L'incenso: quel buon odore di santità

di Georges Charles
traduzione di Paolo Raccagni

In Cina, profumo ed incenso sono indicati dallo stesso carattere: XIANG 香. L'importanza di questa sostanza aromatica, che noi bruciamo in modo rituale da diversi millenni allo scopo di purificare un luogo consacrato od un locale, è tale che il carattere rappresenta ancora una chiave, o radice, essenziale della scrittura cinese classica (radice o radicale 186 di KANGXI o KANG HSI). Nella sua forma più antica questo carattere rappresenta una bocca, dunque la capacità di esprimere, di comunicare, sormontata da una pianta, o da un piccolo albero, che produce una moltitudine di goccioline di latte.

XIANG in cinese antico rappresenta dunque "l'essenza che permette la comunicazione". Questo stesso carattere designa inoltre il profumo della virtù, la buona reputazione (il buon nome), il buon esempio... ed in una certa misura la "buona fama". Un luogo nel quale brucia l'incenso non può dunque essere "malfamato". Per estensione rappresenta ciò che è collegato al culto, al tempio, al monastero e designa finalmente l'epiteto buddista. Ossia la buona reputazione dell'incenso in Cina e per ripercussione, in tutto l'Estremo Oriente fino al Medio Oriente.
XIANG è uno dei qualificativi i più elogiativi che si possa usare... in quanto evoca semplicemente il "buono odore di santità". Questo termine, sia nella letteratura classica che nella poesia, permette, in senso proprio o figurato, di "incensare" il soggetto. Cosicché il Maestro Kong (Kongzi, Kongfuzi o Confucio) parlando di un governo ideale afferma "... il quale deve esalare un odore d'incenso". XIAN YEN "Bellezza d'Incenso" indica, nel Libro delle Odi, la beneamata lontana sognata dall'ufficiale in guerra. Ciò rappresenta sia un ricordo che una sensazione quasi fisica di una presenza profumata. Il vecchio gioiello della corona britannica, Hong Kong, si pronuncia e si scrive, in realtà, XIAN GANG... la "Porta dell'Incenso". Questo luogo è stato, malgrado la sua aridità, considerato come il più favorevole dai praticanti di FENG SHUI i quali non si sono affatto sbagliati. Se però prendete il traghetto che collega KOWLOON, i "Nove Draghi" ad Hong Kong, dunque a Victoria, una sera d'estate comprenderete che si tratta di una semplice metafora o, come dicono i nostri amici inglesi, di un "understatement"! Pertanto quando si sa che XIANG si traduce stimato, redditizio, apprezzato, favorevole ai buoni affari, XIAN GANG esala molto più volentieri l'odore di "GANG ZHI", i dollari locali.

Dei Riti Millenari
Ad Hong Kong come anche in Cina, il quindicesimo giorno della ottava luna è uso bruciare, in modo rituale, dell'incenso all'interno dei templi, sia buddisti che taoisti o confuciani, in onore degli Spiriti del Cielo, mentre il trentesimo giorno della settima luna si brucia l'incenso in favore degli Spiriti della Terra. Infatti, per soddisfare questi spiriti sottili, ossia le trentaseimila divinità del Panthéon cinese, si brucia dell'incenso tutti i giorni, a casa propria ed almeno una volta all'anno al tempio. Questa "Buona Fama" dell'incenso non è evidentemente solo per la Cina in quanto tutto l'oriente lo considera la più bella offerta che si possa fare a Dio, qualunque sia il Suo Nome. Pure coloro che, per integralismo, diffidano del profumo perché invenzione del diavolo o, peggio ancora, della donna e ne sconsigliano l'uso agli adepti della fede, non possono che inchinarsi davanti all'incenso. "Il profumo inebria e cattura ma l'incenso purifica, santifica e libera" si dice volentieri in casa dei Copti d'Egitto. L'incenso è il dono più prezioso fatto dal Magio Gaspare a Gesù Bambino, mentre Melchiorre e Baldassarre offrono della mirra e dell'aloe, tuttora utilizzate per delle fumigazioni rituali. Nel Cantico dei Cantici, i seni della beneamata sono chiamati "Collina dell'Incenso" e l'altro "Montagna della Mirra". Ritroviamo così l'antico carattere cinese che utilizza delle gocce di latte, simbolo di maternità ... dunque di creazione.

Dal sacro al profano
Secondo Plinio il Vecchio, i Greci chiamavano l'incenso Scriba, come dire "segreto" ed i Minoici sembrano essere stati i primi mercanti d'incenso. Egli afferma che soltanto gli Arabi hanno il privilegio di vendere l'albero dell'incenso e che solo tre famiglie possono pretendere, in via ereditaria, il diritto di sfruttamento e di vendita di questa resina sacra. Egli distingue l'incenso maschio dall'incenso femmina e spiega che il prezzo di questa sostanza è esorbitante per il semplice fatto che occorre mettere in conto più di sessantacinque tappe di cammello, circa 3.600 Km prima di arrivare al porto di Gaza in Giudea dove verrà finalmente spedito a Roma. Giunto a destinazione sarà bruciato (incensum - da cui il suo nome attuale) sull'Altare dell'Olocausto. Una tradizione romana molto antica vuole che sia consumato nel sacrum (osso sacro) dell'animale sacrificato a Dio. I preti avevano probabilmente notato che questo osso, oltre alla sua forma scavata "imbarcata" ha numerosi fori che favorivano la combustione dei carboni ardenti.
L'incenso fu, in seguito, utilizzato all'esterno dei templi per evitare la propagazione delle pestilenze, dunque delle epidemie e delle malattie infettive. Ippocrate lo prescrive per questo uso particolare. Di conseguenza l'incenso diventa un medicamento utilizzato per le fumigazioni profane perdendo poco a poco il suo carattere sacro. Del resto per secoli sarà il solo modo efficace per profumare e risanare un luogo. Per la cura del corpo entra nella composizione di numerosi unguenti dove il più conosciuto, tuttora utilizzato dai nostalgici hippy o fricchettoni rimane il patchouli indiano.

Nella tradizione Aiurvedica è il profumo preferito da Vishnu e patchouli significa semplicemente in bengalese "incenso liquido". In quanto alla mirra, sua vicina cugina, una leggenda racconta che Myrrha, figlia del re Kyrinas di Cipro, l'isola dei profumi, ebbe con quest'ultimo, uomo bellissimo, dei rapporti incestuosi. Gli dei come punizione la trasformarono in un arbusto dalla cui essenza profumata nacque Adone. Con tali referenze universali l'incenso non può essere che un poco magico!


C'è incenso ed incenso...
Originariamente l'incenso era l'essenza prodotta da un piccolo albero della famiglia delle trementine, la Boswelia sacra. Per estensione questa denominazione d'incenso s'allarga ad altre resine pure come l'oliban (Boswelia thurifera), la mirra (Comiphora molmol e Comiphora abyssinica), il benzoino (che raggruppa anch'esso diverse resine come il benzoino del Siam (Styrax benzoino), il benzoino di Sumatra (Styrax oppoponax), il benzoino del Vietnam (styrax Tonchinese)...) ed egualmente alla resina del Balsamodendron opolbasamum e gileadense così come la resina del Commiphoro opobaslanu conosciuta altrimenti, come in profumeria, sotto il nome di Balsamo della Mecca, Balsamo di Giudea o Balsamo di Gilead.

Da sempre l'incenso designa dunque principalmente una resina aromatica il cui profumo si esala da una lenta combustione su dei carboni ardenti o eventualmente su una pietra riscaldata fino a diventare incandescente. L'arte del profumiere e la sua conoscenza delle differenti resine gli permette, grazie ad una infinità di miscele sottili, di dosare questi incensi in funzione della loro utilizzazione o destinazione. Così il benzoino passa per "fissare lo spirito" ed accrescere la concentrazione intellettuale; la mirra, al contrario, è più sensuale mentre che l'oliban, conosciuto per il suo carattere mistico, è utilizzato per le cerimonie di carattere sacro.
Secondo Jean-Pierre Bousquet la mirra è l'incenso che favorisce principalmente il risveglio dell'energia Yin, della polarità femminile. Esso agisce sulla struttura psichica e permette di sviluppare una più grande sensibilità alla realtà del mondo esteriore e a meglio sentire le energie che emana. Permette di combattere la confusione tra realtà ed illusione ed aiuta a sviluppare la forza interiore. Esso è ugualmente utilizzato per la tendenza che consiste nel lasciarsi andare agli eventi. L'oliban, al contrario, è l'incenso che favorisce il risveglio delle energie Yang, della polarità maschile. Esso agisce sulle strutture in modo da sviluppare la volontà, la stima di se, la determinazione e la capacità di dirigere.

In Cina si distinguono ancora sei tipi di miscela d'incenso: la tranquilla, la reclusa, la lussuosa, l'estetica, la raffinata, la nobile. E' dunque possibile concepire una miscela propizia alla meditazione, un'altra che favorisce il lavoro intellettuale, o adatta a purificare un luogo, o permettere il sonno, o al contrario la veglia, propiziatorio nelle cerimonie religiose o civili, alla consacrazione di un rito o a risvegliare un desiderio. Tutto ciò è in funzione della scelta di un'essenza o di un dosaggio. E' così possibile aggiungere, ciò che si fa quasi abitualmente, delle sostanze aromatiche, delle essenze degli estratti che sottolineano o accrescono le particolarità di qualsiasi miscela.


L'imbarazzo della scelta
In passato, ma ancora adesso, questi incensi naturali sono prodotti, raccolti, preparati, miscelati da diverse congregazioni religiose, di tutte le tendenze e di tutte le confessioni che le utilizzano per talune loro funzioni. Possiamo così trovare dell'incenso buddista tibetano, dell'incenso buddista indiano, dell'incenso buddista giapponese, dell'incenso buddista tailandese che possiedono delle specifiche particolari, di sovente in rapporto con le aspirazioni particolari dei praticanti di questi diversi paesi. L'incenso giapponese sarà, in qualche modo, semplice e scarno, mentre l'incenso tibetano sarà un poco più complesso e misterioso. Ciò che è vero per il buddismo lo è anche per il cattolicesimo e per gli altri. Un incenso "ortodosso" non sarà assimilabile ad un incenso "progressista".

La preparazione dell'incenso è un'arte sottile che può portare a degli errori grossolani poiché un incenso preparato per una grande cerimonia funebre non sarà certo adatto per profumare la propria sala da pranzo prima della visita di un buontempone. Il fatto di bruciare dell'incenso su dei carboni ardenti gli conferiscono sempre un senso rituale che non possiedono ne i coni ne i bastoncini. Conviene anche sapere dosare i grani di resina per non trovarsi rapidamente in una caligine impenetrabile con il rischio di vedere i vicini chiamare i pompieri. Tuttavia con un poco di abitudine, si riesce assai rapidamente a trattare l'incenso da veri conoscitori che niente potrà rimpiazzare. C'è lo stesso rapporto tra l'incenso vero in grani e l'incenso in bastoncini e in coni che tra il tè in foglie od il tè in bustine, se non il solubile profumato con essenze artificiali di frutta. E' piacevole ma è ancora del tè?


L'incenso facile: i bastoncini, chiodi, coni, spirali ... e carta d'Armenia
Gli Asiatici e gli Orientali sono gente di grande inventiva e praticità. Essi hanno dunque ricercato per diversi secoli il modo di utilizzare l'incenso con minori costrizioni... soprattutto quando si tratta di un utilizzazione quotidiana e comune che non necessiti di implicazioni troppo personali o troppo ufficiali.
Essi continuano utilizzare l'incenso naturale in grani, o gocce, per grandi cerimonie ma preferiscono più solitamente, per maggiore comodità, l'uso di bastoncini, di spirali, di chiodi fumanti. Si tratta solitamente di una misura economica ben comprensibile: si vuole ben onorare giornalmente gli dei, gli antenati, i templi, i santuari, ma non si può consacrare tutta questa fortuna. E' dunque naturale cercare e trovare il modo il più efficace per restringere il costo della produzione e soprattutto d'utilizzazione dell'incenso.

La resina d'incenso (oliban, benzoino, mirra...) triturata finemente poi miscelata ad un supporto combustibile costituito da diversi materiali: inflorescenze secche d'artemisia, utilizzate da millenni in agopuntura per praticare la moxibustione, segatura di legno, carbone di legno essiccato, carta arrotolata, miscela di nitrato di potassio per mantenere e facilitare la combustione lenta della miscela. Questo supporto è più o meno poroso ed è possibile aggiungere delle essenze profumate o dei profumi di sintesi. Al fine di mantenere la coesione dell'insieme quando si tratta di bastoncini o di spirali si utilizzano dei bastoncini vegetali di bambù o di achillea. Le loro forme e le loro taglie possono variare considerevolmente fino ad assumere la consistenza di una enorme serpentina pesante fino ad un quintale ed utilizzate in numerosi templi in Cina, fino a dei fragili bastoncini di qualche millimetro di spessore come solitamente producono i Giapponesi.

Gli Occidentali, da parte loro, utilizzano volentieri una forma assai pratica d'incenso che consiste in finissimi fogli di carta comune denominati carta d'Armenia. Questo incenso particolare è allora di migliore qualità di un buon numero di bastoncini a buon mercato e permette un'utilizzazione molto facile e pratica in modo da averla sempre con se anche nel proprio portafoglio. E' indispensabile per tutti coloro che si spostano di sovente e di solito purificano gli ambienti che occupano temporaneamente, come le camere d'albergo o le camere di amici che non sono areate spesso. Questa carta d'Armenia è indispensabile nelle stanze aerate per climatizzazione e dove le finestre non possono essere aperte. E' ugualmente utile per le vetture prese a noleggio. E' un modo come un altro per eliminare il ricordo energetico e spesso olfattivo del precedente utilizzatore.


Bruciare con una certa moderazione...
L'incenso di mediocre qualità è prodotto con della segatura di legno, della colla, del nitrato di potassio e del profumo di sintesi a basso prezzo... Come dire che non è per forza un beneficio per i polmoni né per lo psichismo. Sono solo utili, probabilmente, ad allontanare le entità malevoli sensibili e delicate che le sopportano meno di quelle abituate a questo tipo di fumigazione assai simile a quelle prodotte da serpentini di piretro (zampironi) che allontanano le zanzare. In una certa misura è meglio versare qualche goccia del vostro profumo preferito su una lampada o su una piastra della vostra cucina...

Fortunatamente esiste ancora qualche produttore serio e onesto, di solito un artigiano, che produce dei bastoncini e dei coni discreti. I coni ed i bastoncini giapponesi, di solito a sezione quadrata, sono assai apprezzati e permettono di profumare gradevolmente una stanza o un luogo della pratica. Questo incenso di buona qualità porta spesso la dicitura "essenza naturale". Malauguratamente in giapponese o in sanscrito! L'indicazione "Natural Incense" è già un punto a favore. Per quanto concerne i famosi bastoncini conviene sapere che in Cina, in Giappone, in Vietnam ed in Corea si utilizzano ancora in numero dispari (1, 3, 5, 7, 9...). A meno che non si tratti di una offerta ad un defunto nel qual caso si utilizzano in numero pari (2, 4, 6, 8...). A meno che non si voglia bruciare dell'incenso sull'Altare degli Antenati o davanti al monumento ai caduti del vostro Comune è dunque preferibile utilizzare un solo bastoncino al massimo tre, che in una stanza chiusa di dimensioni normali è già sufficiente.

L'incenso, insieme al sale, è una delle sostanze più purificatrici utilizzate sul piano sottile. Conviene dunque non esitare ad usarlo se esistono delle perturbazioni non definite in una stanza o in una casa e a maggior ragione in un luogo di culto. E' facile comprendere che un tempo le chiese lo utilizzavano per numerosi culti che rigeneravano il luogo in permanenza: battesimi, comunioni, confermazioni, ordinazioni, matrimoni ... Quelle che al contrario sono chiuse da tempo, o che servono soltanto, o quasi, a celebrare dei funerali finiscono per accumulare delle energie assai sfavorevoli che sono raramente espulse. In questo caso, solo l'incenso ed il rituale possono permettere di liberare il luogo sacro da questa pesante influenza. Siccome l'incenso si eleva verso il cielo, esso trascina con se queste energie e in un certo qual modo, malgrado il fumo, deterge l'ambiente. L'uso dell'incenso non è dunque limitato da quello che si fa da tempo e non è necessariamente sinonimo di un trascorso passato ma è proprio un ottimo modo per legare i diversi piani della realtà.


Moxibustione
Moxibustione (Jiu o Tchiou): dal giapponese Moe Kusa (Mogusa) semplificato in Moxa il cui significato è semplicemente artemisia. Si tratta in realtà di una cauterizzazione, più o meno forte, effettuata per mezzo di un piccolo cono o di una piccola pallina di artemisia comune (Artemisia Vulgaris) o di un'altra qualità d'artemisia come l'Artemisia Annua. Quest'ultima allontana le zanzare più efficacemente del piretro e contiene una sostanza, l'artemisina, utilizzata per trattare il paludismo. L'artemisia bruciata ad una temperatura ideale ed in modo costante permette di riscaldare certi punti di agopuntura a scopo terapeutico. Il fumo prodotto dall'artemisia è anche altamente purificante ed è utilizzato in Cina, come in tutto l'Estremo Oriente, durante riti d'esorcismo ma può alla lunga provocare dei problemi respiratori, delle cefalee o emicranie. È dunque da utilizzare con precauzione.

Praticamente in estate (il giorno di San Giovanni) si raccolgono le inflorescenze cotonose della pianta che si trova generalmente in terreni umidi (in particolare ferrovie abbandonate). Si fa seccare questa specie di schiuma, poi si rotola tra le dita fino ad ottenere una pallina o un cono ed infine si fa bruciare. L'artemisia si consuma lentamente e produce un leggero fumo bluastro. È possibile anche trovare dei rotoli d'artemisia destinati alla moxibustione nei negozi dove vendono materiale per agopuntori. Questo rotoli assomigliano a grossi bastoncini d'incenso e bruciano molto lentamente.

Sono dunque particolarmente consigliati nell'ambito del Feng Shui per purificare, in modo profondo, un luogo sospetto di portare energie perturbatrici. I Gui (Kouei) hanno orrore di questo fumo che, in origine, come l'ago dell'agopuntore, era destinato a scacciare i "tredici demoni" (L'Agopunture Chinoise di Jacques Lavier Ed. Henri Veyrier). Questo dà un'idea della sua efficacia. L'artemisia possiede lo stesso effetto sui Gui (Kouei) cinesi che l'aglio e i crocifissi su vampiri dei Carpazi, ma sono rari coloro che lo sanno.

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