Il Culto degli Antenati

 a cura di Paolo Raccagni

   Chuang-tzu stava per morire. E i suoi discepoli volevano fargli un funerale sontuoso, ma egli disse: "Ho il Cielo e la Terra come bara, il sole e la luna come simboli funebri, le stelle e gli astri come perle, le diecimila creature come parenti dolenti. non è forse perfetto il mio funerale? Che cos'altro ci volete aggiungere?" (da Il funerale di Chuang-tzu).
  
   In moltissime case cinesi esiste un altare degli antenati, ai quali si offrono doni come incenso, riso, frutta o oggetti cari al defunto. Durante gli anniversari o in certe date particolari del calendario cinese, si rinnova il legame con il famigliare defunto bruciando incenso o offerte che in alcuni casi, possono essere anche simulacri in carta che rappresentano oggetti di uso comune (elettrodomestici, auto, biciclette o facsimile di banconote e lingotti) ritenuti utili anche nell’aldilà.

   Per comprendere questa espressione religiosa occorre innanzitutto liberarsi dal modo, abituale di noi europei, di vedere la religione come qualcosa di vissuto al di fuori della società e addirittura isolate le une delle altre.

Altare dedicato agli Antenati

La Religione in Cina
   Il paesaggio religioso cinese si può recepire come “un sistema coerente” nel quale coesistono forme di pratiche religiose individuali (meditazione, tecniche del corpo, trance,…) e collettive (culto dei santi locali, culto degli antenati, riti funebri,…) che si inseriscono nel quadro cosmologico cinese. La religione cinese esiste senza avere un nome proprio, senza una struttura ecclesiale ne dogmatica.

   Ci sono tre forme di religione istituzionalizzate: buddismo, taoismo e confucianesimo (il confucianesimo di stato è scomparso all’inizio del XX secolo) che si possono trovare, nel loro senso più formale, solo all’interno di centri di formazione. Non dobbiamo dimenticare le altre tre religioni di origine straniera: islam, giudaismo e cristianesimo che, rivendicando una adesione esclusiva, hanno dovuto sviluppare forme del tutto originali per interagire con le tradizioni di questo popolo.

   La forma più diffusa è la “comunità di culto” che non è né buddista, né confuciana, né taoista. Essa è strettamente legata ai rappresentanti di tutte e tre le religioni e sono basate su tradizioni orali e strutture autonome; possiedono un tempio consacrato a un santo locale e contano “specialisti” (medium, guaritori, indovini,…) che non sono organizzati su scala nazionale.

Facsimile di monete
Negozio di oggetti per offerte

Il Culto degli Antenati
   Innanzitutto occorre dire che il passaggio alla “terra degli antenati” non è mai meritato in anticipo. Le principali categorie in cui si suddividono gli esseri “soprannaturali" di questa teologia popolare, sono strutturate su un modello caratterizzato dal numero Tre e che prende ispirazione dalla società reale dei vivi: gli antenati, le divinità e i fantasmi o demoni. Sono questi i tre strati che i defunti possono raggiungere in funzione dei loro percorsi di vita, delle loro qualità, delle circostanze della loro morte e dei riti funebri che li hanno accompagnati nell’aldilà.

Famiglia cinese all'altere degli Antenati (HUNAN)

Antenati, Divinità e Fantasmi
   Gli antenati sono i “morti bene”, deceduti in vecchiaia e in pace, dopo aver dato una discendenza e che hanno ricevuto riti che li hanno separati dai vivi e posti alla “giusta distanza” tra i due mondi.

   Le divinità o i santi, sono generalmente i morti, senza discendenza, anche se vittime di morte violenta o suicidio, oppure persone che non hanno potuto ricevere i riti funebri adeguati. Ma la loro natura di esseri eccezionali che si è manifestata attraverso le loro azioni e nelle loro qualità, gli ha permesso di non dissolversi con la morte e di accedere all’organizzazione burocratica dell’aldilà diventando “divinità ortodosse” (ZHENG SHEN).

   I fantasmi o demoni (GUI), sono persone “morte male” e per le circostanze della loro morte o per la loro personalità, non sono potuti accedere all’aldilà; sofferenti, senza una propria dimora e vendicativi, costituiscono un pericolo permanente per i vivi.

   Per alcune minoranze etniche nazionali (il governo cinese ne riconosce ufficialmente cinquantacinque), come ad esempio gli YI del SICHUAN, esistono prerogative ulteriori per limitare l’accesso allo stato di antenato. Le persone, uomini o donne, non maritate, gli uomini che hanno superato i quarant’anni e non hanno discendenza, donne che hanno trasgredito tabù sessuali, … potranno accedervi solo dopo rituali specifici. Persone, anche viventi, affette da malattie mentali (una ventina di demoni sono legati a queste malattie), o persone che hanno vissuto troppo a lungo possono essere considerate demoni.

   In epoca imperiale i personaggi importanti come i mandarini che rappresentavano l’imperatore e l’impero, diventavano divinità, i membri più anziani delle famiglie di alto lignaggio diventavano antenati, mentre gli stranieri, i banditi e i mendicanti erano destinati a diventare spiriti pericolosi e spregevoli.

   Possiamo dire che il rito che riguarda il culto degli antenati può essere interpretato come il “luogo cosmologico”, situato tra Cielo e Terra, tra Yin e Yang, nel quale gli individui, le famiglie e le comunità rinnovano il loro legame con le divinità e con gli antenati e affermano la loro distanza da quegli spiriti che nella vita quotidiana, possono provocare disordine o arrecare danno.

Tavoletta evocativa
Evocare gli Antenati
   Per evocare gli antenati, occorre abituarli al contatto! Si deve creare un’entità psichica e per fare questo bisogna elencare i nomi degli antenati, come in un albero genealogico, porli sull’altare e aggiungere, eventualmente, un loro ritratto e onorarli con doni e incenso. Poi occorre dedicare loro un po’ di tempo in meditazione per tentare di stabilire un contatto. Quando si pensa di aver ottenuto il contatto allora si può chiedere di risalire alla generazione precedente e così via.

   Generalmente gli antenati appaiono nei sogni e a questo punto è possibile chiedergli qualche consiglio o cosa si può fare per loro. Ricordiamoci che l’antenato non va disturbato, ci vuole un motivo valido per interpellarlo. Come per l’YIJING, va interrogato solo quando la domanda è cruciale per la nostra vita.

Le Pratiche Energetiche e Marziali e gli Antichi Maestri
   Chi insegna da tempo, a volte, si rende conto che durante la pratica o l’insegnamento non facciamo più quello che volevamo fare o che volevamo dire. Le cose accadono come se fossero telecomandate, come se fosse qualcun’ altro a dirigere la lezione. Molti insegnanti che rispettano la tradizione, come il saluto e le pratiche preparatorie, percepiscono o hanno percepito fortemente questa modalità. Si può affermare che il saluto e le DAO (o forma, concatenamento tipico di una pratica), sono porte di passaggio verso quest’altra dimensione che sembra straordinaria, ma che diventa la normalità per coloro che l’hanno vissuta.

   Ovviamente per coloro privi di ogni spiritualità urlano “non è possibile”. Quest’ultimi sono come persone che tentano di osservare le stelle in pieno giorno e magari con il cielo nuvoloso. Devono sussistere le condizioni. Occorre elevare lo spirito e il cuore.

   Secondo il Pensiero Cinese l’Elemento Acqua è il custode del nostro “patrimonio genetico” dunque abbiamo già “geneticamente” la possibilità di connetterci con i nostri antenati o Maestri e occupare il nostro posto nella discendenza nel rispetto dei riti. Nell’elemento Acqua esiste anche il Fuoco, il Fuoco Originario che non dipende dagli antenati, ma ci può connettere alla nostra Essenza Originaria. Due strade, due linee di lavoro che ogni individuo può integrare e su cui agire in modo da conformarsi al ritmo della vita universale.

Genealogia dello XING YI QUAN
Ramo dell'Hubei - Forma Naturale (dal sito www.tao-yin.com)




Alcuni passi del post sono tratti da articoli pubblicati dai seguenti autori: V. Goossaert, “Spazio e Tempo Sacri: i Templi”; B. Vermander, “Il Rito Sacro presso gli YI di Liangshan (SICHUAN)”.

Ringrazio il Maestro Georges CHARLES, Capo Scuola della Scuola SAN YI QUAN, gli insegnanti nonché mia sorella e mio fratello nella pratica, Cristina BERGAMINI e Yves KIEFFER, per il loro notevole contributo.

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