Sole e Luna: Tradizione e miti

a cura di Paolo Raccagni

Nella “Alta Antichità” tutti i popoli ammiravano gli astri celesti e di questi, i più luminosi, divennero anche divinità da adorare. La loro presenza nel cielo scandiva le fasi del giorno e della notte e accompagnavano i viandanti indicando loro il cammino. La vita e l’attività dei sedentari era legata alla stagionalità della semina e del raccolto e vedevano nel Sole colui che decideva il loro destino. I nomadi, vincolati alla cura e alla custodia dei loro animali, adoravano la signora della notte, la Luna, e le sue ancelle, le stelle che illuminavano la notte permettendo, con la loro tenue luminosità, di sorvegliare le greggi e gli armenti. La Luna regolava il momento della semina e il Sole quello del raccolto; il Sole regolava il momento dell’accoppiamento, la Luna quello delle nascite. Il sole garantiva la sequenzialità delle stagioni nella “unità” dell’anno, la Luna suddivideva l'anno nella “molteplicità” dei mesi…

Anche Cinesi, come tutti gli Antichi, non si allontanavano da questa visione ed avevano nominato il Sole, la Luna con Giove, Marte, Saturno, Venere e Mercurio i “Sette Governatori”  (Qīzhèng 七政) o i “Sette Splendenti” (Qīyào 七曜). Questo termine, “Sette Governatori”, lo si trova nell’opera storica più antica della Cina, il Shū Jīng 書經, letteralmente il “Classico dei Documenti”, in una frase del capitolo intitolato il “Canone di Shun” che M. Legge traduce in questo modo: “Egli esaminò la sfera rotante ornata di gioielli e il tubo trasversale di giada, in modo che potesse regolarizzare i Sette Governatori”. Lo stesso Legge insiste anche nel dire che questa definizione non riguarda le Sette Stelle dell’Orsa Maggiore, conformandosi cosi all’opinione delle autorità cinesi dell’epoca.

A conferma della legittimità delle affermazioni di Legge si può osservare un aspetto curioso dell’opera; i Sette Governatori, in particolare i Cinque Pianeti, vengono nominati non con il loro nome astronomico ma con gli ideogrammi degli Elementi a loro associati: Sole Rì 日, Luna Yuè 月, Giove Mù 木 (Legno), Marte Huǒ 火 (Fuoco), Saturno Tǔ 土 (Terra), Venere Jīn 金 (Metallo) e Mercurio Shuǐ 水 (Acqua). Questi Cinque Elementi o Cinque Agenti (Wūxing 五行), sono alla base del Pensiero Tradizionale Cinese non che del Pensiero Medico Cinese.

 Rì 日 - il Sole

Questo disco ardente che diffonde luce e calore nel nostro mondo e che con la sua presenza benigna rivitalizza ogni giorno, scacciando l’angoscia delle tenebre, deve essere stato certamente l’oggetto celeste che più ha colpito l’uomo. In effetti il Sole è, tra tutti i popoli dell’antichità, il Dio sovrano tra tutti gli dei, il Maestro dell’Universo verso il quale tutto s’inchina alla sua impareggiabile maestà e luce splendente. Ecco come Charles François Dupuis (1742 – 1809) descrive il Sole secondo la visione degli autori classici:

“La Luce è la vita dell'Universo, l'amica dell'uomo e la sua compagna più piacevole; con lei non ci si accorge più della solitudine… Ma il Dio del giorno si nasconde ancora allo sguardo dell'uomo, così che il suo occhio si abitua insensibilmente a sostenere la vivida radiosità dei raggi del Dio che l'alba sta per introdurre nel tempio dell'Universo, di cui è anima e padre… Finalmente appare, circondato da tutto il suo splendore, questo astro benefico, il cui impero sarà esercitato su tutta la terra. Il suo maestoso disco diffonde calore e luce in grandi ondate, di cui è la maggiore fonte. Mentre avanza nella sua corsa, l'ombra, sua eterna rivale, aggrappata ai corpi che la producono e alla materia grossolana di cui è figlia, fugge davanti a lui, camminando sempre nella direzione opposta, scendendo mentre lui si alza e attendendo il suo ritiro per ricongiungersi alla notte oscura, in cui la terra è immersa, nel momento che non vede più il Dio, padre del giorno e della Natura” (Dupuis, Origine des Cultes).

Anche gli antichi Cinesi chiamavano il Sole (Rì日) la Manifestazione della Luce, il Grande Regolatore degli aspetti della natura, l'Essenza di tutti gli Yáng  (陽) e l'immagine di tutto ciò che è prezioso. Di conseguenza, quando il Sole sorge, l'Universo è illuminato e quando il Sole tramonta, l'intero Universo è nell'oscurità. Da ciò deriva la sua virtù (Dé 德) e per questo che il Sole è il Principe, il Padre, lo Sposo e il Fratello Maggiore. La virtù che il calore (Yáng 陽) esercita sulla terra e di cui è l'origine, lo fece denominare la “Madre della virtù riscaldatrice (Yáng dé zhī mǔ 陽德之母)” e la “Origine di ogni principio Yang (Zhòng yáng zhī zōng 衆陽之宗)”. Questi principi riscaldanti (Yáng) sono accomunati al Fuoco (Huǒ 火), di cui il Sole ne è l’emanazione, quindi si spiega perché uno specchio posto di fronte al Sole produce immediatamente il “fuoco”.

Nelle cerimonie sacrificali, il Sole era chiamato Dōng jūn 東 君, il “Sovrano d’Oriente”, per questo motivo l’Yi Jing, il Classico dei Mutamenti, dice, parlando del Sole: “L'imperatore appare (nasce) ad Oriente”. È anche chiamato Lì yǎn 利眼, Occhio Penetrante: “…poiché il Cielo ha il Sole e la Luna, così l'uomo ha due occhi”.

Si chiama anche Liú zhū 流珠, la “Perla Fluttuante”. Il Sole è Yáng e la sua essenza si  mostra come una perla che ondeggia alle prime luci dell’alba a Oriente, un'idea resa dall’espressione il “Piccolo Yang del Drago Azzurro dell’Est” (Qīng lóng dōngfāng shǎo yáng yě 靑龍東方少陽也). È chiamato  ancora Yù yí 鬱儀, lo “Splendore delle forme” o Yù huá 鬱華, il “Risplendente”, nome con cui si designa il genio (Sū lì yé) che abita nel corpo del Sole e ne garantisce il movimento. Un altro nome è Zhū guāng 朱光, la Luce Rossa e poiché si credeva che le macchie solari rappresentassero un corvo, fu anche chiamato Yáng wū 陽烏, il Corvo Yang (vedi anche La Leggenda dei Dieci Soli). Il nome Sū lì yé 蘇利耶 che i Cinesi danno al genio del Sole, non è altro che la trascrizione del nome sanscrito del Sole Soûrya, Il Figlio del Cielo.

Corvo Solare, particolare della bandiera funebre
della Marchesa di Dai (Mawangdui)

Tutti questi termini che fanno riferimento al Sole, sono l’espressione di una profonda venerazione che gli antichi Cinesi avevano per il dispensatore di luce e fertilità. I riti che lo riguardano iniziavano proprio al mattino del primo giorno dell’anno che secondo il calendario cinese corrisponde anche alla prima luna di primavera. In questo giorno ci si recava fuori dalla porta orientale per compiere il rituale d’inizio anno; seguiva una seconda cerimonia, in concomitanza dell’ultima luna di primavera che si effettuava nello stesso luogo sacrificale posto ad Est rispetto al paese o alla città.

Ma è soprattutto nel giorno dell’equinozio di primavera che avveniva il grande sacrificio al Sole. Un altare perfettamente circolare, senza nessuna rientranza o sfaccettatura, ad imitare la perfezione del disco solare, era eretto nel luogo sacrificale sempre posto ad Est. Delle pile di legna venivano erette su questo altare sulle quali, in seguito, era posto un bue intero. Tre giorni prima di questo sacrificio l’officiante addetto al fuoco andava casa per casa, suonando una campana di legno, e imponeva l'obbligo di non accendere fuochi all’interno del paese. In questo modo il giorno dell’equinozio di primavera non esisteva alcun fuoco “terrestre” in tutto il paese. Nel giorno del sacrificio il sommo sacerdote si avvicinava all’altare tenendo tra le mani uno specchio di metallo o una lastra di cristallo o di vetro, e rivolgendolo verso del muschio secco che aveva nel pugno, lo accendeva e con esso incendiana il rogo su cui era posta la vittima offerta all’olocausto.

Yuè 月 - La Luna

Se il Sole è venerato per la sua luce e per l’azione benefica che diffonde nell’universo, la Luna lo è per il movimento regolare che sembra derivare da una intelligenza superiore e divina. Appena il Sole tramonta si vede un nuovo astro che si stacca da lui, inizialmente la sua luce è debole, ma giorno per giorno diventa sempre più luminoso e al quattordicesimo giorno il suo disco è pieno e perfettamente arrotondato e sembra competere con il Dio che gli presta la luce e gli concede di governare l’impero durante la notte. Ma come era apparsa questa luce, cresciuta per gradi fino alla sua massima pienezza e luminosità, la si vede presto diminuire con gli stessi gradi fino a spegnersi e riunirsi al suo Dio per poi riaccendersi e spegnersi nuovamente ai raggi del Sole (Dupuis, Origine des Cultes).

Il fenomeno delle sue fasi attira l’attenzione dell’uomo e per la sua singolarità diventa oggetto del suo studio. Gli offre la misura del tempo, la più semplice dopo quella del giorno e della notte. Ogni sette giorni la Luna assume un nuovo volto e ogni ventinove giorni, ovvero quattro volte sette, riprende il suo primo aspetto. Tutti questi “volti” della Luna non sono sfuggiti agli antichi Cinesi. Un antico testo di astronomia cinese dice:

“La Luna è l’essenza del principio Yīn (Yuè zhě yīn zhī jīng 月者陰之精). La sua forma è rotonda, la sua sostanza è pura. Quando è illuminata dal Sole vediamo la sua luce; ciò che il Sole non illumina si chiama l’Anima Oscura (Pò 魄). Quando il Sole e la Luna si guardano l’un l’altra ciò si chiama Wàng 朢. Questo carattere si compone degli elementi Chén 臣, Suddito, Yuè 月, Luna e Wáng 王, Re, e significa che quando la Luna è piena e in opposizione al Sole, ella offre l’immagine di un suddito che presenta i suoi omaggi al re”.

Il Libro dei Riti, Lǐjì 禮記, dice che la Luna per le sue fasi regolari è una misura, poiché, nella rivoluzione nel cielo, ogni trenta giorni forma una lunazione o un mese. La Luna quindi è stata usata in Cina come misura del tempo e l'anno cinese tradizionale è tutt’ora lunare. Nel Shūjīng 書經, il Libro dei Documenti,  il leggendario imperatore Yao, uno dei Tre Augusti e Cinque Imperatori, ordina ai suoi astronomi di determinare le quattro stagioni e completare l'anno con una luna intercalare. Quindi per l’uso comune un anno ha dodici lune e ogni luna ha 30 giorni (Mese Grande) e dopo tre anni si aggiunge una luna intercalare di 29 giorni (Mese Piccolo); nei mesi grandi la luna piena cade il sedicesimo giorno e nei mesi piccoli il quindicesimo giorno. Pertanto, un commentario al Shūjīng recita: “Dopo la luna piena, la luce muore e nasce l’oscurità. Per questo motivo il sedicesimo giorno è il giorno in cui nasce l’oscurità e il diciassettesimo il giorno in cui l’oscurità è già prodotta; questa oscurità è il luogo non illuminato del disco della Luna”.

L’ultimo giorno della Luna si chiama Huī 灰, cenere, poiché il suo disco è oscurato ed ha un colore grigio. Il primo giorno del mese lunare si chiama Shuò 朔 perché dopo la sua “morte” la Luna risorge, Sū 蘇. La Luna del diciottesimo giorno è chiamata volgarmente “La Luna che aspettiamo seduti (jūdài yuè 居待月)” e la luna del diciannovesimo giorno è chiamata “La Luna che aspettiamo distesi (jū qǐn yuè 居寢月)”. La mezza Luna è chiamata Corda, Xián 弦, poiché un lato della Luna è curvo e l'altro dritto come la corda di un arco teso. Sono il primo e l'ultimo quarto di Luna. Durante i primi sette o otto giorni, si chiama "Corda Superiore" (Shàngxián 上弦 - primo quarto); dal ventiduesimo o ventottesimo giorno, si chiama "Corda Inferiore" (Xiàxián 下弦 - ultimo quarto). L’ultimo giorno di Luna è Tiǎo 朓 che esprime la velocità del suo movimento. Quando la Luna nuova appare al mattino, ad Oriente, si chiama Cè nì 側匿, il “Lato Nascosto”, e i caratteri evidenziano la sua lentezza. Quindi ogni fase lunare ha una particolare caratteristica quindi un nome specifico che ne descrive la funzione e questi nomi si suddividono tra Mese Grande (30 giorni) e Mese Piccolo (29 giorni).

Il vecchio ideogramma che identifica la Luna era la rappresentazione di una mezza luna. Questo ideogramma, ora scritto 月, significa anche imperfetta, poiché, quando la Luna è piena, inizia a “diminuire”. La Luna è quindi era considerata dai Cinesi come subordinata al Sole. Poiché il Sole è l'immagine di tutto ciò che è perfetto, come il principe, il padre, il marito o il fratello maggiore; la Luna, a cui manca una parte, è l’immagine di tutto ciò che è imperfetto e subordinato al Re: l’immagine della regina, dei ministri e dei principi feudali. Di conseguenza il Sole è considerato come contenente la virtù del principio maschile, Yáng 陽, e la Luna come contenente la virtù del principio femminile, Yīn 陰,  quindi è chiamata anche la "Origine (o la fonte) di ogni Principio Yīn (Yuè qún yīn zhī zōng 月羣陰之宗)".

Specchio in bronzo della dinastia Tang (618 - 907 d. C.)
con impressa la Lepre Lunare sotto l'albero di Cassia

La Luna è il messaggero celeste. Governa il freddo l’umidità che accumulati si condensano in acqua, è l'essenza di tutte le emanazioni “acquose” compreso quelle del ciclo femminile (Acque di Luna). Quindi governando sull'acqua, la marea aumenta nei giorni di Luna è piena. Dall’effetto della Luna che esercita sul mare nasce la convinzione della sua influenza sulle conchiglie. “Quando la Luna è piena, lo sono anche le conchiglie, e l'umidità allora è completa; mentre l'ultimo giorno di Luna le conchiglie sono vuote e tutta l'umidità è dispersa”. I Cinesi, ma anche gli antichi romani, affermavano che tutto ciò che vive nell'acqua, come conchiglie, granchi, ostriche perlifere e tartarughe, cresce e diminuisce con la Luna. Questa stessa influenza, come abbiamo già visto, si estende su tutto ciò che è bagnato e umido, ed è per questo che i rospi sono animali “lunari”, poiché abitano luoghi umidi e gracidano durante le piogge. La lepre altro’animale “lunare”, è il più rappresentativo ed è chiamata "Essenza della Luna Piena", perché si era osservato che amava vagare, nelle notti di Luna, davanti alla sua tana. La si ritrova su gli abiti da cerimonia, ritratta all’interno del disco lunare e nella tradizione popolare è rappresentata sotto un albero di cassia, albero di natura “lunare”, intenta a pestare in un mortaio una preparazione medicinale.

Rospo Lunare, particolare della bandiera funebre
della Marchesa di Dai (Mawangdui)

Come per il Sole anche la Luna ha al suo interno un genio che si fa carico di imprimerle il movimento. Il suo nome è Jié lín 結璘 ed è chiamato anche con altri appellativi tra cui Sūmó 蘇摩 che è la trascrizione cinese del nome in sanscrito della Luna o del nettare lunare, Soma. Così come le cerimonie che riguardano il Sole si svolgono al mattino rivolti ad Est, quelle che riguardano la Luna si compiono alla sera rivolti ad Ovest, soprattutto durante Luna Nuova equinoziale d'autunno. Lo Lǐjì dice che il giorno dell’Equinozio d’Autunno, si sacrificava alla Luna del crepuscolo nel luogo del sacrificio posto ad Occidente; poiché, dice il commentario al testo, la Luna nasce ad Occidente: quindi il sacrificio alla Luna, la sera d'autunno, deve essere offerto rivolti ad Ovest. Il Libro dei Riti, Shūjīng, nel capitolo Documenti della Dinastia Zhou, riporta la stessa indicazione: il sacrificio deve avvenire nel momento della Luna del crepuscolo nel giorno dell’Equinozio d’Autunno. Questo sacrificio dell’Equinozio d’Autunno veniva offerto su un altare cavo. La forma di questo altare era concava e poteva contenere qualcosa, ad imitazione della Luna che ricevendo la luce dal Sole, la diffonde. L’altare del Sole, era alto e visibile, mentre quello della Luna era profondo e nascosto, questo per distinguere il visibile dall’invisibile, il buio del principio oscuro, Yīn, e la luce del principio luminoso, Yáng, e determinando con l’altezza e la profondità, la rispettiva altezza e profondità dei principi Yīn e Yáng.

Questi sacrifici alle due grandi luci risalgono alla più alta antichità. Il sacrificio alla Luna consisteva anche in una “pira riempita”, cioè in una vittima intera posta sul rogo, come per i riti al Sole, siccome non si poteva accendere la pira per mezzo di uno Specchio Solare, come nel sacrificio al Sole, la si accendeva per mezzo di un normale fuoco, ma indirizzando uno specchio metallico verso la Luna per riceverne la rugiada. Questi specchi erano fatti per metà d'oro o di altro metallo e per metà di peltro. Lo specchio con cui si accendeva il rogo per il sacrificio al Sole era fuso il giorno del Solstizio d’Inverno, a mezzanotte, al momento della nascita della nuova luce. Si chiamava Yáng suì 陽燧 o lo Specchio del Sole. Lo specchio su cui si riceve la rugiada per il sacrificio alla Luna era fuso il giorno del Solstizio d’Estate, a mezzogiorno, al momento della nascita del principio Yīn. Si chiamava lo Specchio della Luna, Yīn suì 陰燧. Questi specchi avevano lo scopo di ricevere le emanazioni dei principi Yáng e Yīn.

Specchio "Lunare" della dinastia Song (960 - 1279 d. C.)
con immagini di Fenicie, simbolo del "femminile" - Museo Provinciale dello Hunan
 
Specchio "Solare" della dinastia Zhou (475 - 221 a. C)
con riprodotto il carattere 山 Shān "Momtagna" - Museo Canadese delle Civilizzazioni

Lo Specchio Solare era anche chiamato Fū suì 夫燧, “lo Specchio Maschile”, e lo Specchio Lunare era chiamato Fāng zhū 方諸, “il Quadrato Totale”: “Wáng shì (王氏) dice: Quando si parla dello Specchio Solare (Yáng suì), si deve conoscere lo Specchio Lunare (Fāng zhū); quando si parla del Quadrato Totale, si deve sapere che lo Specchio Solare è circolare. I principi dello Yīn e dello Yáng sono il loro Soffio Vitale (Qì 氣), e il Quadrato e il Cerchio sono la loro forma materiale”. Lo Specchio Solare era quindi rotondo, poiché il Sole è sempre circolare e perfetto; mentre lo Specchio Lunare era quadrato, poiché la Luna è “tagliata” e non è sempre perfettamente circolare.


Ancora oggi in Cina, coloro mantengono vive queste tradizioni, osservano la Luna sulle terrazze la sera dell’Equinozio d’Autunno. Non si ha più memoria da quale periodo risale questa tradizione, ma è evidente che questa usanza è una reminiscenza degli antichi sacrifici alla Luna.

Testo di riferimento: "Uranographie Chinoise" di Gustave Schlegel Edizioni SO-WEN 1977 Milano. Una ristampa di un testo in francese del 1875 ricco di informazioni astronomiche nonché sulla tradizione e la filosofia riguardanti l'Antica Cina. Prestito a lungo termine del mio caro amici Yves. Un testo limitato a sole 1.000 copie che ha il pregio di avere, per le citazioni, anche il testo in caratteri cinesi che ho duvuto traslitterare dal sistema francese EFEO in PinYin. Qundi se trovate qualche errore ...

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