsi di tranquillità.
Questo è il tempo della “pulizia”, il tempo di “alleggerirsi”. Sembra semplice ma in realtà si tratta di una vera scelta che dovremmo fare, perché il rullo compressore della vita non si ferma mai e se voi non scegliete di fermare il mondo per respirare, nessun altro vi darà il tempo per farlo.
Questi periodi sono prevedibili, dunque occorre organizzarsi al meglio per incontrare i nostri cicli più intimi. Essere in ascolto delle nostre “onde” vuol dire essere in ascolto di noi stessi, delle nostre cellule e della natura. Sarà tutto il nostro essere che entrerà in armonia con l'universo e la nostra energia vitale aumenterà con la nostra serenità.

Ascoltare
   Non esitiamo ad andare incontro alle idee che ci vengono in mente, alle intuizioni che appariranno. In molte tradizioni sciamaniche, il tempo della luna nuova è il momento per le donne di incontrarsi e ascoltare “l’invisibile” e tornare poi sulla terra con delle risposte per sé e per gli altri. Lasciamoci guidare verso questa saggezza, alla ricerca della guarigione e apriamoci alle “risposte” che giungono a noi. Usiamo la nostra intuizione per fare progressi nella vita e fidiamoci. Ogni incontro con la luna è un'opportunità per progredire nella nostra vita.

Mettersi in comunicazione
   Per calmare la mente e mettere a tacere la cacofonia permanente che è dentro la  nostra testa, per essere in grado di ascoltare la nostra voce (via) interiore ed armonizzarla con la luna, sono a nostra disposizione diversi strumenti: la mediazione, la visualizzazione e il sorriso interiore. La meditazione ci aiuta a calmare la mente e aprire le porte del silenzio interiore, la visualizzazione porta alla realtà gli “obiettivi” che abbiamo stabilito per la nostra vita e il sorriso interiore favorisce le energie amorevoli per noi stesse e per il nostro corpo. Mettiamoci all’ascolto della voce della natura, della luna, eterna alleata del femminile, non aspettiamo a metterlo in pratica.

Le donne sono magiche! Le donne sono divine!


I CICLI LUNARI DELLA DONNA
LA LUNA
LA DONNA
Luna Nuova: si nasconde ai nostri occhi.
Ciclo mestruale con un ardente desiderio di bozzolo. Semina per il domani e fai una pausa nell'azione.
Fase crescente: riappare per rifiorire di nuovo.  
Fase crescente (follicolare); le energie salgono e si attivano di nuovo: agite!
Luna Piena: è rotonda e deborda di luce.
Periodo d’ovulazione: periodo d’azione e d’espansione; fate il bilancio, realizzate i vostri piani, fissate i cambiamenti da prendere.
Fase decrescente: si fa sempre più discreta per iniziare un nuovo ciclo.
Fase decrescente (luteinica): fase in cui l’energia si calma per andare verso un nuovo ciclo: alleggeritevi e fate pulizia.

Dipingere col corpo (Prima Parte).

Durante una lezione di Qi Gong, ho accomunato degli aspetti che legano l’Arte della Calligrafia Cinese alle pratiche di “Lunga Vita” e alle Arti Marziali Interne come Tai Ji Quan. Per dare seguito alle mie “divagazioni”, ho tradotto un brano che il M° George Charles ha tratto da un’opera di base sulla Calligrafia, destinata agli studenti cinesi, e pubblicata sul suo libro “Le Rituel du Dragon (Ed. Chariot d’Or).

Se sostituiamo la parola “calligrafia” con Tai Ji Quan, con Qi Gong o qualsiasi Arte Classica del Tao, vedremo che la base della tecnica è identica, l’unica variante è data dall'utensile o attrezzo (spada, ventaglio, bastone,…) usato nella pratica (vedi anche Seconda la parte).
p.r.

“La calligrafia esige soprattutto una posizione del corpo adeguata. L'intero corpo si deve sentire riposato, rilassato, a proprio agio. Una posizione corretta deve rispondere a certe regole. Seduti ben dritti su una sedia, i piedi posati al suolo, paralleli tra loro e mantenendo una certa distanza tra le gambe, conforme all'apertura naturale. In questo modo si conferisce alle membra inferiori efficacia e forza. Una buona posizione seduta permette di concentrare tutte le nostre forze in segiuto al pennello. Il dorso ben dritto, leggermente spostato in avanti. In questo modo possiamo evitare tutte le tensioni, diminuire la fatica e conservare la forma. Il petto è rilassato e non deve appoggiare contro il bordo del tavolo al fine di conservare un certo margine di manovra e libertà alla respirazione. La testa è dritta, mento leggermente rientrato e nuca spinta all'indietro, senza tensione a livello della gola e della mandibola.
Gli avambracci sono appoggiati in piano sul tavolo, la mano sinistra leggermente appoggiata al foglio, la mano destra tiene il pennello senza tensione, ne delle dita ne del polso. È opportuno mantenere questo braccio sospeso senza alzare ne bloccare le spalle. Per scrivere i caratteri di una certa grandezza si raccomanda di utilizzare una posizione in piedi, l’unico modo di mantenere il pennello con facilità e di dipingere su una grande superficie senza costrizioni. Il vigore del tratto può allora esprimersi liberamente senza difficoltà. Quando si utilizza una posizione in piedi, i due piedi possono spostarsi in rapporto l'uno all'altro, il piede destro, un mezzo passo in avanti. L'importanza data alla posizione del corpo in calligrafia è dovuta alla necessità del corpo di adattarsi alla morbidezza e alla dolcezza del pennello.
I caratteri sono costituiti di un dato numero di punti e di tratti con forme ben definite: il punto o segmento molto corto (DIAN), il tratto orizzontale (HENG), il tratto verticale (SHU), il tratto discendente da destra a sinistra o tratto gettato (PIE), il tratto discendente da sinistra a destra o tratto appoggiato (NA), il tratto che sale da sinistra a destra (TIAO), il tratto che comporta un angolo detto tratto spezzato (ZHE) e ad uncino (GOU). La disposizione e la direzione dei tratti sono molto precisi. Se la testa pende, se le spalle sono inclinate o contratte, se il dorso è curvo, se il peso sulle gambe non è ben equilibrato non si può sperare di scrivere in modo corretto: i caratteri mancano di “aplomb”, i tratti verticali (gli assi) sono di traverso e l'insieme della composizione manca di forza e di equilibrio.
La calligrafia da molta importanza al vigore del tratto. Per dotare lo stile di una certa forza, è necessario concentrare la propria intenzione (YI), il proprio soffio (QI) e liberare il proprio spirito (SHEN). Tutto ciò è intimamente legato alla corretta posizione del corpo”.