Il ritratto del drago rappresentato qui di seguito, così come le citazioni, sono tratte dall'opera straordinariamente ben documentata di Jean-Pierre Diény “Le Symbolisme du Dragon dans la Chine Antique, College de France, Institut des Hautes Études Chinoises, 1994”, e che ho tradotto dal testo di Pierre Faure “Le Yi Jing par lui-même - Ed. Alphée, Monaco 2006”, con piccole variazioni.
Paolo Raccagni
Il drago è un animale acquatico che nasce dall'accumulo delle acque nelle profondità di cui ne assorbe la potenza, incontrollabile, quando si scatenano in inondazioni e cataclismi. Rappresenta il mondo ostile di una natura selvaggia da domare. Ma se all'inizio precipita nell’oscurità dello Yin, è per appoggiarsi su di esso per poi “elevarsi verso le nuvole azzurre e diventare il messaggero del cielo”.
Il drago è un animale celeste. Siamo abbagliati dalla sua ascesa e dalle sue favolose evoluzioni che risplendono della luce radiosa che si emana dal suo corpo. Ha lo splendore degli oggetti celesti e risplende di disegni colorati che ne fanno l’emblema della bellezza. È un essere Yang, “perché cambia di forma in qualsiasi momento”. Solo il potere del sovrano o la virtù dei saggi può essere paragonato a lui. Già sotto lo Zhou, prese il suo posto tra gli emblemi del potere imperiale: gli stendardi sono ricamati con draghi e “il Figlio del Cielo indossa un vestito adornato con draghi da sacrificare ai suoi antenati”. È anche il cavallo degli esseri eccezionali: “capaci di elevarsi e volare nel cielo, i draghi fungono da cavalcature o animali da trainano per gli spostamenti nello spazio di santi, immortali e poeti”.
Il drago, per l’alternanza dei due principi che lo contraddistinguono e la loro complementarità, rappresenta quindi il dinamismo universale. Di natura acquatica e celeste, è sia Yin che Yang. Soprattutto, attraverso il percorso che lo porta dalle acque profonde alle altezze celesti, è il simbolo della capacità di trasformazione, che richiede una sottile combinazione di entrambe le qualità: “Se il drago è diventato l'emblema del sovrano non è solo per la sua qualità celeste, ma piuttosto per la sua potenza e flessibilità”.
Il drago è l'esempio del saper cambiare, una prerogativa in cui l'occhio acuto del grande essere è particolarmente noto, citato due volte nel primo esagramma: “L'aspetto del drago non è sempre lo stesso e le sue dimensioni non sono costanti. Questo è il motivo per cui lo Zhouyi (Yi Jing) lo paragona all’uomo superiore, e i governanti lo considerano di buon auspicio”.
La grande lezione del drago è questa: nessuna fermezza senza flessibilità, nessuno sviluppo senza adattabilità: “Il drago è l'infinità delle metamorfosi. Lo spirito è l'imprevedibilità dello Yin e dello Yang. Ecco perché il sentiero della fioritura dello Spirito prende a modello i Cinque Draghi”.(*)
(*) Indubbiamente un'allusione ai Cinque Agenti, ma forse anche un avvertimento: non andare fino al sei (il drago arrogante della sesta linea), e resta nel cinque, il numero del centro attorno al quale sono organizzati i Quattro Orienti.
Alri riferimenti sul drago e Yi Jing:
L'Anno del Drago
Qi Gong e Yi Jing - I Sei Draghi Volano in Cielo
I Quattro Animali dei Palazzi celesti
1 QIAN Lo Slancio Creativo, il Cielo
Alri riferimenti sul drago e Yi Jing:
L'Anno del Drago
Qi Gong e Yi Jing - I Sei Draghi Volano in Cielo
I Quattro Animali dei Palazzi celesti
1 QIAN Lo Slancio Creativo, il Cielo
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