Respirare per cambiare

Il tempo che modula la vita dell’uomo sulla terra, come già visto su un post nell’aprile del 2009, “Il tempo che ritma la vita”, è ciclico e ogni evento si ripresenta, con più o meno intensità, periodicamente. Questa ciclicità segue il susseguirsi delle “stagioni” e ogni stagione si lega a un elemento particolare: la Primavera con il Legno, l’Estate con il Fuoco e così a seguire. Il periodo che stiamo vivendo ha tutti i presupposti dell’Inverno: l’inquietudine del Metallo ha lasciato il posto alla paura dell’Acqua. Si vive giornalmente con un’ansia che si sta trasformando in timore di ciò che ci aspetterà domani. Come fare a uscire da tutto questo? Possiamo noi singolarmente cambiare questa situazione che ci porta a chiuderci in noi stessi e a trattenere il respiro?

Respiriamo! L’importanza che la nostra società dà al respiro è così misera che l’ha portata al limite dell’asfissia. Perché questa poca attenzione a una funzione fondamentale e che ci accompagna così intimamente per tutta la vita? Perché l’atto di respirare è “sovversivo”, ci rende liberi! Liberi da schemi di comportamento che ci fanno girare in tondo dandoci l’illusione di progredire. Liberi da pensieri frustranti che continuiamo ad alimentare anziché liberarcene. Quando capiremo tutto questo, la nostra vita cambierà completamente. Il respiro, che ora tratteniamo, diventerà il mezzo per superare le nostre resistenze, una preziosa guida per evolvere. Decidere di respirare la nostra storia, di aerare la nostra mente e far si che la nostra visione si chiarisca per accettare il cambiamento.

Il respiro ci informa sul modo in cui stiamo “funzionando”, e di quanto siamo “spostati” dalla nostra storia. Respirare è accogliere, accettare,… ma anche donare, scambiare o gettare e rifiutare. Diviene allora un atto di risveglio, di scelta, di consapevolezza, di trasformazione. Da inspiro a espiro il corpo esprime quella tranquillità che ci rende liberi di muoverci tra i nostri pensieri, liberi e responsabili nelle nostre azioni. Liberi di agire.

Paolo Raccagni

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