di
Georges Charles
traduzione e adattamento di Paolo Raccagni
tratto dalla rivista Génération Tao n°56
traduzione e adattamento di Paolo Raccagni
tratto dalla rivista Génération Tao n°56
Per
Georges Charles, se ci si riferisce ai riti, è impossibile non citare Confucio
e il “LIJI”. È questione di cuore, di centro e di buon senso!
Per
quanto riguarda la Cina, il Giappone, il Vietnam, la Corea, è difficile parlare
di rituale senza evocare Confucio. Dopo essere stato condannato, ritorna di
moda, poiché l’opera “Le bonheur selon
Confucius, petit manuel de sagesse universelle” (Editions Bel-fond) di YU DAN,
un universitario cinese, è ora diventato un bestseller in Francia. YU DAN ha il
merito di spiegare che: “il carattere LI che noi traduciamo come “rito” associato a due caratteri che
designano la rivelazione celeste e il vasellame utilizzato per i sacrifici e i cerimoniali”,
ma soprattutto e ciò che è essenziale: “influenzati dalla classica opposizione tra
corpo e spirito che struttura tutte le nostre rappresentazioni, comprendiamo
difficilmente che un semplice gesto rituale, come una semplice postura, possa
costituire uno dei più alti livelli di pensiero e che la Tradizione, il pensiero
e la pratica si uniscono e si esplicano all’interno ed attraverso il rito.”
L’etimologia
latina di rito è ritum: passaggio o guado.
Il carattere cinese antico che designa il TAO o DAO, rappresenta un cammino tortuoso
o un fiume, e la testa di un cervo con le corna (il capo branco è capace di far
attraversare la mandria senza incidenti). Almeno su questo punto, taoisti e
confuciani, sono, più o meno, tutti d’accordo! I buddisti cinesi hanno scelto
il carattere CHAN che designa la meditazione, poiché rappresenta semplicemente
una pala con la quale si pulisce e si livella un terreno prima di praticare un
rituale seduto. È “l’azione centrata”. Nel cinese moderno, il saluto, JINGLI,
significa letteralmente “onorare il rituale”; e questo ci riporta ancora a un modo
per passare dal mondo profano verso “un’altra cosa ancora” (HUA SHEN) che noi
chiamiamo, in Occidente, il “sacro”.
Cosa
dice Confucio nel libro a lui attribuito, il “LIJI” (LI CHI) o “Libro dei Riti”
(o trattato del rituale)? Si può leggere nel LIJI, Capitolo 46: Rituale
(traduzione di Philastre S.J.): "Le principali regole del cerimoniale, o
rituale, hanno un rapporto intimo con le leggi che governano le azioni del
Cielo e della Terra. (...) I quattro principi da cui derivano le regole sono l’affetto,
il dovere, la giusta misura e la considerazione delle circostanze. Questi
quattro principi corrispondono a quattro virtù: la bontà, la giustizia, il
senso del decoro e la prudenza. Da queste regole derivano quattro principi e
variano a seconda delle esigenze delle circostanze. Esse imitano anche le
quattro stagioni. I quattro principi sono l'affetto, il dovere, la giusta
misura e il tener conto delle circostanze e si fondano sui sentimenti dell’animo
umano. L’affetto ha un rapporto con la bontà. Il dovere alla giustizia. La
giusta misura al senso del decoro. La considerazione delle circostanze alla prudenza.
Bontà, giustizia, senso del decoro e prudenza sono come gli strumenti che
l'uomo utilizza per seguire il percorso che il Cielo gli ha tracciato. Si è
stabilito che in casa l'affetto prevale sulla giustizia e fuori casa la
giustizia limiterà l’affetto.”
Il “Grande
Studio” (TA HIO o DA XUE), conclude: “Questo significa che l'uomo saggio, dopo aver
fatto risplendere in lui la virtù, deve estendere la sua azione ad altri.”
Pertanto WANG BI (WANG PI), nel terzo secolo, afferma: “Tutta la dottrina del
maestro KONG (Confucio) è costituita da (due caratteri) ZHONG e SHU e nient'altro! (...) ZHONG,
è andare oltre se stessi. SHU è portare agli altri.”
Nella
nozione di rituale, ZHONG è la verticale YANG, il vigore energico e vibrante del
Cielo; SHU è l’orizzontale YIN, la dolcezza malleabile e la ricettività della
Terra. Va notato che ZHONG (忠) è scritto con
il carattere centro (中 ZHONG) sopra
e cuore (心 XIN) sotto. Questo
è il “cuore centrato”, dunque l’azione centrata, proprio come la freccia che
raggiunge il cuore del bersaglio e che provoca il suono “ZHONG!” Quando il
centro precede il cuore, si ritrova la nozione di benessere, per esempio, nelle
pratiche di salute. Questa è “rimettere diritto il cuore”. E questa rettitudine
è ZHENG, l’autenticità. Quando Confucio propone di “rettificare le parole”
(MING ZHENG) consiglia semplicemente di ritrovare il “buon senso”. Il rituale è
semplicemente una questione di “buon senso” per meglio percorrere la Via.
禮
|
Questo è l’antico carattere classico di LI.
A sinistra troviamo SHI, la chiave, o
radicale, 113, che indica
lo spirito, l'evento celeste, ma anche l'altare ancestrale.
A destra, in basso, ci sono una base e un oggetto rituale usato per presentare un'offerta. A destra, sopra, un'offerta costituita da
cibo. LI letteralmente
vuol dire lo “spirito dell'offerta”, ovvero il rituale, il rito ancestrale.
|
礼
|
Questo è il carattere moderno semplificato di LI.
A sinistra, sempre il radicale 113, SHI, spirito,
manifestazione celeste, ... Sulla destra, per contro, un carattere simile a un gancio, un amo. Il
rituale, non capito, evoca ormai
l’adescamento sedizioso! Siamo andati dall'offerta ai numi tutelari, agli antenati, a una concezione molto negativa di rituale!
|
Nessun commento:
Posta un commento